Referendum 12 giugno: quesiti e quorum, cosa c'è da sapere - Live Sicilia

Referendum 12 giugno: quesiti e quorum, cosa c’è da sapere

Il voto riguarda l'ordinamento giudiziario italiano.
IL VADEMECUM
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3 min di lettura

Domenica 12 giugno non sarà solo il giorno delle elezioni amministrative in molti Comuni siciliani, tra i quali Palermo. Dalle 7 alle 23 le urne saranno aperte anche per i cinque quesiti del referendum sulla giustizia. Si tratta di un referendum abrogativo: l’obiettivo è, cioè, la cancellazione di alcune norme specifiche. A Catania se n’è parlato molto perché uno dei quesiti riguarda l’abrogazione della legge Severino, quella che ha portato alla sospensione del sindaco Salvo Pogliese dopo una condanna in primo grado per peculato, mentre il processo di Appello deve ancora iniziare.

Il quorum e il voto

Affinché il referendum sia efficace, bisognerà che si rechino alle urne almeno il 50 per cento più uno degli aventi diritto. Nel caso in cui il quorum non si raggiunga, i quesiti referendari non avranno valore, a prescindere dal voto espresso da cittadini e cittadine.

Trattandosi di un referendum abrogativo, bisognerà votare sì per dire no. E votare no per dire sì. Per essere più chiari: il “sì” significherà che l’elettore o l’elettrice vogliono abrogare, cancellandola dall’ordinamento italiano, la norma oggetto del quesito. Il “no”, invece, sarà un voto per il mantenimento della norma e della sua efficacia.

Il quesito n. 1

Il primo quesito è quello sull’abrogazione della legge Severino. La scheda sarà di colore rosso. Si tratta del quesito sull’incandidabilità e sul “divieto di ricoprire cariche elettive e di governo conseguenti a sentenze definitive e di condanna per delitti non colposi”. La legge Severino riguarda anche gli amministratori locali che, per alcuni reati, vengono sospesi dalle loro cariche già dopo una condanna in primo grado. È il caso del sindaco di Catania Salvo Pogliese.

Il quesito n. 2

Il secondo quesito del referendum del 12 giugno riguarda, invece, l’applicazione delle misure cautelari. La scheda sarà di colore arancione. Si tratta di un quesito legato al carcere preventivo. I motivi per i quali un giudice può decidere la carcerazione prima della condanna sono, attualmente, tre: il pericolo di fuga, il pericolo di inquinamento delle prove e, infine, il pericolo di reiterazione del reato. Il quesito della scheda arancione punta a eliminare il pericolo di reiterazione del reato dai motivi per i quali è possibile disporre la custodia cautelare in carcere, a meno che non si sia accusati di reati in materia di armi, violenza, terrorismo o criminalità organizzata.

Il quesito n. 3

Il terzo quesito è quello sulla separazione delle carriere. La scheda per votarlo sarà di colore giallo. È stato uno dei temi principali di questa campagna referendaria: sia perché è un quesito molto complicato, sia perché riguarda un tema delicatissimo per l’ordinamento giudiziario italiano. Attualmente il sistema non prevede la separazione delle carriere tra giudici e magistrati. Cioè: chi coordina le indagini e sostiene la pubblica accusa può, a un certo punto della sua carriera, decidere di occuparsi delle decisioni. In altri termini: può passare dalla magistratura inquirente a quella giudicante. Se vince il “sì” al referendum, questa non sarà più una possibilità.

I quesiti n. 4 e 5

Gli ultimi due quesiti sono estremamente tecnici. Il quesito n. 4 riguarda le valutazioni sull’operato dei magistrati da parte del Consiglio direttivo della Corte di Cassazione e dei Consigli giudiziari. Si voterà su una scheda grigia. Attualmente, i magistrati vengono valutati solo da altri magistrati. Se vincerà il “sì” al referendum, le valutazioni saranno aperte anche ad alcuni avvocati e docenti universitari di Diritto, che già adesso fanno parte dei Consigli giudiziari ma non possono valutare i magistrati.

Il quesito n. 5, invece, si voterà su una scheda di colore verde e riguarda la possibilità di candidarsi per l’elezione al Consiglio superiore della magistratura (Csm). Attualmente, i magistrati che volessero essere eletti al Csm hanno bisogno di raccogliere 25 firme di colleghi per potersi candidare. Il referendum propone l’abolizione del limite delle 25 firme, per allargare la platea di possibili candidati e ridurre il peso delle correnti.


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