Ora, senza bisogno di raggiungere gli slanci altruistici di Sgarbi, è opportuno ammetterlo: nella fiction a puntate – di candidature, presunte promesse, quasi certi tradimenti – fra Rosario Crocetta e il Pd, a uscirne peggio è il Pd, nella sua denominazione renziana.
Quel Partito Democratico che – pure in Sicilia – ha badato all’autoconservazione, premiando i fedelissimi, con un occhio di riguardo alle future trincee, bisognose di agguerrite falangi più che di libero dibattito.
E così anche Saro è rimasto ‘gabbato’ dai renziani che non l’hanno mai amato, che pure l’hanno sostenuto, utilizzandolo come foglia di fico di un fallimento complessivo del centrosinistra, e infine abbandonato a se stesso e alla non commendevole memoria governativa che lascia in eredità. Gli stessi renziani che si sono trovati a meraviglia, per cinque anni, con un presidente politicamente inefficace: bersaglio facile sulla pubblica piazza del dissenso e compagno di inciuci nell’ora delle poltrone, degli assessorati e dei gabinetti.
Dunque, ha proprio ragione Vittorio Sgarbi, quando chiosa: “Se il motivo dell’esclusione di Crocetta è politico per i mediocri risultati del suo precedente governo, non si capisce perché debba pagare pegno solo lui, visto che nella sua giunta vi erano molti esponenti del Pd, gli stessi che oggi lo guardano quasi fosse un alieno e non uno con cui hanno amministrato e condiviso l’azione di governo”.
E il protagonista della vicenda non ha torto, quando ricorda: “Se alle regionali il Pd è riuscito a presentare le liste lo deve al fatto che mi sono ritirato. Il giorno prima della presentazione, mi chiamò Renzi perché Micari aveva deciso di non candidarsi se non si fossero ritirate le liste del Megafono. Per senso di responsabilità nei confronti del partito mi sono sacrificato: questo è il ringraziamento. Ma me lo aspettavo”.
Rosario Crocetta è stato sedotto e abbandonato in un giochino cinico e un po’ baro. Sarà stato anche il peggiore presidente di tutti i tempi, ma, nel suo fallimento, ha ricevuto l’aiuto corposo di coloro che adesso gli voltano le spalle.