CATANIA – Indizi e sospetti. Non ancora la certezza. Anche se il l’ipotesi che, una volta ancora, possa esservi la mano dolosa del malaffare dietro l’incendio che ha preso di mira la Kalat pochi giorni fa, si è trasformata in molto più di un banale passaparola.
Danni e precedenti
La miccia, l’ultima volta (la sera del 7 ottobre scorso) si è innescata dai sovvalli dell’impianto di compostaggio in contrada Poggiarelli, nel territorio del Comune di Grammichele. I danni sono stati di migliaia e migliaia di euro. Una vicenda non nuova per Kalat.
Resta drammaticamente incancellabile quanto accadde nel luglio del 2021 col capannone della raccolta della plastica arso del tutto.
“In Sicilia si usano i roghi più delle pallottole – si raccontò in Commissione antimafia in quella torrida estate – quando c’è da contrastare avversari pericolosi o da sopprimere interessi e contenziosi”. Ancora prima, era il 2017, lo scenario non fu differente.
Un esempio virtuoso
“In questo caso, siamo riusciti a contenere gli incendi. I danni sono stati soprattutto ai materiali pronti a essere trasportati in discarica”, spiega l’amministratore unico di Kalat, Vincenzo Ciffo.
“Il nostro – prosegue – è l’unico impianto pubblico in Sicilia che tratta rifiuti dalla raccolta differenziata dei cittadini. Siamo stati un esempio virtuoso per il sud Italia. Ci riconosce tutta Italia un lavoro che va avanti da tanti anni. Cerchiamo di continuare a farlo nel miglior modo possibile ma probabilmente, tutto questo, dà fastidio o non è gradito a tutti”.
Il destino dei lavoratori
L’ultimo incendio ha interferito con la puntualità ad orologeria. Ovvero, la sera precedente all’incontro poi svoltosi regolarmente in Prefettura sul destino dei lavoratori: su di loro pende una spada di Damocle che va scongiurata entro il prossimo 31 dicembre.
“Tutto questo è stato percepito come un episodio inquietante. Per la tempestività del momento in cui è accaduto. Tuttavia, noi andiamo avanti per salvaguardare il capitale umano della società. Tutto questo è fondamentale per ripartire tutelando e salvaguardando i nostri lavoratori e le loro famiglie”.
Il finanziamento
Nel mezzo, un fatto non di poco conto. Quel finanziamento di una dozzina di milioni che rischia di generare appetiti collaterali.
“Io so solo che dobbiamo agire nella massima trasparenza. E non cambieremo traiettoria – conclude Ciffo -”. “Il finanziamento riguarda l’impianto di selezione distrutto nel 2021 e prevede un rifacimento di tutto il sito con una netta rifunzionalizzazione tecnologica.
C’è l’ambizione, tra la fine del 2026 e l’inizio del 2027, a diventare un impianto di gestione industriale importante per carta, cartone e plastica in riferimento alla raccolta differenziata”.
“Continuo a rimanere sereno ed a proseguire nel lavoro che mi è stato assegnato dai sindaci. E continuiamo a lavorare nell’interesse del nostro territorio e di gran parte della Sicilia orientale che vede nel nostro impianti di compostaggio un punto importante per la gestione dei rifiuti urbani”.