Personaggio bordeline era tornato da qualche anno a vivere a Sciacca, la sua città natale, dopo i suoi famigerati trascorsi come un divo consumato e da star si atteggiava per strada: camicie eccentriche sbottonate sul pesante e vistoso colliere in oro in vista, capelli mechati con ciuffo lunghetto che come un tic era sempre intento a sistemare. Aveva accettato di raccontare la sua storia e il suo ruolo nel “caso Tortora” a una emittente locale rilasciando una lunga intervista che ha fatto parecchio mormorare nel paese di provincia. Cosa insolita per chi vuole cambiare vita e lasciarsi alle spalle il passato. Ma lui Gianni Melluso, detto “Il bello”, era già abituato alle luci della cronaca essendo stato il primo ex pentito della camorra e con la sua solita faccia tosta aveva affrontato la telecamera rispondendo anche alle domande più insidiose.
Erano i mesi in cui cinema e tv riproponevano la vita di Vallanzasca e le peripezie della banda della Magliana, prima o poi qualcuno avrebbe sceneggiato anche la sua. Perennemente abbronzato in tutte le stagioni, forse anche qualche ritocco al botulino andato a male in quel volto di cui andava tanto fiero per il riconosciuto successo con le donne; aveva aperto una sala giochi nella periferia della cittadina termale prima di dedicarsi totalmente al business dell’ “intrattenimento” nel nuovo night di contrada San Marco. Qualche giorno prima di finire nuovamente nelle patrie galere per sfruttamento della prostituzione, era facile incontrarlo anche al mare, accompagnato manco a dirlo, da avvenenti signore. Si divertiva in motoscafo a sfrecciare a pochi metri dalla battigia, illecito irrilevante per chi ha precedenti di quel calibro. Per l’uomo che aveva accusato ingiustamente, Enzo Tortora una volta disse: “Ho fatto male ad un uomo innocente. Quando mi trovavo di fronte Tortora e lo vedevo invecchiato e ammalato ne avevo pena. Ma che cosa potevo fare? Ero inchiodato ad un copione che dovevo recitare”.