Tutti assolti per non avere partecipato alla strage di via D’Amelio. La Corte d’assise d’appello di Catania, al processo di revisione, scagiona gli imputati Natale Gambino, Giuseppe Orofino, Gaetano Scotto, Salvatore Profeta, Cosimo Vernengo, Giuseppe La Mattina, Giuseppe Urso, Gaetano Murana, Salvatore Tomasello, Salvatore Candura, Vincenzo Scarantino.
Questi ultimi due sono falsi pentiti su cui si sono basati processi di cartapesta. Pubblici ministeri e magistrati hanno creduto fino in fondo alle loro bugie. Poi, è arrivato un altro pentito, Gaspare Spatuzza,a smascherare l’incredibile errore giudiziario. La procura di Caltanissetta riaprì le indagini, fece scarcerare gli innocenti, alcuni condannati all’ergastolo dopo decenni di galera, mentre la Procura generale nissena ha chiesto la revisione.
“Nulla c’è da da dire – spiega il legale di Gaetano Murana, l’avvocato Rosalba Di Gregorio – quando finalmente si è di fronte a una sentenza giusta. Bisogna però ringraziare per onestà intellettuale i magistrati di Caltanissetta che hanno riaperto con coraggio il caso”. “Tomasello non può gioire – aggiunge l’avvocato Mario Bellavista – perché nel frattempo è morto. Morto sapendo di essere innocente, ma condannato nella pagina più buia della giustizia italiana”.
Il “fine pena mai” era stato inflitto a Gambino, Profeta, Vernengo, La Mattina, Urso, e Murana. Candura era stato condannato solo per il furto della Fiat 126 che fu imbottita di tritolo e non per la strage. Orofino era stato ritenuto responsabile di appropriazione indebita, favoreggiamento e simulazione di reato. Resta per chi ne rispondeva, tranne per Tomasello, la condanna per mafia già abbondantemente scontata da tutti accezione di Scotto. Sarà ora la Corte d’appello di Caltanissetta a dovere rideterminare la pena, passaggio fondamentale per quantificare i risarcimenti dei danni per l’ingiusta detenzione.