Rifiuti e comuni sciolti per mafia |Fdi: "Rivedere la normativa" - Live Sicilia

Rifiuti e comuni sciolti per mafia |Fdi: “Rivedere la normativa”

I casi trattati dalla commissione Antimafia e quelle coincidenze temporali.

L'indagine dell'Antimafia
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È forse uno dei temi più interessanti trattati dall’indagine della commissione Antimafia dell’Ars. Il caso dei comuni sciolti per mafia giusto quando le amministrazioni locali erano entrate in situazioni di conflitto legate al business dei rifiuti. Si legge nel testo votato dai commissari dell’Ars: “E’ motivo di preoccupazione per questa Commissione il modo in cui si è arrivati allo scioglimento di tre consigli comunali che avevano, tutti, conflitti politici in corso con progetti autorizzativi per impianti privati di smaltimento dei rifiuti. Perplessità che aumentano se si riflette sul fatto che, in tutti e tre i casi presi in esame dalla Commissione, il provvedimento di scioglimento aveva preso le mosse da indagini penali a carico degli amministratori di quei comuni: indagini concluse, sempre, con il proscioglimento o l’assoluzione di quegli amministratori”.

Sul tema sono intervenuti ieri gli esponenti di Fratelli d’Italia, che parlano di “un quadro inquietante che fa luce su molti scioglimenti ‘pilotati’ dei Comuni siciliani”. Da Ragusa, il coordinatore provinciale di Fdi Salvo Sallemi commenta: “Abbiamo sempre ritenuto che dietro lo scioglimento dei Comuni ci fosse una doppia verità, spesso frutto di interessi di parte, di contumelie e di architetture improvvisate e dannose. Dal sistema dei rifiuti, per passare alla ratifica di atti elaborati da altri sui quali andava apposta ‘la firmetta’. Sindaci mediaticamente massacrati e Amministrazioni letteralmente smontate e maciullate nell’ottica dell’antimafia di sistema. Abbiamo sempre ritenuto che dietro l’utilizzo dell’art. 143 del TUEL, che disciplina lo scioglimento dei Consigli Comunali per infiltrazione mafiosa, ci fosse una certa discrezionalità potenzialmente dannosa”.

Ne Ragusano, un caso particolarmente emblematico è quello che riguarda il comune di Scicli, sul cui scioglimento l’Antimafia si è soffermata a lungo nella relazione conclusiva, dando conto delle varie audizioni svolte. La commissione si è concentrata sulle vicende legate alla discarica dell’Acif. “Come in molte vicende affrontate nel corso della presente inchiesta – si legge nella reazione conclusiva -, anche in questo caso le coincidenze sono importanti perché, proprio all’indomani di un parere negativo espresso nei confronti del progetto di ampliamento presentato dall’Acif, l’amministrazione comunale sciclitana viene travolta da un’inchiesta giudiziaria. La delibera di giunta è la numero 125 del 15 luglio 2014; l’indomani il prefetto di Ragusa nomina una commissione di accesso agli atti del comune; il 17 luglio, due giorni dopo, il sindaco Francesco Susino riceve un avviso di garanzia per concorso esterno in associazione mafiosa (si dimetterà il 23 dicembre dello stesso anno)”.

Attorno alla vicenda della giunta sciclitana si accese un certo clamore mediatico da parte di alcune testate locali. Arrivò anche un’interrogazione parlamentare dell’allora senatore Beppe Lumia. Pochi giorni dopo giunse lo scioglimento firmato dal ministro Angelino Alfano. E dire che quando la vicenda arrivò a sentenza, il tribunale bacchettò chi aveva messo mano alla pratica, scrivendo con insolita durezza che era “inaudito” che le accuse avessero potuto superare la fase delle indagini preliminari.

“Sono certo che la luce che lentamente sta illuminando i casi di Scicli, Siculiana e Racalmuto presto si accenderà anche sullo scioglimento che ha interessato la Città di Vittoria e l’Amministrazione Moscato”, dice Salleri di Fratelli d’Italia. E sul tema interviene anche la deputazione nazionale e regionale di FDI. La deputata Carolina Varchi commenta: “Desta molta preoccupazione la relazione finale della commissione regionale antimafia e se fosse provata l’esistenza di una sorta di contropotere in grado di pilotare gli scioglimenti dei Comuni per ragioni che nulla hanno a che vedere con il bene della cosa pubblica, è bene che tutta la politica, trasversalmente, si interroghi sulle necessarie modifiche legislative”. Rossana Cannata, vice presidente della Commissione regionale antimafia e anti corruzione aggiunge: “Quanto emerso nell’inchiesta condotta in commissione ha suscitato riflessioni sulla legislazione vigente non solo in materia di rifiuti. Nello specifico con riguardo all’articolo 143 TUEL è chiaro che sciogliere un Ente locale vuol dire provocare un vulnus democratico in una città e, fermo restando l’obiettivo di garantire sempre la legalità nelle amministrazioni pubbliche, è stato riscontrato ancora una volta che vi è bisogno di una revisione della normativa vigente a partire dalla verifica dell’avvio dell’indagine”. Per il deputato regionale Gaetano Galvagno, membro della Commissione Regionale Antimafia: “Uno scenario veramente cupo e poco trasparente. Lo scioglimento dei Comuni per infiltrazione mafiosa dovrebbe essere un sistema di salvaguardia e tutela e non un mezzo per sovvertire il voto popolare”.

Che lo scioglimento sia stato “un mezzo per sovvertire il voto popolare” come teme l’esponente del partito della Meloni certo non è provato. Ma le perplessità sollevate dall’Antimafia sulla vicenda di Scicli e anche su quella di Siciuliana, nell’Agrigentino, sono tante, come già aveva anticipato Livesicilia nel dicembre scorso. In questo secondo caso, l’allora amministrazione comunale aveva sollevato dei dubbi inerenti alla discarica dell’azienda Catanzaro. Il sindaco Giuseppe Sinaguglia fu indagato per concorso esterno in mafia, ma tutto finì con l’archiviazione. Nel frattempo, però il comune era stato sciolto per infiltrazioni mafiose. Così come fu sciolto il comune di Racalmuto, la cui vicenda è stata anch’essa oggetto di audizione della commissione.

 

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