Riconoscete il professore di religione immortalato nella foto? - Live Sicilia

Riconoscete il professore di religione immortalato nella foto?

L'anniversario e un dolce ricordo
L'ANNIVERSARIO
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4 min di lettura

Tony Gentile è un grande fotografo di fama internazionale. La foto simbolica che ritrae Giovanni Falcone e Paolo Borsellino è sua. Oggi, nel trentunesimo anniversario del martirio di Don Pino Puglisi, racconta una storia speciale. Che è bellissima, pure con una foto sgualcita e quasi dissolta, giunta dal passato. Anzi, proprio per questo.

PALERMO- La maggior parte dei miei ricordi passa attraverso la fotografia. Buona parte di questi ricordi sono scanditi dalle mie fotografie, da quelle che io ho realizzato in più di trent’anni di carriera.

Fatti, persone, luoghi che hanno avuto un ruolo importante nella mia vita sono impressi nella mia mente come immagini latenti di una vecchia pellicola in attesa di essere sviluppata. Non si possono vedere, ma stanno ordinate nell’archivio delle mie memorie pronte a raccontarmi storie.

La storia di oggi riguarda un personaggio semplice che come molti degli uomini semplici sapeva esattamente da che parte stare e quale dovesse essere il suo ruolo nella società. Anche di lui ho un ricordo legato alla fotografia, o forse sarebbe meglio dire alle fotografie.

Sì perché gliene ho scattate tante e non perché fosse un personaggio pubblico in vista a quei tempi, un vip. Eravamo a metà degli anni Ottanta e io ero un giovane apprendista fotografo, poco più che ventenne, sempre con la mia macchina fotografica in mano, sempre alla ricerca di un lavoro che potesse aiutarmi a sostenere economicamente la mia passione per la fotografia e anche per darmi la possibilità di conquistare quell’indipendenza agognata da tutti i ventenni.

Le foto a scuola

Tra i lavoretti che facevo, in quegli anni, c’era quello di fotografo nelle scuole. Più semplicemente realizzavo le foto ricordo nelle classi di alcuni istituti palermitani. In qualche modo cominciavo già da allora a scrivere qualcosa sul grande libro della memoria, quella semplice che riguarda tutti noi, e che sta scritta per immagini negli album di famiglia.

Un lavoro semplice e faticoso allo stesso tempo che però mi permetteva di conoscere tantissima gente e soprattutto di stare in contatto con molti giovani studenti.

Una delle scuole dove operavo era il liceo classico Vittorio Emanuele II di Palermo, quello situato a fianco della magnifica Cattedrale. Una scuola grande, con tantissimi studenti e anche tanti docenti. Gli insegnanti erano le persone che dovevo trattare molto bene durante le mie sessioni fotografiche perché erano quelli che io disturbavo maggiormente.

Mentre gli studenti erano contenti dell’interruzione delle lezioni gli insegnanti, a volte, erano infastiditi dalla mia presenza che inevitabilmente interrompeva il loro lavoro. Non tutti chiaramente erano sempre disponibili, ma io cercavo educatamente di farmi accettare limitando al massimo il mio disturbo.

Quel bellissimo sorriso

Uno di questi professori lo ricordo particolarmente bene sia per la sua gentilezza e disponibilità, ma soprattutto perché lo incontravo spessissimo durante le giornate di lavoro. Era un insegnante di religione e in quanto tale, avendo diciotto ore settimanali, ognuna in una classe differente, mi capitava di vederlo e rivederlo in tantissime aule nell’arco di una mattinata.

Di conseguenza lo fotografavo tantissime volte, ogni volta con un gruppo di studenti diverso. Era diventata quasi una presenza costante nelle mie fotografie. 1C, 3F, 2D, una classe dopo un’altra un clic dopo l’altro insieme agli studenti c’era sempre lui, il professore di religione, con il suo bellissimo sorriso autentico e accogliente.

Con il suo sguardo di chi forse voleva dirmi “Tony, non preoccuparti se disturbi, sappi che stai facendo felici questi ragazzi e che gli stai regalando un ricordo che porteranno con sé per tutta la loro vita”.

Quel professore, quell’uomo, quel sacerdote si chiama Don Pino Puglisi e sta in decine delle foto di gruppo che ho realizzato in quel liceo a metà degli anni Ottanta. Poi, dopo qualche anno, ho cominciato a fare attivamente il fotogiornalista e non avevo più il tempo per andare a fotografare gli studenti nelle scuole.

Lavorando con il Giornale di Sicilia , un giorno mi chiesero di andare a fotografare una persona durante un’assemblea di quartiere. Era una borgata di periferia, dove io avevo frequentato il liceo e dove avevo cominciato a fare la politica giovanile, quella delle utopie: Brancaccio.

Le ultime foto

La persona che avrei dovuto fotografare era un sacerdote, di quelli tosti, uno che battagliava per liberare gli abitanti della borgata dal nauseante ricatto della mafia e per questo il giornale mi aveva mandato li, per fotografare Don Pino.

Dovevo fargli un ritratto, perché quelle sue dure lotte per la legalità cominciavano ad interessare anche ai giornali e nell’archivio del quotidiano di Palermo non c’era una sua foto. Purtroppo quella foto risultò utile la sera del 15 settembre 1993, la sera in cui Don Pino venne vigliaccamente assassinato.

Le ultime foto gliele scattai il giorno del suo funerale, quando Brancaccio si riempì di gente. Molti erano andati lì per rendere omaggio a quel pazzo di Don Pino, come molti sicuramente lo definivano, ma tanti forse solo per curiosità.

C’erano moltissimi bambini, i suoi bambini, quelli che fino all’ultimo giorno della sua vita il Beato Padre Pino Puglisi aveva tentato di togliere dalla strada per allontanarli dalle tentazioni della mafia.


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