CATANIA – Secondo la Dda di Catania, Grazia Santapaola, cugina del boss Nitto e moglie di Turi Amato arrestata appena pochi giorni fa in un’operazione del Ros, economicamente stava bene. Eppure nel 2022 ha ricevuto sussidi sociali per un totale di 5 mila euro. Secondo l’ordinanza del gip, manteneva un tenore di vita superiore rispetto alle le sue modeste entrate. Del resto, secondo alcuni pentiti, sarebbe stata la “cassiera del gruppo”. Per altri, avrebbe gestito autonomamente il pizzo.
Ma c’è un episodio in particolare a far propendere gli investigatori per una capacità economica spropositata della donna. A maggio dell’anno scorso, una videocamera installata per l’inchiesta ha ripreso l’arrivo di due persone. Sono arrivati a bordo di scooter e i carabinieri non sono riusciti a identificarli. Sta di fatto che a casa hanno trovato Santapaola con una familiare. Giunti dentro, hanno avuto un breve dialogo. Uno dei due si sarebbe messo a contare soldi.
L’associazione mafiosa e le parole del gip
Numerose banconote, verosimilmente tutte dello stesso taglio. Dopo aver consegnato i soldi, i due uomini sono ripartiti. Questo non senza che prima Grazia Santapaola dicesse loro: “State attenti quando uscite”. Parole da “zia” che si preoccupa – Zia Grazia la chiamano anche alcuni pentiti – ma le accortezze che richiede, evidentemente, sono più che altro esigenze di autotutela.
L’arrestata è accusata di associazione mafiosa. E a suo carico la Procura ha posto numerose intercettazioni che svelerebbero il suo ruolo. Tanto che il gip Anna Maria Cristaldi, nell’ordinanza, scrive che sussiste “un pericolo quanto mai concreto ed attuale di prosecuzione delle attività criminose”.
La “professionalità a delinquere”
“Tenuto conto della sua personalità e del contesto in cui ha operato per un apprezzabile lasso di tempo”, Grazia Santapaola avrebbe “certamente dimostrato una qualificata professionalità a delinquere e conseguentemente un grado di pericolosità sociale talmente elevato, da poter essere tutelato in concreto esclusivamente con la misura cautelare della custodia in carcere”. Anche il braccialetto elettronico, secondo il gip, non basterebbe.
Gli scontri tra i Santapaola e gli altri gruppi
Del resto, secondo il gip, lei sarebbe intervenuta ripetutamente negli affari di mafia. O per la “risoluzione di situazioni critiche”. A un certo punto, sarebbe nato un contrasto tra il clan Nardo e alcuni esponenti della famiglia. Avrebbe difeso suo figlio Francesco Santapaola, detto “Ciccio cammarata”, già reggente operativo della famiglia sin da quando il padre ha iniziato a essere detenuto. O per gli scontri che ebbe con Christian Paternò, già responsabile del gruppo mafioso San Giovanni Galermo.
O nel conflitto che, nel 2023, vide i Santapaola Ercolano, in particolare il gruppo della Stazione, contrapposti al Clan Cappello e che portò al fermo eseguito dai carabinieri nel blitz “Leonidas”. Anche in quel caso, lei si sarebbe mossa in difesa dell’onore della famiglia. Adesso per gli inquirenti lei ha travalicato il ruolo di secondo piano in passato esercitato all’interno della famiglia di cosa nostra, per diventare in prima persona portatrice degli interessi dell’associazione. E in particolare del clan degli Ottantanapoli.

