"Salemi, è stato un fallimento | La minaccia è l'antimafia" - Live Sicilia

“Salemi, è stato un fallimento | La minaccia è l’antimafia”

Sgarbi a tutto campo
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“La mia esperienza a sindaco di Salemi si conclude qui e la considero  un fallimento. I prossimi atti saranno solo di semplice amministrazione”. È deluso Vittorio Sgarbi che, nel corso della conferenza stampa all’Hotel Wagner, a Palermo, ha parlato dell’inchiesta denominata “Salus iniqua” e della sua relazione con l’ex deputato regionale democristiano Pino Giammarinaro. “Non mi ricandiderò alla carica di sindaco e in attesa di concludere il mio mandato rinnoverò integralmente la giunta”, afferma. E rilancia: “La mafia a Salemi non esiste e quello che viene definita come tale sono solo fossili”.

Il riferimento è proprio a Giuseppe Giammarinaro, per anni sottoposto alla sorveglianza speciale dopo un’indagine per mafia e destinatario di una misura di sequestro per 35 milioni di euro per avere gestito, attraverso prestanome, il sistema della sanità nel Trapanese. E sarebbe sempre Giammarinaro che, secondo gli investigatori, avrebbe cercato di influenzare consiglieri e
assessori comunali a Salemi, indirizzare direttive su capitoli di spesa e imporre nomine di funzionari, al punto da essere indicato come il “sindaco-ombra”. Accuse che Sgarbi rispedisce dritte al mittente: “Chiamare occulta la presenza di Giammarinaro, che invece era assolutamente trasparente, è un volere mistificare la realtà, è una minaccia alla democrazia. Giammarinaro non ha mai avuto un ruolo attivo, né politico né amministrativo, sul Comune di Salemi, se non quello consentitogli dalla maggioranza di consiglieri che, in suo nome e con la sua organizzazione politica, furono eletti in consiglio comunale. La democrazia è anche questo”.

Ora si vogliono fare riemergere i fantasmi di un passato che non corrisponde alla realtà politica attuale di Salemi, gettando fango su tutte le iniziative che in questi due anni hanno fatto parlare della città in termini positivi su tutti i giornali”. Quindi aggiunge: “Questa inchiesta insinua, in modo suggestivo, cose che non esistono. Sono stati spesi soldi pubblici per spiarmi, intercettarmi, seguirmi. Non mi sento minacciato dalla mafia, che non c’è, ma dall’antimafia. E da oggi, oltre a me, parleranno i miei legali”.


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