Sanità, l'ospedale Cervello e la chiusura tra le polemiche

Sanità, il ‘pasticcio Cervello’: i veleni e le polemiche

Il pronto soccorso. Lo scontro. La lettera di Mario La Rocca.

Nei suoi primi giorni da assessore alla Salute, Giovanna Volo (nella foto) aveva mostrato chiarezza di intenti. “Bisognosa di assistenza e di grande attenzione”, così definì la sanità siciliana, in una chiacchierata con LiveSicilia.it. “Io – disse – sono il primo assessore igienista, questa è una caratteristica che percepisco essere molto apprezzata. E ho una formazione specifica per i problemi dell’organizzazione che ho maturato nel corso degli anni”. Poi, aggiunse, da figura esperta di quel mondo, riferendosi ai suoi ex colleghi: “Parlerò il loro stesso linguaggio e condividerò i progetti e le intuizioni migliori. Non sono un’estranea”. Posizioni nette che, dietro il garbo, lasciavano intendere una conferma sostanziale: tanti, infatti, parlavano (e parlano) dell’assessore come di una persona capace di determinazione, in grado di accettare i conflitti, ove necessario. Ma è certo che la stessa dottoressa Volo avrebbe preferito un contesto meno complicato di quello che sta, consapevolmente, affrontando.

Il ‘pasticcio del Cervello’

Il dossier più scottante, al momento, è quello del pronto soccorso dell’ospedale ‘Cervello’ di Palermo che chiuderà per la ristrutturazione e per un periodo lungo – si sussurra – di circa un anno. Immediatamente, è stato lanciato l’allarme sulla tenuta dell’urgenza – lo hanno sottolineato i sindacati – affidata soltanto a Villa Sofia, per una vasta area geografica della città. L’azienda ha fatto sapere che, grazie a rimodulazioni e ampliamenti, i livelli di assistenza non saranno toccati. In prima battuta è intervenuto anche il presidente della Regione, Renato Schifani, promettendo la stessa cosa.

Schifani: ecco la soluzione

Il governatore ha parlato una seconda volta. “È stata trovata in tempi rapidissimi una soluzione utile per consentire la chiusura per ristrutturazione del pronto soccorso dell’ospedale ‘Cervello’, senza che questa gravi sulle altre aree di emergenza  dell’area metropolitana di Palermo – si legge in una nota di Palazzo d’Orleans -. ‘Abbiamo ragionato con i soggetti coinvolti – ha dichiarato Schifani – al fine di costruire e programmare un sistema coordinato che non rechi in questa circostanza alcun pregiudizio al diritto all’assistenza e alla salute dei cittadini’. Nello specifico, durante i lavori al ‘Cervello’, il pronto soccorso di Villa Sofia potrà avvalersi di un notevole incremento di superficie operativa, comprendendo tutto il Padiglione Biondo (circa 1000 mq), con grandi benefici per l’emergenza sanitaria. Inoltre, il temporaneo accorpamento, consentirà l’apertura di altre due postazioni di visita e cura e il Triage avanzato con presenza medica. Inoltre, i lavori di ristrutturazione del pronto soccorso dell’ospedale ‘Cervello’ non saranno avviati almeno sino a quando non sarà aperta e messa a regime la nuova area di emergenza, potenziata e riqualificata, del Policlinico di Palermo, prevista per il prossimo 27 febbraio”.

Nel frattempo, si stanno studiando varie soluzioni operative. Nei locali del ‘Cervello’ potrebbero essere comunque presenti degli infermieri, con una ambulanza disponibile, per soccorrere e valutare chi si recasse lì con un mezzo proprio, ignaro della chiusura.

La spaccatura nella sanità

Si tratterà comunque di un passaggio non semplice e, soprattutto, non è affatto detto che sarà temporaneo, limitato, cioè, al periodo della ristrutturazione. Le polemiche, ovviamente, come la divisione tra favorevoli e contrari, non mancano. “La chiusura del pronto soccorso dell’ospedale Cervello e il suo trasferimento a Villa Sofia è inevitabile perché mancano i medici e perché va ristrutturato. Ne condividiamo anche il modello organizzativo, probabilmente l’unico possibile per ottimizzare la risposta clinica e le risorse umane, che sono stremate. Resta il nodo drammatico della carenza di medici e sanitari come ribadiamo da anni e che sembra uscito fuori da qualsiasi dibattito, programma elettorale e di governo. Si continua a parlare di Pnrr solo in termini di investimenti strutturali e tecnologici, non una riga nel piano e mai una parola sul numero insufficiente di medici e sanitari, che sono i destinatari di un radicale cambiamento. E non sembrano esserci correttivi all’orizzonte”. Così il presidente dell’ordine dei medici di Palermo Toti Amato, consigliere nazionale della Fnomceo.

E il direttore del trauma center di Villa Sofia, Antonio Iacono conferma: “Villa Sofia beneficia di ben 1000 mq di superficie operativa, il fabbisogno è di 32 medici ma sono solo in 14. Al pronto soccorso del Cervello servirebbero 26 medici, ma ce ne sono appena 10. A marzo, quando saranno unificati i due ps adulti e contestualmente tornerà al ‘Cervello’ il pronto soccorso pediatrico, l’ortopedia pediatrica e la pediatria, l’ospedale si trasformerà in vero polo materno infantile insieme agli altri servizi di ostetricia, ginecologia e neonatologia che già l’ospedale eroga. In questo modo non solo saranno ottimizzati risorse umane e percorsi clinici, ma potranno essere recuperati nuovi posti letto che oggi scarseggiano”.

Favorevoli e contrari

Dunque, i medici sembrano favorevoli, come risulta anche da un nostre breve sondaggio, telefonata dopo telefonata. Altri sono di differente avviso. La Fials Palermo, per il prossimo 23 febbraio, ha organizzato una assemblea con annesso sit-in. “La situazione delle aree di emergenza è già critica – scrivono Giuseppe Forte, Antonio Ruvolo e Giovanni Cucchiara – e non potrà che peggiorare in città considerato che resterà attivo solo il pronto soccorso di Villa Sofia, che inevitabilmente subirà un sovraccarico di accessi”. Il sindacato “prende atto positivamente della sensibilità mostrata sulla vicenda da parte del presidente della Regione, Renato Schifani e non può che concordare sulla necessità di evitare, con tutti i mezzi a disposizione, che si creino gravi disservizi”.

Addii e veleni

Del resto, è un mondo difficilissimo, quello della sanità, attraversato anche da lotte senza quartiere, rincorse e veleni. Di una simile difficoltà è verosimile testimonianza una lettera interna di commiato dell’ingegnere Mario La Rocca, ex uomo forte, proprio della sanità, transitato ai beni culturali. Una missiva in cui si rivendicano i risultati raggiunti, chiamando in causa ‘intemperanti aggressioni’ e un clima tutt’altro che sereno. (Roberto Puglisi)


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