PALERMO – “Questo Dalla Chiesa ci sono andati a trovarlo e gli hanno aperto la cassaforte e gli hanno tolto la chiave. I documenti dalla cassaforte e glieli hanno fottuti”. Alla vigilia dell’anniversario dell’assassinio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa torna il mistero della cassaforte. A parlarne, in carcere, è il boss Totò Riina che, intercettato, racconta al compagno di ora d’aria, Alberto Lorusso, di quando venne svuotato il forziere di villa Pajno, la residenza palermitana del generale.
“Minchia il figlio faceva … il folle. Perché dice c’erano cose scritte”, continua Riina nella conversazione intercettata a Opera il 29 agosto del 2013 e finita agli atti del processo sulla trattativa Stato-mafia. “Ma pure a Dalla Chiesa gli hanno portato i documenti dalla cassaforte?”, chiede Lorusso. “Sì, sì – risponde il boss che poi accenna alla cassaforte del suo ultimo covo, sostenendo che fosse priva di documenti – Li tenevo in testa”. “Loro – continua, tornando a Dalla Chiesa – quando fu di questo … di Dalla Chiesa … gliel ‘hanno fatta, minchia, gliel’hanno aperta, gliel’hanno aperta la cassaforte … tutte cose gli hanno preso”.