Revocato il 41bis per Ercolano |L'intercettazione: “E' lui il capo” - Live Sicilia

Revocato il 41bis per Ercolano |L’intercettazione: “E’ lui il capo”

Commissione Antimafia sul piede di guerra. Durante un summit scattano gli applausi per “Aldo”. VIDEO

CATANIA- Niente carcere duro ad Aldo Ercolano, killer di Pippo Fava e boss indiscusso di cosa nostra. Per lui è stato revocato il 41bis, visto che non risulterebbero al Tribunale di Sorveglianza, elementi nuovi che testimonierebbero la sua conferma alla guida della famiglia catanese di Cosa Nostra. Eppure c’è un’intercettazione, pubblicata da Livesicilia, che confermerebbe, secondo la Procura di Catania, il potere di Aldo Ercolano a Catania VIDEO

La Commissione parlamentare Antimafia, presieduta da Rosy Bindi, è sul piede di guerra. Claudio Fava, vicepresidente, annuncia battaglia.

L’INCHIESTA- L’intercettazione che inchioda Ercolano è agli atti dell’operazione Reset, eseguita nel novembre del 2013, che ha colpito il cuore della mafia militare catanese, svelando un complesso sistema usura e recupero crediti gestito da personaggi di altissimo profilo. Un’inchiesta eseguita dalla guardia di finanza di Roberto Manna sotto il coordinamento della Procura di Giovanni Salvi e dei Pm Andrea Bonomo e Jole Boscarino.

Un maxi blitz che ha documentato come i “gruppi” eseguissero attentati incendiari per tentare di piegare gli imprenditori.

L’INTERCETTAZIONE- Punto di riferimento delle squadre mafiose sarebbe, secondo le indagini della Finanza, il centro scommesse di via Plebiscito, dove le cimici beccano Romano Cristofaro mentre parla con la moglie Mariangela Zucchero, figlia del noto Giuseppe. La discussione verte sull’incarico ricevuto da Francesco Santapaola, figlio di Nitto, di gestire la riscossione di un credito usuraio con il cugino Peppe Santapaola. E Romano racconta di aver dichiarato, davanti ad altri affiliati, che “alla testa di tutti quelli che siamo qua dentro…gli ho detto…perché portiamo il nome dello zio…non ce lo dimentichiamo mai e poi ci distinguiamo in gruppi…gli ho detto…ma il nome è uno solo…o il suo…o di Aldo…e niente…c’è stato il colpo dell’applauso!”. Applausi quando scappa il nome dei capi supremi, Nitto, o Aldo Ercolano, il killer di Pippo Fava, che dal 41bis non si sa come, è riuscito a mantenere prestigio e controllo dei vari gruppi criminali catanesi, mafia militare compresa. Nonostante questa intercettazione, Aldo Ercolano adesso non è più al 41bis.

L’INTERVENTO- “Revocato ancora una volta il 41 bis al capomafia Aldo Ercolano, pochi mesi dopo la decisione del ministro Orlando di riconfermarlo per altri due anni: per quale ragione?”. Lo chiede l’onorevole Claudio Fava, vicepresidente della Commissione antimafia, in un’interrogazione proprio al Ministro della giustizia, firmata anche da Davide Mattiello e Laura Garavini (PD) e Francesco D’Uva (5Stelle), tutti della Commissione antimafia. Nell’atto ispettivo, si ricordano i numerosi rapporti della Direzione Nazionale Antimafia che considerano l’Ercolano “l’uomo di maggior rilevanza criminale all’interno delle famiglie mafiose di Catania”. “Non si comprende – aggiunge il vicepresidente Fava – quali elementi abbiano potuto determinare, in così pochi mesi, una revisione radicale del giudizio sulla pericolosità dell’Ercolano”.

“Appena due mesi fa, nel corso dell’operazione antimafia Reset – prosegue l’interrogazione – si sono acquisite intercettazioni telefoniche, trasferite poi negli atti del procedimento, da cui risulta in modo inequivocabile che Aldo Ercolano è tuttora il capo mafia di Catania e che nel corso di una riunione delle cosche catanesi che fanno riferimento alle famiglie Santapaola-Ercolano, al nome di Aldo Ercolano, indicato come l’attuale referente di Cosa Nostra, sarebbe partito tra gli affiliati un lungo applauso”.

Sempre a novembre, nel corso dell’operazione antimafia Caronte, è stato arrestato con l’accusa di associazione mafiosa anche Vincenzo Ercolano, fratello di Aldo Ercolano. “Secondo il rapporto dei Ros – aggiunge l’interrogazione – l’autotrasporto continua ad essere il business criminale incontrastato degli Ercolano che, per accrescere i propri affari, avrebbero utilizzato la forza intimidatrice del loro cognome. Un potere criminale recentemente consolidato anche attraverso alleanze eccellenti della criminalità organizzata palermitana e con imprenditori collegati alla mafia agrigentina”.

“Appare difficile comprendere – commenta Fava – che l’erede designato di Nitto Santapaola alla guida di Cosa Nostra a Catania, applaudito come tale in una riunione delle cosche locali secondo le intercettazioni in possesso della Procura di Catania, per due volte in pochi mesi sia stato restituito al regime carcerario ordinario in palese conflitto con le valutazioni sulla sua pericolosità espresse dalla DNA, dalla Procura di Catania e dal ministro Orlando. Al quale chiediamo di intervenire con urgenza”.

 


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