CATANIA – “Il golfo di Catania ha registrato numeri negativi rispetto a Castellammare e Patti. Ma ci rassicura sapere che potrà avere un nuovo piano di gestione. Questo nel rispetto della fauna, consentendo ai pescatori di Catania di rimettersi in regola”. Lo ha detto l’assessore regionale all’Agricoltura, Luca Sammartino presentando la “Rete 3 Golfi – 35”, stamani nel capoluogo etneo.
Un piano progettato per fissare delle regole precise sulla pesca a strascico e costruire modelli di pesca sostenibili, condivisi e integrati. E che mira, inoltre, a monitorare lo stato di salute dei nostri mari. Questo attraverso attività di ricerca condotte a bordo delle imbarcazioni che praticano l’attività a strascico.
I tre golfi
Catania, Castellammare e Patti, dunque. Un progetto articolato pensato per mettere assieme le istanze dei lavoratori del mare. E farle coincidere con le aspettative della comunità scientifica e l’iniziativa del decisore politico. “La preziosa sinergia tra pescatori e ricercatori – ha detto ancora Luca Sammartino – è il valore aggiunto di un progetto di studio certosino che ci consentirà di tracciare un percorso di sviluppo. E formulare dei piani di gestione che tengano conto delle specificità socio-ecologiche dei golfi”.
“Un’attività – ha aggiunto il vicegovernatore – da supportare e rilanciare per salvaguardare l’ambiente marino. E per consentire ai portatori di interesse strumenti e azioni replicabili per la creazione di una rete integrata. Questo per il monitoraggio e la produzione di un modello regionale di gestione innovativa, sostenibile e socialmente accettabile delle risorse e degli ecosistemi marini da mantenere e implementare nei prossimi anni. Una strada innovativa che la Regione Siciliana intende perseguire”. Sammartino ne è certo: si tratta di un “piano che farà scaturire altri studi e altri approfondimenti e metterà fine all’abusivismo”.
Il metodo di lavoro
Il progetto “Rete 3 Golfi – 3G” ha avuto operativamente inizio nell’ottobre del 2022. In un anno i ricercatori dell’Università degli Studi di Palermo e della sede siciliana Sicily Marine Centre della Stazione Zoologica “Anton Dohrn” a bordo di pescherecci hanno lavorato con i pescatori dei tre golfi (per più di 1200 ore). I pescherecci sono stati trasformati in vere e proprie navi di ricerca.
Al loro interno sono state realizzate analisi del pescato e raccolti campioni. L’obiettivo è lo studio delle specie marine che popolano i sedimenti dei fondali e la colonna d’acqua da 10 a 560 metri di profondità.
Gli strumenti
Sensori hi-tech sono stati installati per la misura di dati di temperatura ed ossigeno disciolto dei mari. In laboratorio sono state censite oltre 120 specie di organismi marini. Sono stati dissezionati, pesati e misurati oltre 60.000 pesci. Raccolti e filtrati più di 1350 litri di acqua di mare sottoposta ad analisi chimiche e biochimiche. Setacciati circa 3000 litri di sedimenti marini sottoposti ad analisi biochimiche, fisiche, tessiturali e della fauna che li abita.
La collaborazione attiva con i Co.Ge.P.A. ha permesso di utilizzare strumenti di raccolta di dati socioeconomici. E di integrare la conoscenza associata all’esperienza diretta e storica dei pescatori che vivono il mare dei tre golfi. Ai cambiamenti in corso ed i possibili conflitti legati ad altre attività umane.
Gli esperti
“Il Progetto Rete 3 Golfi ha permesso di porre l’accento sull’importanza del monitoraggio della biodiversità che supporta le risorse alieutiche. Sottolineando come la biodiversità degli ecosistemi marini, e dei 3 golfi nel caso specifico, sia alla base dello sviluppo delle comunità che vi si affacciano”.
Lo ha spiegato uno dei due coordinatori del progetto Gianluca Sarà, professore ordinario di Ecologia dell’Università di Palermo. Sarà è responsabile del laboratorio di Ecologia del dipartimento di Scienze della terra e del mare.
“Il monitoraggio di zone di tutela biologica come quelle pensate negli anni 90 per i 3 golfi, non può essere circoscritto nel tempo. A differenza di quanto è stato fatto negli ultimi 30 anni. Nè, ancor peggio, occasionale. Ma deve essere esteso nello spazio e nel tempo per poter assicurare la raccolta di dati in continuo”.
L’innovazione
Maria Cristina Mangano, ricercatrice della sede siciliana – Sicily Marine Centre – della Stazione zoologica “Anton Dohrn” di Napoli, ha posto l’accento sugli aspetti innovativi dell’attività condotta. “Tra le innovazioni realizzate dal progetto – ha detto – a mio parere la più interessante, per le marinerie coinvolte e per noi ricercatori, consiste nella creazione di una nuova, solida ed efficace interfaccia di dialogo tra ricercatori e pescatori“.
“I ricercatori – ha argomentato Mangano – sono riusciti, attraverso un capillare e continuo trasferimento di conoscenza ai pescatori, a rendere loro i protagonisti della raccolta di dati e conoscenza associata”.
“Il progetto 3G, assieme a diversi altri progetti, è la dimostrazione – ha commentato il Dirigente Generale del Dipartimento Regionale della pesca mediterranea Alberto Pulizzi – che la Regione Siciliana sta lavorando in maniera attenta e minuziosa a salvaguardia dell’ambiente marino. E alla salvaguardia dei pescatori siciliani. Essi sono il volano principale dell’intero settore ittico regionale rappresenta oltre il 20% di tutta la pesca italiana”.