"Rimpiango di non avere studiato" - Live Sicilia

“Rimpiango di non avere studiato”

Lettera del 30 settembre 2005

LA CORRISPONDENZA
di
5 min di lettura

LETTERA 30-9-2005

Carissimo mio, spero di trovarla bene assieme ad i suoi cari.

La ringrazio e non ho parole per le cose che mi ha detto, grazie di cuore. Io oramai vivo fuori dal mondo, e lo preferisco perché non mi riconosco più in questa ipocrita società, quindi non relazionandomi più con alcuno non ho contezza di ciò che realmente si pensi di me, non so se ho fatto male o se ho fatto bene, posso solo dire, o voglio io sperare, di essere stato un uomo onesto, soprattutto verso le mie idee ed i miei valori, così come voglio io sperare di essere stato un uomo corretto, perché sin dal principio della mia storia decisi di fare della correttezza la mia filosofia di vita.

Lei dice che i pellegrini avevano considerazione idolatrante e che esaltavano le qualità; io non so, non riesco a giudicarmi da me stesso, posso solo dire che fui sempre disponibile con tutti e con chiunque, non aspiro ad essere il migliore, in media stat virtus ci insegna Orazio.

In merito ad i singoli maestri purtroppo devo dirle che sono ormai una razza quasi estinta, ci sono in giro solo squallidi musicanti, spesso preferisco tacere perché non riesco a misurarmi con la stupidità umana, che oltretutto è molto pericolosa, la verità è che dopo l’assenza di tanti e tanti amici è venuta a mancare la qualità delle persone, oggi c’è pochezza di tutto in tutti. Con ciò non è che mi voglia elevare a superuomo, no, sono un comune mortale e quindi umano, solo che non riesco a combattere con la stupidità, mi infastidisco, preferisco starmene a debita distanza un po’ da tutti, sfrutto soltanto le mie capacità senza fare affidamento su alcuno, tra l’altro sono stato educato a ciò quindi essendoci abituato non mi pesa.

Parlando dei miei mancati studi si è toccato un punto dolente; veda, io qualche compianto nella mia vita ce l’ho, il non avere studiato è uno di essi, è stato uno dei più grandi errori della mia vita, la mia rabbia maggiore è che ero un bravo studente, solo che mi sono distratto con altro, se potessi ritornare indietro conseguirei la laurea senza margine di dubbio, non dico ciò perché avrei voluto un altro tipo di vita, no, io sono soddisfatto della vita che ho avuto e la rifarei, vorrei la laurea solo per me stesso e non per altro. Oggi mi ritrovo ad avere letto davvero tanto e (incomprensibile) tutto essendo la lettura il mio passatempo preferito, a livello culturale mi definisco un buono a nulla (visto che non ho le basi) che se ne intende un po’ di tutto.

Noto con piacere che lei nonostante le sue pregresse esperienze riesce ad essere ottimista ed a coltivare ancora dei sogni, io purtroppo non ci riesco, non ho più sogni, un uomo che come me è riuscito finanche a deludere le proprie illusioni che sogni può avere!?! Non è che questo vuole dire che mi sono arreso alla vita, questo mai, combatterò sino al mio ultimo istante, soltanto che non c’è più enfasi in me, io penso che il destino di ognuno di noi è già scritto tutto per intero, io sto solo percorrendo ciò che è stato scritto per me, devo solo viverlo passo dopo passo.

Lei spera e mi augura che io possa costruire una nuova favola…, ed io non posso che ringraziarla di cuore per questo suo affettuoso pensiero. Veda, io reputo il dolore un sentimento intimo, non intimo inteso come segretezza, ma intimo come appartenente soltanto alla persona che lo vive, perché solo la persona che lo vive o può riconoscere come tale. Partendo da questo assioma ho sempre ritenuto utile raccontare mie cose intime, tenuto anche conto che il mio carattere ce la fa da sé a superare tutte le prove con cui la vita mi mette a confronto.

Oggi metto da parte tutto ciò e le confido una cosa intima, gliela confido con l’affetto di un figlio; veda, io non conosco mia figlia, non l’ho mai vista, il destino ha voluto così, come posso io sperare in una favola?!

Nel dire ciò non sto piagnucolando, non ne sono il tipo e poi ho già razionalizzato il tutto, voglio solo dire che, se ho ancora qualcosa da sperare, è che se la vita ha tolto a me per dare a mia figlia mi sta bene e, se così è, quello che mi è rimasto è ancora tanto e spero che si prenda tutto di me per darlo a lei.

Se io le dovessi dire cosa si prova nel non conoscere i propri figli non saprei cosa dirle, posso però affermarle, con assoluta certezza, che essere genitore, padre o madre che sia, e non conoscere i propri figli, è contro natura.

Mi scuso per averla distratta con i miei forse stupidi problemi e passo ad altro.

Farò sapere al nostro comune amico di venirla a trovare, anzi gli dirò che ogni tanto deve venirla a trovare di sua spontanea volontà, così se lei avrà da dirgli qualcosa non avrà l’onere di cercarlo. Spero che si possa concludere qualcosa con questo amico.

In merito al cugino del fratello, se ha bisogno di qualcosa da miei concittadini, la prego di rendersi disponibile, sempre nelle sue possibilità, da parte mia sono sempre propenso ad aiutare questo amico qualora ce ne fosse bisogno, io non lo conosco fisicamente ma ciò non lo ritengo importante, la stima ed il rispetto che c’è reciprocamente supera l’handicap della non conoscenza visiva, la prego di dargli un affettuoso abbraccio da parte (incomprensibile) di averle detto tutto, quando lei vuole sa che mi può sempre scrivere, se (incomprensibile) dire qualcosa deve dare il tutto al nostro tramite che per quella data data sia lui a farsi vedere (incomprensibile) nel caso non c’è bisogno che lei lo cerchi.

Spero che questa mia la venga a trovare bene, sappia che fa parte del mio cuore e dei miei pensieri e che nel mio piccolo sono sempre a sua completa disposizione, la voglio bene.

 

Con accresciuta stima e l’immenso affetto di sempre un bacio – ad maiora

suo Alessio

 


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