Renzi deve comprendere che... - Live Sicilia

Renzi deve comprendere che…

l re è nudo, bisogna gridarlo. Molti leader del centrosinistra, nel recente passato, si sono illusi di potere vincere nel Paese, e di potere governare a lungo, lasciando la Sicilia alle sue dinamiche autodistruttive. Renzi non commetta lo stesso errore.

Matteo Renzi deve comprendere che quanto sta accadendo, qui in Sicilia, è una questione nazionale. Se la finiamo di leggere la realtà in cui siamo immersi attraverso gli irresponsabili giochi di palazzo, mettendoci dalla parte di milioni di siciliani alle prese con una devastante crisi economica e sociale, forse riusciremmo a capire che l’espressione “sull’orlo del baratro” non è più soltanto una battuta ad effetto ma il dato vero e drammatico su cui rischiamo il punto di non ritorno, con conseguenze generali, a catena, imprevedibili. E’ ciò che Renzi, nella sua qualità di presidente del Consiglio e di segretario del Partito Democratico, deve avere chiaro per assumere decisioni non più rinviabili, di governo e di partito.

Il re è nudo, bisogna gridarlo. Molti leader del centrosinistra, nel recente passato, si sono illusi di potere vincere nel Paese, e di potere governare a lungo, lasciando la Sicilia alle sue dinamiche autodistruttive, nelle mani di una classe politica nel migliore dei casi, facendo salve le immancabili eccezioni, complessivamente inadeguata, analfabeta, che ha ridotto a brandelli la nostra terra, nuda e disperata. Renzi non commetta lo stesso errore, non pensi di potersi voltare dall’altra parte mentre in Sicilia si consumano riti di casta e scontri di potere sull’orlo del precipizio, sulla pelle di giovani, imprese e famiglie allo stremo. Sarebbe un errore fatale, che prima o poi lo travolgerebbe. La Sicilia è una regione simbolica di rilevante importanza, lo capì bene Silvio Berlusconi che promettendo l’Eldorado realizzò il famoso 61-0, lo capisce bene Beppe Grillo, ricordiamo la famosa nuotata sullo Stretto di Messina, che da sacerdote dell’antipolitica protestataria ha fatto breccia in un popolo di 5 milioni di anime rassegnato, colpevole sì di avere spesso foraggiato con il voto il peggio del peggio dei politicanti, ma privato di dignità e concrete prospettive di “cambiare verso”.

L’attuale governo regionale, nato con l’ambizione di essere rivoluzionario, gli riconosciamo alcune battaglie per la legalità, non ce la fa, è in evidente stato di enfisema acuto, in gravissima crisi finanziaria, con i parametri vitali al minimo. Un governo, avversato apertamente anche da chi, fino a ieri, lo aveva sostenuto a spada tratta. Un governo, peraltro, senza più la maggioranza decretata dalle consultazioni dell’ottobre del 2012, all’affannosa ricerca di aiuto per camminare sulla strada accidentata della sopravvivenza quotidiana, in balia di inconcludenti e infuocati dibattiti su azzeramenti, rimpasti e mozioni di sfiducia.

Così non si può andare avanti, non ce lo possiamo permettere, le indagini economiche, effettuate da autorevoli istituti di ricerca, concordanti, sono a dir poco catastrofiche. Pensare di limitarsi a interventi dall’alto, di natura esclusivamente finanziaria, per uscire dalle sabbie mobili è prendersi in giro. E’ l’istituzione regionale, nella sua presente espressione, giunta al collasso. Renzi deve guardare anche sul fronte del suo partito, con coraggio. Il PD siciliano, miracolato alle europee per l’effetto trascinamento, comunque con un risultato di molto inferiore a quello nazionale, di fatto, al di là di meriti e demeriti dei singoli suoi dirigenti, non riesce a liberarsi da una permanente guerriglia tra fazioni e correnti, di fatto non riesce ad essere un punto di riferimento per i mondi vitali e per le ampie aree di sofferenza della società siciliana, soprattutto giovanile, di fatto non riesce a riaccendere la speranza nella buona politica, perché manca una visibile e credibile tensione dei palazzi del potere verso l’interesse collettivo.

Si sta offrendo, invece, uno spettacolo oggettivamente indecoroso che gli elettori, facile previsione, puniranno severamente, magari astenendosi dal recarsi alle urne ingigantendo così a dismisura il partito del non voto. Renzi se ne preoccupi, tenendo a mente una semplice verità: se fallirà in Sicilia, avrà fallito in una partita strategica e fondamentale per cambiare l’Italia.


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