PALERMO- “Sì, parlando di Silvio Berlusconi, mi commuovo”. Nel mezzo di una chiacchierata tutta politica, nella sua stanza di Palazzo d’Orleans, al solo nominare il fondatore di Forza Italia, negli occhi di Renato Schifani, presidente della Regione, guizza un velo doloroso di affetto. Segue una sommessa ammissione.
L’orologio segna le undici e qualcosa della mattina di venerdì otto novembre, nella dimora presidenziale. Sul tavolino, accanto al divano del colloquio, spiccano le foto del governatore con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e altri personaggi pubblici, come la premier Giorgia Meloni, nell’istante della firma dell’accordo per il Fondo di sviluppo e coesione, e come la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, in occasione della sua visita a Palermo.
Siamo nel cuore di un potere variamente declinato nel tempo e secondo le misure di coloro che l’hanno interpretato. Come si configura l’innesto dell’ultimo uomo democraticamente al comando, dopo qualche anno di osservazione? Le opinioni sono spesso divaricate, nel caso, perché entrano in gioco legittime opinioni, consensi e dissensi, interessi politici.
Ma lo ‘Schifani primo’ (in attesa dell’oroscopo venturo) che stiamo raccontando, piaccia o non piaccia, possiede una caratteristica. Non è il regno di un politico appagato, venuto a svernare, nella sua Mondello, dopo l’incarico apicale di presidente del Senato e un curriculum significativo.
Renato Schifani è un governatore operativo – che azzecchi o sbagli – presente, incalzante e, all’occorrenza, belligerante, soprattutto se si ritiene incongruamente attaccato.
Breve nota a margine: le necessarie differenze dovrebbero sempre essere palesate in un contesto di reciproca responsabilità, nel rispetto dei ruoli. La Sicilia, colta in un segmento complicatissimo della sua storia (ma non ne ricordiamo di semplici), ha bisogno di una mobilitazione morale nel segno dell’interesse collettivo.
La stanza presidenziale, dunque. A sinistra, c’è la scrivania con carte e dispacci. La porta si apre più volte per accogliere messaggeri di notizie a vario titolo, giunti da riunioni e contrade non lontane. Qui si conduce l’ampia chiacchierata (con la collaborazione di Moreno Geraci), suddivisa opportunamente per argomenti. Siamo tra la fresca fine delle sedute per la manovra e l’inizio di un viaggio verso Ribera, per una capatina alla Festa dell’Amicizia.
Maratone e convergenze
Presidente, come valuta l’ultimo passaggio parlamentare. E’ stanco, dopo la maratona?
“Io mi sento benissimo. Si è trattato di un lungo momento molto formativo anche per me, seppure io abbia una vasta esperienza parlamentare. Però siamo su grandezze diverse: le dimensioni nazionali sono diverse da quelle regionali. Quando ho accettato l’incarico, lo sapevo. Ma seguo una ricetta che considero vincente”.
Quale, presidente?
“Sono un uomo paziente, discuto, mi confronto, cerco di arrivare a soluzioni condivise, ascoltando molto anche l’opposizione, se propone soluzioni valide. L’intesa è importante, se si vogliono rispettare gli obiettivi politici. Devo dire che ho trovato nel presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno, una figura di grandissima capacità e serietà, con una autorevolezza che aumenta sempre di più, pure nei rapporti con l’opposizione. Il rapporto sereno tra il presidente della Regione e il presidente dell’Assemblea è una marcia in più”.
Intanto, il suo avversario di ieri, e candidato contro di lei, Cateno De Luca, scopre la ‘convergenza’ con il governo. Che succede?
“Lui ha cambiato i suoi toni e ha condiviso certi percorsi, il dato mi fa molto piacere. Bisogna sempre andare oltre il passato, nell’interesse esclusivo della Sicilia. Ho apprezzato e recepito la sua proposta di mettere in comunicazione l’assegno per le famiglie a basso reddito, un provvedimento in cui credo molto, con la possibilità per i beneficiati di svolgere attività socialmente utili”.
Insomma, il passato è passato…
“De Luca è stato, come ricordava lei, un mio avversario, però riconosco la sua qualificata competenza amministrativa, che gli ha consentito di salvare dal dissesto finanziario i comuni di Messina e Taormina. Se mi passa la battuta, lo preferisco come Cateno, piuttosto che come ‘Scateno’. Abbiamo tutti una grande responsabilità collettiva, nella distinzione dei ruoli, insisto parecchio sul punto. Si possono raggiungere traguardi insieme, se il percorso è giusto”.
Qualche volta, invece, i toni si accendono…
“Dalle controparti ho subito atteggiamenti pregiudiziali, ma, in questi giorni, mi pare che il clima sia stato produttivo”.
Lei non si arrabbia mai, presidente?
