Rimborsi, Messina a giudizio |Processo rinviato di un anno - Live Sicilia

Rimborsi, Messina a giudizio |Processo rinviato di un anno

Il Comune chiederà di costituirsi parte civile. Il sindaco Bianco ha firmato la determina.

vizio di notifica
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CATANIA – Un vizio di notifica fa slittare al prossimo anno l’apertura del dibattimento del processo che vede imputato il consigliere comunale Manlio Messina. Il politico è accusato dalla pm Tiziana Laudani, insieme ai suoi datori di lavoro Daniele Agatino Belfiore e Giuseppe Anastasio Privitera, di truffa aggravata per aver percepito “indebitamente” dei rimborsi lavorativi da parte dell’amministrazione comunale per la sua attività di consigliere. Il Giudice della prima sezione penale del Tribunale, Eliana Trapasso, ha fissato l’udienza per il 2017. Tra dodici mesi dunque il Comune di Catania potrà presentare istanza per la costituzione di parte civile nel procedimento. Il sindaco Enzo Bianco, infatti, ha firmato una determina (datata 6 marzo 2016) in cui dispone la procedura per la costituzione di parte civile nel procedimento a carico di Manlio Messina. L’incarico è stato affidato all’avvocato Agata Barbagallo.

L’INCHIESTA DELLA FINANZA. Secondo le indagini condotte dalla Guardia di Finanza il consigliere Manlio Messina avrebbe simulato un rapporto di lavoro subordinato per ottenere indebiti rimborsi dal Comune di Catania.  Le contestazioni a Messina, Belfiore e Privitera sono imputabili al periodo compreso tra novembre 2010 e gennaio 2012. L’inchiesta è scattata nel 2013 e si è articolata sulla “falsa riga” di quella che ha portato sul banco degli imputati tre ex consiglieri provinciali. Per l’accusa “Daniele Agatino Belfiore e Giuseppe Anastasio Privitera, quali soci amministratori della Pri.Bel, avrebbero simulato l’assunzione di Manlio Messina, con lettera di assunzione del 19/11/2010, successiva all’elezione a consigliere comunale, che è avvenuta nel giugno 2008”. A Messina fu conferita la mansione di “direttore commerciale”, con un trattamento retributivo pari ad euro 3.300 euro lordi mensili.

Secondo la Procura la condotta dei due ha indotto in errore il Comune di Catania che “in ordine al rapporto di lavoro” ha disposto, in ottemperanza alla Legge Regionale 30 del 2000, mediante apposite delibere, il rimborso alla società dei permessi giornalieri retribuiti mensilmente. Gli impegni istituzionali di Messina ammonterebbero, secondo i calcoli dei finanzieri, a circa 20 giorni al mese. Il “sistema” scoperto avrebbe “procurato un ingiusto profitto a Messina, con contestuale danno a carico del Comune di Catania”. La condotta, secondo gli investigatori, sarebbe aggravata dal fatto di aver “commesso il fatto in danno di un ente pubblio e di aver cagionato un danno patrimoniale di rilevante gravità”.

Il consigliere comunale Manlio Messina ha sempre respinto le accuse della magistratura.

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