La Regione parte civile | al processo sulla trattativa - Live Sicilia

La Regione parte civile | al processo sulla trattativa

Il gup Piergiorgio Morosini ammette la costituzione di parte civile del governo regionale ma non dell'Ars. Sul tavolo del giudice le questioni di competenza di politici, mafiosi e dell'ufficiale dell'Arma, Giuseppe De Donno. Contestata un'ulteriore aggravante a Provenzano. Prossima udienza il 27 novembre.

Palazzo d'Orleans

PALERMO – Il governo regionale, in quanto ente di rappresentanza degli interessi siciliani, entra nel processo sulla trattativa Stato-mafia come parte civile. Ma non l’Ars. Perché seppur il Parlamento è stato “espropriato” dai temi oggetto del processo, ciò non vale per l’assemblea regionale che non ha potestà legislativa penale. La procura di Palermo, rappresentata in giudizio da Nino Di Matteo, Lia Sava e Roberto Tartaglia, ha espresso parere favorevole anche alla costituzione dell’Associazione fra le vittime di mafia rappresentata da Sonia Alfano al processo che si svolge all’aula bunker dell’Ucciardone di Palermo, di fronte al gup Piergiorgio Morosini a cui sono state presentate ulteriori questioni di competenza territoriale.

Le difese di Nicola Mancino, Calogero Mannino e Marcello Dell’Utri, con l’ex ufficiale dei carabinieri Giuseppe De Donno, sostengono che il processo andrebbe celebrato a Roma, luogo in cui si sarebbe percepita la “minaccia a corpo politico” che è il principale capo di imputazione del processo. I legali di Leoluca Bagarella, Totò Riina e Antonino Cinà, invece, sostengono che la giusta sede sarebbe rappresentata da Caltanissetta o da Firenze. La “minaccia”, infatti, si sarebbe realizzata anche tramite le stragi, reato più grave rispetto a quello per cui è stato chiesto il loro rinvio a giudizio. Nel caso del capoluogo fiorentino, poi, essendo stati già condannati con l’aggravante delle finalità terroristiche, si potrebbe profilare un “ne bis in idem”. Gli unici imputati a non aver posto questioni sono stati Massimo Ciancimino, Bernardo Provenzano e Giovanni Brusca, con gli ufficiali Mori e Subranni.

I pm, poi, hanno anche integrato le contestazioni ai danni di Provenzano con l’ulteriore aggravante rappresentata dall’omicidio Lima che, citando la memoria della procura depositata al gip, sarebbe “la prima realizzazione minacciosa, indirizzata ai destinatari finali del messaggio a contenuto intimidatorio: il sen. Giulio Andreotti e il sen. Calogero Mannino, entrambi all’epoca componenti del Governo”. Il processo è stato rinviato al prossimo 27 novembre.


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