Rete 2018 e Cambiare si può| Nasce il polo di sinistra - Live Sicilia

Rete 2018 e Cambiare si può| Nasce il polo di sinistra

Leoluca Orlando rilancia il progetto "Rete 2018" e gli arancioni di De Magistris, che dovrebbero essere guidati in Sicilia dalla Marano, si danno appuntamento per il 14 dicembre anche a Palermo. Due mondi per ora distinti ma con programmi e volti comuni che potrebbero dar vita ad un nuovo polo a sinistra di Sel e Pd. E che guarda anche a Crocetta.

PROVE DI DIALOGO
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Luigi De Magistris e Leoluca Orlando

PALERMO – Archiviate le primarie che hanno incoronato Pierluigi Bersani e sancito ufficialmente l’alleanza Pd-Sel-Psi in vista delle prossime Politiche, partiti e movimenti a sinistra di Vendola e dei democratici cominciano ad organizzarsi. L’orizzonte è sempre quello delle prossime elezioni che dovrebbero ridisegnare lo scenario politico dei prossimi anni e nessuno intende farsi trovare impreparato, tantomeno gli eredi dell’Idv e la Federazione della Sinistra.

Un attivismo cresciuto col passare delle settimane e che negli ultimi giorni è uscito allo scoperto, prima con l’assemblea romana di “Cambiare si può” tenutasi sabato alla presenza del sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, e di Antonio Ingroia, e il giorno dopo con un comunicato firmato dal primo cittadino di Palermo, Leoluca Orlando, che rilancia il progetto della Rete 2018. Due mondi diversi, per ora distinti, che hanno però più di un punto di contatto, specie in Sicilia e a Palermo, e che nei prossimi mesi cominceranno a radicarsi nel territorio e a dialogare per costruire un nuovo polo, a sinistra del Pd, che possa incidere sui futuri equilibri politici nazionali e isolani.

Cominciamo proprio da Orlando, che ad Acquasparta, in Umbria, come ogni anno nell’ultimo decennio, ha riunito militanti e simpatizzanti di quella che fu la Rete degli anni Novanta. Una Rete rinnovata, però, ribattezzata “Rete 2018” che già lavora perché “anche nel 2013 si affermi una presenza elettorale in grado di rappresentare l’alternativa popolare alle politiche senz’anima sociale del governo Monti”, per usare le parole dello stesso Professore. Un movimento che, nei fatti, rappresenta la polizza salva-vita di Orlando che, con l’Idv in alto mare, ha bisogno di un partito alle spalle per giocare ancora un ruolo da protagonista e dialogare alla pari con tutti. Un nuovo soggetto che è in realtà la continuazione della vecchia Rete e che vede al suo interno tantissimi protagonisti di quell’esperienza politica passata alla storia.

“La Rete 2018 – spiega il sindaco del capoluogo siciliano – è nata per costringere il sistema dei partiti morente a uscire dal tunnel delle caste e a contribuire ad un intransigente rinnovamento. Acclarata la morte dei partiti della Seconda Repubblica, lanciamo oggi in tanti l’idea di un grande movimento per la democrazia costituzionale, una rivoluzione morale e civile”. Un manifesto ideologico e programmatico in piena regola che, sulla falsa riga del successo grillino, intona il requiem dei partiti e si propone come un “un movimento senza appartenenze politico-ideologiche e quindi in grado di aggregare la maggioranza dei cittadini, e rispetto al quale le forze politiche devono porsi in ascolto”.

L’obiettivo è chiaro: raccogliere l’eredità anti-montiana dell’Idv e di Sel, che ha optato per l’alleanza con il Pd, e intercettare il malcontento della sinistra che non vuole saperne di un altro matrimonio con i democratici. Ma è sufficiente scorrere la lista dei relatori dell’incontro umbro per capire anche quali saranno i naturali interlocutori della nuova Rete: non solo le Acli e pezzi importanti del mondo dell’associazionismo e del volontariato, ma anche esponenti di primo piano dell’Idv come Di Pietro e Belisario, l’ex presidente della Camera Fausto Bertinotti e il sindaco di Napoli De Magistris.

E proprio gli ultimi due, insieme ad Ingroia, sono le anime del nuovo movimento arancione ribattezzato “Cambiare si può”. Un contenitore nel quale dovrebbero confluire Rifondazione Comunista, pezzi di Sel e dei Verdi che mal digeriscono l’abbraccio di Bersani, la Fiom, i centri sociali e tanto altro ancora. Storie e culture simili tra loro che si sono date appuntamento per il 14,15 e 16 dicembre in tante città italiane fra cui per l’appunto Palermo, la città di Orlando che potrebbe essere uno dei nuclei principali del futuro soggetto politico che, nonostante il ritardo, vuole giocare la sua partita alle Politiche del 2013.

Malgrado la sede dell’assemblea “arancione” non sia stata ancora decisa, filtrano già i primi nomi di chi dovrebbe animarla: il docente universitario Luca Nivarra di Socialismo 2000, il movimento fondato da Cesare Salvi, Luca Casarini, che da anni abita proprio nel capoluogo, e Rosario Rappa, oltre a esponenti di spicco dei vendoliani, dei Verdi come Massimo Ghioldi e ovviamente Rifondazione in blocco. Ma le presenze più interessanti saranno proprio quelle che potrebbero fare da ponte con Orlando, ovvero due dei suoi assessori, Barbara Evola e Giusto Catania, e perfino qualche consigliere comunale che potrebbe dar vita ad un gruppo autonomo a Sala delle Lapidi. In “Cambiare si può” dovrebbe confluire, infatti, anche “Alba”, la nuova formazione a cui ha aderito Antonella Monastra, e altri consiglieri eletti con l’Idv, ma da indipendenti, come Alberto Mangano (che ha già firmato l’appello) e Nadia Spallitta, anche se non c’è ancora nulla di ufficiale. E a capo degli arancioni siciliani potrebbe esserci Giovanna Marano, la leader Fiom già candidata presidente della sinistra alle ultime Regionali, sostenuta anche da Orlando, mentre Ingroia, almeno nelle intenzioni dei promotori, potrebbe svolgere un ruolo da padre nobile.

Insomma, punti programmatici e volti in comune che renderebbero quasi naturale il dialogo fra la Rete 2018 e Cambiare si può che potrebbe dar vita, così, a un nuovo polo di sinistra che tenti di superare lo sbarramento, che altrimenti sarebbe proibitivo per entrambi, e di giocare un ruolo in Parlamento e in Sicilia. A sinistra aspettano di capire, infatti, come si muoverà il governatore Crocetta, con cui Orlando ha già aperto un intenso dialogo sul tema Gesip, e quali saranno le sue prossime mosse: nessuno si sente di escludere a priori un dialogo e, chissà, forse anche qualcosa di più.

 


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