San Benedetto il Moro, primi interventi per il recupero dei tesori

San Benedetto il Moro, primi interventi per il recupero dei tesori FOTO

Un tetto provvisorio al posto di quello distrutto dalle fiamme

PALERMO – Alle spalle del convento i segni dell’incendio si vedono ancora: la terra è nera, i tronchi degli alberi bruciacchiati alla base, perfino il cipresso secolare di san Benedetto il Moro è stato lambito. La natura fa fatica a riprendersi dalle fiamme che lo scorso 25 luglio hanno avvolto Palermo e in particolare la chiesa di santa Maria di Gesù, alle porte della città, andata distrutta sotto gli occhi attoniti degli abitanti della borgata e dei francescani che da quasi 600 anni vivono ai piedi del monte Grifone.

San Benedetto e santa Rosalia

“Ci aspettavamo che il pericolo venisse da dietro e invece…”, dice il guardiano fra’ Vincenzo Bruccoleri che è stato fra i primi a mobilitarsi per evitare che le fiamme distruggessero la struttura con i suoi tesori. Uno sforzo corale che non è bastato a salvare la chiesa: le fiamme sviluppatesi sulla montagna alle spalle del convento lo hanno praticamente “saltato”, arrivando alla parte anteriore, forse a causa del vento, e finendo sul tetto della chiesa che è andato perduto insieme ad alcune opere d’arte, mentre altre potranno essere recuperate. Le reliquie di san Benedetto, co-patrono della città, sono state portate al sicuro insieme a quelle del beato Matteo da Agrigento che fondò il centro: saranno pulite e ricomposte da alcuni esperti. “Speriamo facciano presto – continua fra’ Vincenzo -. L’anno prossimo celebreremo i 500 anni dalla nascita di san Benedetto e i 400 dalla peste da cui Palermo fu salvata grazie a santa Rosalia: sarebbe bello poter esporre le reliquie di Benedetto in un luogo centrale e accessibile a tutti, creando una connessione fra patrona e co-patrono”.

La raccolta fondi

L’evento è stato drammatico ma ha avuto, paradossalmente, anche un merito: quello di far riscoprire ai palermitani il convento e con esso il “Moro”. Un affetto e una devozione che la città sta manifestando anche plasticamente: la raccolta fondi avviata dai frati e sostenuta anche dal nostro giornale ha già raccolto circa 100 mila euro che serviranno per ricostruire la chiesa. Al momento è stata completata la messa in sicurezza: gli operai da quasi due mesi sono al lavoro, dopo che i vigili del fuoco sono intervenuti sulle parti più pericolanti.

Un nuovo tetto

Il tetto di legno è stato sostituito da uno provvisorio in lamiera che si sorregge non sulle mura ma su alcuni pali, con una struttura che ha anche evitato la possibile caduta delle campane. “Il comune di Palermo è il proprietario della chiesa e del convento – dice Bruccoleri – e quindi si è occupato di questa fase. Adesso la Soprintendenza si dedicherà al recupero del patrimonio artistico e storico che è stato danneggiato, grazie a qualche finanziamento regionale, anche se l’obiettivo è ricostruire la chiesa”. Un obiettivo ambizioso e che non sarà neppure troppo economico: i francescani sperano nell’aiuto sia delle istituzioni che dei privati.

“Salviamo il cipresso secolare”

“San Benedetto è riuscito a entrare nel cuore di tanta gente – aggiunge fra’ Vincenzo -. Lui era uno che parlava poco ma lasciava il segno: per il processo di canonizzazione intervennero perfino i re di Spagna, le cui statue sono ai Quattro Canti. Era ed è un santo della città”. Secondo la leggenda, dal suo bastone nacque il cipresso che si erge sulla montagna e che secondo alcune analisi avrebbe circa 500 anni: le fiamme lo hanno danneggiato e i volontari lo innaffiano a mano, trasportando bidoni e bottiglie d’acqua. “Non abbiamo i mezzi per poterlo irrigare in altro modo – dicono i frati – e nessuna istituzione se ne cura: speriamo nelle piogge invernali”.

La biblioteca scampata al pericolo

La vita nel convento nel frattempo è ripresa a pieno ritmo: le Messe vengono celebrate nel salone parrocchiale che una volta era un refettorio. “Non ci siamo mai fermati se non i primi due giorni – dice Bruccoleri, mentre dalla terrazza guarda la montagna bruciacchiata –. E per fortuna l’incendio non ha colpito la biblioteca, sarebbe stato drammatico”. Già, perché fra i tesori di santa Maria di Gesù c’è perfino un fondo composto da migliaia volumi: alcuni risalgono al 1400, altri più moderni, catalogati negli anni da alcuni addetti della Biblioteca regionale. “Durante la pandemia ci siamo dedicati a sistemare quelli più recenti – spiega fra’ Vincenzo -. A volte vengono studiosi, altre volte ci contattano semplici appassionati. Santa Maria di Gesù ha molto da offrire e tanti adesso lo stanno scoprendo”.


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