Ddl Province, la politica si salva |Salta il taglio di 300 poltrone - Live Sicilia

Ddl Province, la politica si salva |Salta il taglio di 300 poltrone

Gli effetti collaterali dello stop al disegno di legge sui Liberi consorzi: salta la riduzione di consiglieri e assessori nei Comuni. E le amministrazioni al voto in primavera conserveranno 184 consiglieri e 90 assessori in più fino alla fine del mandato. A partire da Enna e Agrigento.

Il retroscena
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PALERMO – La politica salva se stessa. Quasi trecento poltrone destinate a scomparire già in occasione delle prossime elezioni amministrative del 31 maggio e del primo giugno verranno tenute in vita dal clamoroso autogol della maggioranza sul ddl di abolizione delle Province. La norma che prevedeva la riduzione del numero di consiglieri comunali e assessori è stata, infatti, travolta dallo stesso destino del disegno di legge al quale era stata accorpata: quello sulla istituzione di Liberi Consorzi e Città metropolitane. Il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone e i deputati della commissione Bilancio, nei giorni scorsi, avevano deciso di stralciare questa “sforbiciata” dalla Finanziaria, per inserirla proprio nel provvedimento sull’abolizione delle Province. Disegno di legge, quest’ultimo, naufragato però in Aula sotto i colpi della stessa maggioranza.
Ed ecco l’effetto collaterale: nei 53 comuni siciliani chiamati alle urne tra poco più di un mese, non si applicheranno i tagli messi a punto dall’assessore alla Funzione pubblica Ettore Leotta. Numeri alla mano, saranno “salvi” 184 consiglieri comunali e 90 assessori. Una riduzione di quasi 300 poltrone rimasta, dunque, lettera morta. Un vero e proprio boomerang per un ddl nel quale anche le virgole erano ispirate dall’obiettivo della spending review.
Così Agrigento ed Enna potranno mantenere ancora 30 consiglieri comunali a fronte, rispettivamente, dei 28 e dei 24 previsti dalla tabella predisposta dal governo. I due capoluoghi conserveranno anche la possibilità di nominare 6 assessori: nessuna riduzione a 5 per Agrigento e a 4 per Enna. Quattro consiglieri e 2 membri della giunta complessivamente “salvi” a Gela e Marsala, dove il civico consesso resterà formato da 30 componenti (la riforma ne prevedeva 28) e la squadra assessoriale da 6 (e non 5).
Tra i comuni che manterranno il maggior numero di poltrone ci saranno Augusta, Carini, Licata e Milazzo, dove i membri che andranno a comporre il Consiglio comunale rimarranno 30 (la norma dettava la riduzione a 24), e 6 i componenti della giunta (anziché 4). Bronte, Ispica, Mascali, Mussomeli, Nicosia, Pedara, Raffadali, Ribera, San Giovanni La Punta, Scicli, Trabia, Tremestieri Etneo e Villabate conserveranno 20 consiglieri (a fronte del taglio previsto a 16) e 4 assessori (e non 3).
Saranno, invece, 48 i componenti del Consiglio e 32 i membri della giunta che nel complesso scamperanno al taglio ad Agira, Caltavuturo, Cammarata, Centuripe, Collesano, Giardini Naxos, Gibellina, Lascari, Maniace, Naso, Pietrapezia, Polizzi Generosa, Realmonte, Serradifalco, Siculiana e Valguarnera Caropepe.
Due consiglieri comunali e altrettanti assessori per ciascun comune, infine, sopravviveranno ad Aliminusa, Basicò, Godrano, Graniti, Limina, Malvagna, Milo, Mirto, Pollina, Raccuja, San Mauro Castelverde, San Salvatore di Fitalia, Santa Cristina Gela, Savoca, Scillato e Villalba.
Esiste, in realtà, ancora una possibilità per l’Ars di rimediare al pasticcio confezionato mercoledì: il reinserimento della norma sulla decurtazione di consiglieri e assessori (e delle loro indennità) in un ddl autonomo che viaggerebbe insieme alla Finanziaria. Un’ipotesi prospettata nella seduta di giovedì dal presidente di Sala d’Ercole, Giovanni Ardizzone.  Nel bilancio, intanto, Crocetta e Baccei i 18 milioni di tagli alle indennità di sindaci e consiglieri li hanno comunque previsti. Incassando la critica di Ardizzone che invita a non strumentalizzare la vicenda e a non esporre indistintamente gli amministratori locali al pubblico ludibrio. il presidente dell’Ars propone di applicare in Sicilia (come chiede l’Anci) i trattamenti economici previsti nel resto d’Italia. A suggerire di andare avanti sui tagli c’è anche l’esigenza per Crocetta di far quadrare i conti. Senza sottovalutare ragioni di opportunità. In un momento in cui si contano anche gli spiccioli, l’unica a non passare alla cassa finirebbe per essere, come sempre, la politica.


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