“Sì, ogni tanto. Perché ci tengo e sono appassionato. Io mi assumo le mie responsabilità, alla luce del sole. Lavoro per i siciliani. La dialettica è normale, purché, lo ripeterò sempre, si cerchi di essere responsabili. La Sicilia attraversa un frangente complicato. L’anno scorso abbiamo vissuto le ore terribili degli incendi, quest’anno si soffre per la siccità”.
Il dramma della siccità
La siccità, il drammatico convitato di pietra. Qui, davanti al Palazzo, c’erano siciliani derelitti che scontano serissime difficoltà per la mancanza d’acqua. Pure loro comprensibilmente arrabbiati. Cosa dice il presidente della Regione?
“Parliamo di un tema dal fortissimo impatto, destinato a diventare strutturale, per il cambiamento climatico. Non è che quest’anno va così e l’anno prossimo non ci sarà… Dobbiamo affrontare la questione e lo stiamo facendo, con la massima consapevolezza. So che la sofferenza è troppa e io non ci dormo. Ma, al di là delle polemiche, la Regione è scesa in campo, nel modo che tutti vedono”.
Riassumiamo, presidente.
“Ci sono rimedi a breve e medio termine, con le attività della cabina di regia, i pozzi e tutto il sistema di assistenza che è stato messo in piedi. Abbiamo ottenuto venti milioni dal governo nazionale, con la promessa di altri venti. L’ingegnere Salvo Cocina (capo della cabina di regia, ndr) mi informa che potrebbero essere anche venticinque milioni. A queste risorse dobbiamo aggiungere gli altri sessanta milioni stanziati dal mio governo, in più tranche, sul bilancio regionale. Siamo in perenne contatto con Roma. Le risorse disponibili finiscono tutte lì. Dobbiamo andare avanti con i dissalatori, disattivati da quattordici anni. Ripeto. Non ci dormo la notte. C’è un commissario nazionale, Nicola Dell’Acqua…”.
Della cui opera, lei, presidente, non sembra soddisfatto.
“Sono molto preoccupato dell’andazzo, gli ho scritto. Perché non colgo, e spero di sbagliarmi, l’immediatezza decisionale necessaria. Non sono abituato a stare fermo. Se dovesse continuare così, muoverò altri passi. Poi c’è siccità nel lungo termine. Si deve guardare al modello israeliano, con soluzioni altamente tecnologiche, per l’intervento, lo sfruttamento dell’acqua a largo raggio e le irrigazioni. Bisogna pensare pure al modello Dubai, alla desalinizzazione. Abbiamo la fortuna di essere circondati dal mare. Queste sono risposte che chiameranno in causa il lavoro di anni, è necessario fare presto”.
Il governo, Lagalla e Miccichè
Torniamo alla politica di casa. Com’è la situazione in Forza Italia? Ha in mente una prossima serie di ‘ritocchini’ al governo?
“Io ho fatto diversi vertici di maggioranza, di recente, in un clima di grande collaborazione, nella pienezza del sostegno. Ci si è confrontati apertamente. Ascolto tutti e, ovviamente, decido. Me lo ha insegnato Silvio Berlusconi, da lui ho imparato tutto, a cominciare dalla pazienza. Magari ho delle legittime reazioni agli sgarbi. Poi mi dico: Renato, rifletti, ci sono dei risultati da ottenere, sii paziente…”.
Niente spifferi, presidente? E i ‘ritocchini’?
“Non sono alla vista cambiamenti e Forza Italia, in Sicilia, sta vivendo una stagione d’oro. No, niente spifferi”.
In Assemblea c’è stato uno scambio di saluti con Gianfranco Miccichè. Riassumere la storia di una divisione è superfluo. Può essere, quel saluto, il preludio di un riavvicinamento politico?
“Gianfranco è stato il fondatore di Forza Italia in Sicilia, incarna una figura storica che nessuno intende archiviare. Ci sono state note dinamiche e scelte sue, per cui ha lasciato il gruppo. Però, nessuno può disconoscere la sua capacità politica, il suo valore. Lui potrebbe senz’altro ritornare a essere un patrimonio nel nostro partito, come è sempre stato. Uno come Miccichè non si mette alla porta. Oltretutto, insieme, abbiamo vissuto frangenti soprattutto bellissimi, più di quelli brutti”.
Dopo De Luca e Miccichè, andiamo per il terno. Vicinanza ritrovata con il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla?
“Roberto Lagalla, come ho ribadito, è un sindaco civico, voluto dalla coalizione. Forza Italia lo sostiene, io ho condiviso il percorso, lavorando per una scelta unitaria del centrodestra. Tra l’altro sta lavorando abbastanza bene. Semplicemente, come è accaduto nella convention di Santa Flavia, ho voluto ricordare pubblicamente che, se la coalizione ti chiede una verifica sulla giunta e sulla presenza dei renziani, ci si parla, ci si riunisce, ci si incontra. Esattamente come accade nelle famiglie. L’episodio è stato chiarito e per me risulta chiuso. Noi sosteniamo lealmente il sindaco Lagalla, espressione del civismo”.
