Resettare Forza Italia, non si vive di rendita" - Live Sicilia

“Resettare Forza Italia | Non si può vivere di rendita”

L'affondo di Marco Falcone: "Il partito non è di chi ha una sedia ma di chi ha permesso di far sedere alcuni".
L'INTERVISTA
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4 min di lettura

Per Marco Falcone, in Forza Italia è arrivato il momento di un nuovo inizio. Qualche giorno fa l’assessore regionale berlusconiano (e commissario del partito a Catania) ha parlato della necessità di “resettare” Forza Italia in Sicilia, per arrestare l’emorragia di personale politico in uscita e per dare ascolto ai malumori che serpeggiano nel movimento. L’elenco di fuoriusciti, tra Parlamento nazionale e regionale, è molto lungo. E potrebbero aggiungersi altri nomi. Prima che ciò accada, Falcone, ex An ed esponente di Forza Italia da sempre tra i più in sintonia con Nello Musumeci, chiede un intervento deciso.  Una svolta movimentista per scuotere chi nel partito “vive una posizione di rendita”.

Onorevole Falcone, che significa resettare Forza Italia?

“Significa mettere ordine. In un partito che purtroppo rischia confusione, rischia di non diventare più punto di riferimento di un elettorato che vuole un partito caratterizzato da programmi, contenuti, traguardi da raggiungere, un partito che metta in risalto la meritocrazia”.

E lei avverte che Forza Italia non lo sia?

“Purtroppo Forza Italia ultimamente rischia di non dare una linea coinvolgente e partecipativa, di non essere il faro per quegli elettori che vogliono vedere un partito di governo che si pone degli obiettivi e li raggiunge. Dovremmo discutere più di obiettivi e meno di altro”.

Per ora si discute di nomine, di mancati coinvolgimenti e soprattutto di addii. Che succede?

“C’è una dialettica in corso e io credo che sia utile che il partito faccia una riflessione: ci sono stati deputati, classe dirigente, che hanno manifestato un disagio e io mi sono permesso di dire ascoltiamo questo disagio. Chi va via non lo fa così, ogni separazione ha degli strascichi  e un travaglio interiore. Se sono andati via ben cinque deputati regionali, tre o quattro deputati nazionali e decine di primi dei non eletti, significa che qualcosa che non funziona c’è. Fermiamoci, resettiamo, riorganizziamo non solo in termini di nomine ma di proposta politica che dobbiamo offrire, perché siamo al governo della Regione”.

C’è un rapporto complicato col governo?

“Lo escludo. A me piace un partito movimentista, non sono un politico da scrivania, sono un soggetto che cerca radicamento, che cerca di abbracciare la gente nei propri territori”.

Dunque lei non ritiene ci sia il rischio di una conflittualità tra il suo partito e il governo di cui fa parte?

“No, si stanno evidenziando due tipi di idee, di posizioni: da un lato c’è quella di chi vive una posizione di riflesso, di rendita, e dall’altro chi ritiene che Forza Italia deve sbracciarsi giorno per giorno, coinvolgendo persone, categorie produttive, segmenti della nostra società. A Catania non a caso abbiamo un partito che sta incrementando giorno dopo giorno le sue adesioni e si contraddistingue per le iniziative che mette in campo”.

Fin qui non abbiamo mai nominato Gianfanco Micciché, che il partito lo guida. Cosa vorrebbe dirgli?

“Con lui c’è un rapporto schietto. Gianfranco è una persona intelligente, capisce anche lui che va fatto un po’ di ordine, va rilanciata una proposta politica perché la Forza Italia del 2020 non è quella del 2005. È un partito che affonda le proprie radici in una storia di cinque lustri ma deve attualizzare una proposta politica, con un partito del buon governo, che fa del movimentismo il punto cardine per coinvolgere quelli che oggi magari non vanno più a votare”.

Lei sa che in Forza Italia c’è chi mal digerisce questo centrodestra nuovo, in cui la destra pesa molto più del centro.

“Io che vengo dalla destra credo che una coalizione spostata nell’estremismo non va bene. Ritengo che Forza Italia sia il partito ‘riequilibratore’ del centrodestra per l’autorevolezza della leadership di Berlusconi”.

Quali sono  i luoghi per questo confronto che lei auspica nel partito?

“Bisogna che si facciano delle assemblee programmatiche per dire quali sono le idee che vogliamo mettere in campo in questo scorcio di mandato di governo regionale e in quelle grandi città come Palermo laddove non siamo al governo ma dobbiamo essere alternativa nel dopo Orlando. E quale merito vogliamo riconoscere a chi si scommette e non è stato magari eletto. Il partito non è fatto solo da chi oggi ha una sedia ma soprattutto da chi ha contribuito a fare sedere alcuni. E se quelli che sono seduti rimangono così, il partito è bloccato. Serve una visione più movimentista”.


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