Sanità, chiusa l'indagine Aspide sull'Asp di Trapani - Live Sicilia

Sanità e affari, chiusa l’indagine Aspide che scosse la politica trapanese

I nomi dei coinvolti nel terremoto che ebbe come epicentro l'Asp (nella foto)
L'INCHIESTA
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TRAPANI – L’indagine sulle presunte corruzioni dentro l’Asp di Trapani è giunta al capolinea. La Procura di Trapani, che coordina l’inchiesta condotta dalla guardia di finanza denominata ‘Aspide’, ha infatti notificato l’avviso di conclusione delle indagini a 14 degli originari 17 indagati.

Per tredici scattarono le misure cautelari applicate dal gip Brignone, su richiesta dei pm Morri e Urbani. L’atto della Procura prelude alla richiesta di rinvio a giudizio.

L’inchiesta sulla sanità trapanese

Il provvedimento riguarda l’ex manager dell’Asp Fabio Damiani (protagonista di un’altra eclatante indagine legata alla sanità palermitana), alcuni super dirigenti come l’ex direttore sanitario Gioacchino Oddo, il direttore di un’altra branca sanitaria, il centro di salute, Antonio Sparaco, e il primario ospedaliero Carlo Gianformaggio.

La politica trapanese sotto indagine

Di mezzo anche politici. L’attuale presidente del consiglio comunale di Trapani, Anna Lisa Bianco, eletta con una lista civica vicina all’assessore regionale Mimmo Turano, indagata per il concorso al quale risultò vincitrice. C’è anche un altro consigliere comunale, Gaspare Gianformaggio, figlio di Carlo, capogruppo FdI a Trapani, sempre per aspetti legati all’assunzione di personale all’Asp. In elenco un consigliere comunale di Mazara del Vallo, Giovanni Iacono Fullone, fornitore di servizi di sanificazione per l’Asp.

Le accuse ipotizzate

I reati ipotizzati, a vario titolo, sono corruzione, induzione indebita a dare utilità, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, truffa a ente pubblico, frode nelle pubbliche forniture, falsità ideologica e materiale commessa dal pubblico ufficiale, rivelazione di segreti d’ufficio, favoreggiamento personale e false attestazioni di presenza in servizio. Tra le contestazioni anche un rapporto sessuale in cambio del favore del rinnovo di una patente, caso contestato all’ex direttore Oddo e alla donna che si è sottratta alla denuncia.

Avviso di conclusione delle indagini anche per altri dipendenti Asp: Antonella Federico, Valentina Cruciata, Attilio Giuseppe Bonavires, Antonina La Commare, il medico Ranieri Candura, e il direttore di un laboratorio di analisi, Bartolomeo Gisone.

Solo tre dei diciassette indagati non sono compresi nell’avviso di chiusura delle indagini. Le loro posizioni risultano stralciate. Sono la ritenuta deus ex machina di molti degli episodi corruttivi contestati, l’ex provveditore dell’Asp Maria Pia Messina e il compagno di lei, Albetto Adragna, noto dentista trapanese, per anni ai vertici dell’ordine anche con incarichi nazionali, finito indagato per la violazione delle norme anti-Covid. Nell’avviso di conclusione delle indagini i magistrati danno atto che si tratta di posizioni “giudicate separatamente”, cosa che prefigura riti di giudizio alternativi. Stessa cosa un altro funzionario Asp, Nicola Ganci.

Il business della sanità

Corruzione, malasanità e politica affaristica. L’ultima fotografia che tocca l’Asp trapanese nel tempo al centro anche di altri scandali. Nell’indagine ‘Aspide’ sono finiti gli affari riguardanti l’acquisto di materiali per le terapie intensive e le sanificazioni, all’epoca del Covid, ma anche tanti altri aspetti della quotidiana vita della sanità pubblica.

L’Asp e gli affari

Le cimici piazzate dentro gli uffici hanno mostrato il verminaio affaristico che regnava dentro l’Asp di Trapani, dai concorsi truccati per dirigente e collaboratori di alto grado ai medici che nascondevano di aver preso il Covid, o ancora i camici bianchi che risultavano assenti dall’ufficio per servizio e invece erano in giro per officine meccaniche e ferramenta a sbrigare affari propri.

Dopo l’esecuzione delle misure cautelari, via via le decisioni del Tribunale del riesame hanno toccato i provvedimenti presi dal gip, ma non è risultato intaccato l’impianto accusatorio. La Procura oggi insiste nella sua tesi di accusa: l’indagine della guardia di finanza ha fatto emergere un collaudato meccanismo di “addomesticamento” e “manipolazione” di procedure di gara, pubblici concorsi e affidamenti di incarichi dirigenziali all’interno della struttura sanitaria trapanese attuato, in un contesto collusivo e secondo una logica clientelare.

Le indagini furono avviate sulla regolarità di un bando di gara indetto dall’Asp di Trapani per la fornitura di attrezzature sanitarie necessarie per fronteggiare l’emergenza sanitaria da Covid-19 da destinare ai reparti di terapia intensiva, appalto finito aggiudicato all’Althea Italia.

Le microspie poi hanno raccolto altro. Dalle procedure di affidamento di forniture per i servizi sanitari all’assunzione di personale dirigente e amministrativo all’Asp di Trapani, concorrenti al concorso risultati vincitori grazie alle domande passate sottobanco e in qualche caso oltre alle domande anche le risposte da dare per evitare di sbagliare. Aragoste, gamberoni, scampi e pesci pregiati in cambio dei favori resi.

Ma il fine di tutto, comune denominatore che lega gli indagati, non saebbe stato quello di nutrirsi con la corruzione, quanto di emergere come soggetti in grado di gestire la sanità pubblica. Ciascuno poi trovava qualcosa da poter guadagnare.

L’inchiesta non è chiusa

L’avviso di conclusione delle indagini però tradisce che l’inchiesta non è del tutto conclusa. Il provvedimento, che reca la firma del procuratore della Repubblica Gabriele Paci e dei magistrati Sara Morri e Francesca Urbani, presenta infatti delle parti che sono state coperte da omissis. Per qualcuno che riteneva di essere rimasto fuori dall’indagine, non è ancora tempo di poter tirare un sospiro di sollievo.

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