La ricandidatura
Domanda a bruciapelo: converrebbe scommettere sulla sua ricandidatura per Palazzo d’Orleans?
“Non ho suggerimenti da fornirle, purtroppo. Io non scommetto mai”.
Riproviamo da una strada più istituzionale: la consideriamo una eventualità probabile, possibile, scontata?
“Non lavoro per questo, non lavoro per me. Mi rendono felice i dati di Bankitalia che sulla Sicilia sono ottimi. L’incremento del Pil dell’uno per cento, superiore sia alla media nazionale che a quella del Mezzogiorno, rappresenta un chiaro segnale della vitalità economica della nostra Regione, grazie alle politiche espansive che abbiamo messo in campo. Il rilevante aumento delle entrate fiscali, ottocento milioni di euro, che ci hanno consentito due manovre straordinarie di sostegno all’emergenza e alla crescita, la semplificazione delle procedure di autorizzazione per i nuovi impianti, grazie alla riforma della Commissione tecnico scientifica, l’aumento degli investimenti e dell’occupazione sono tutti risultati evidenti. Ma c’è di più. I dati preliminari sul rendiconto 2023, in corso di chiusura, ci dicono che c’è una notevole riduzione del disavanzo, superiore alle aspettative, dovuta all’aumento delle entrate fiscali e di questo passo potremmo azzerarlo già quest’anno. L’enorme recupero del disavanzo è dovuto, in particolare, al gettito Ires, che è aumentato di oltre un miliardo nel solo 2023, quindi è tutto merito delle imprese, a cui erano destinati i trenta milioni di euro dell’articolo 3 delle variazioni bilancio, bocciato con voto segreto dall’Aula. Risorse che proveremo a recuperare, almeno in parte, già nella prossima legge di stabilità”.
Allora, presidente?
“Saranno le forze delle coalizione a decidere con il sottoscritto, nell’occasione più propizia. Gioco per la squadra. Fu una telefonata del presidente Berlusconi, nell’agosto del 2022, ad annunciarmi la mia stessa candidatura. Rammento le successive chiamate di Giorgia Meloni e Matteo Salvini. A Berlusconi devo tutto. Il mio interesse esclusivo è per la Sicilia. Sono abituato ad agire sugli aspetti concreti. Non mi impegno, certo, per il consenso o i traguardi personali”.
L’ultima telefonata con Berlusconi
Quando ha sentito il presidente Berlusconi per l’ultima volta?
“Una settimana prima che morisse, al telefono. Stava male, respirava a fatica. E voleva assolutamente discutere di Forza Italia. Il giorno successivo è stato ricoverato. Mi manca moltissimo, è stato un vero compagno di vita, una guida, un maestro”.
Si commuove, presidente?
“Sì, mi sono commosso?”.
Racconti, se vuole, quell’ultima telefonata.
“L’avevo cercato e mi ha richiamato lui. Aveva un grave disagio fisico, soffriva, ma, appunto, parlava di Forza Italia, perché lui era e resta Forza Italia, viveva per Forza Italia. Gli ho chiesto di pensare soltanto a curarsi. Ci siamo salutati con grande affetto. Era già un addio”.
Le prossime tappe
Quali saranno le prossime tappe del suo governo?
“Ci sono i termovalorizzatori. Fra dieci-quindici giorni adotteremo, finalmente, l’adeguamento del piano rifiuti e potremo procedere. L’obiettivo è avviare celermente i lavori. Qualcuno era perplesso, disilluso. Invece… Aumenteremo la platea degli sconti per il caro voli. Un anno e mezzo fa abbiamo convinto Aeroitalia a rompere il cartello e ho ritorni positivi quotidianamente”.
Poi?
“Ci stiamo muovendo velocemente per le terme di Sciacca e di Acireale. Ci sono novanta milioni di euro del Fondo sviluppo e coesione disponibili. Entro l’anno pubblicheremo l’avviso esplorativo per la ricerca dell’operatore economico a cui affidare la progettazione, la costruzione e la gestione. Sarà un importante contributo per la destagionalizzazione del turismo. Qualcuno mi accusa di fare poco. Ma più di questo che dovrei fare e quali sarebbero, eventualmente, le altre proposte?”.
Lei quando arriva in ufficio?
“Io lavoro sempre. Tengo il telefonino acceso, anche di notte. Non ci sono né ferie, né weekend ed è giusto che sia così”.
Alla fine del suo mandato sarà soddisfatto se?
“Se raggiungerò gli obiettivi, se riusciremo a cambiare almeno un po’ la Sicilia. Come le dissi nel corso di una precedente chiacchierata, non sono qui per scaldare la sedia, o per comportarmi da vecchia gloria. Ho una bella squadra, uno staff armonioso come una famiglia. Mi impegnerò con tutto me stesso per fare sempre meglio. Poi si vedrà”.
Lo promette, presidente?
“Lo giuro sulla mia vita”.