PALERMO – Roberto Gueli, vicedirettore nazionale Tgr Rai, è il nuovo presidente dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia. Gueli, 53 anni, è stato eletto nel corso della seduta di insediamento del nuovo Consiglio regionale, che si è svolta questa mattina nella sede dell’Ordine, in via Bernini, a Palermo. Gueli succede a Giulio Francese. Nella stessa seduta sono stati eletti Salvo Li Castri alla carica di vicepresidente, Daniele Ditta segretario, Salvo Di Salvo tesoriere, Vittorio Corradino presidente del collegio dei Revisori dei conti. “La categoria dei giornalisti, soprattutto in Sicilia, è chiamata a compattarsi – dice il nuovo presidente – Sono tante le sfide che ci attendono, il mondo del giornalismo è attraversato da una crisi ancora profonda. Precarietà, crisi dell’editoria, contrasto alla fake news, formazione professionale, querele temerarie: tutte tematiche prioritarie alle quali siamo chiamati a lavorare sin da subito”.
“Prima ancora di assumere l’incarico Roberto Gueli farebbe bene a dimettersi da presidente dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia”. È l’invito dei consiglieri Filippo Mulé, Franco Nicastro, Tiziana Martorana e Katia Scapellato per i quali “la presidenza di Gueli, ottenuta con il soccorso dei pubblicisti, tradisce l’esito e il significato del voto che ha visto una straordinaria partecipazione dei colleghi grazie alla possibilità di esprimersi anche online”. Il nuovo presidente, spiegano i quattro consiglieri, è risultato il terzo dei votati, distanziato di oltre 40 preferenze dai primi due. “La sua candidatura – aggiungono in una nota – è stata espressa da una lista di professionisti che è riuscita a ottenere solo due consiglieri su sei. Dal governo dell’Ordine restano così esclusi quei consiglieri eletti con ampi consensi dalla componente che ha vinto in modo netto le elezioni e che rappresenta quindi largamente la maggioranza dei giornalisti professionisti siciliani. Nulla di personale in questo giudizio, ma va manifestato il forte dissenso verso un’operazione che crea un abisso incolmabile tra le indicazioni del voto e la nuova dirigenza dell’Ordine”. “Non meno stupefacente – concludono – è poi la pretesa di chi pensa di svolgere il ruolo di presidente, così importante e fondamentale, vivendo e lavorando a Roma. L’Ordine non è una passerella che regala visibilità e nemmeno un mezzo che possa incidere sulle carriere. Un presidente pendolare non è il modo più appropriato per seguire e trattare i temi cruciali della professione, dalla crisi dell’editoria alla precarietà del lavoro di tanti colleghi, dai cronisti minacciati alla formazione continua”.