Savarino: "Il voto in aula? Un fatto politico grave" - Live Sicilia

Savarino: “Il voto in aula? Un fatto politico grave”

La portavoce di Diventerà Bellissima si toglie qualche sassolino dalla scarpa.

PALERMO – “Ci sta lo scarso feeling personale, ci sta il malpancismo dentro le coalizioni, ci sta anche l’antipatia. Ma i deputati che invece di votare secco hanno spostato preferenze verso il candidato dell’opposizione, sono ingiustificabili. Se avevano qualcosa da dire a Musumeci, avrebbero dovuto dirglielo faccia a faccia, invece di pugnalarlo con simili giochetti di palazzo. Se ne sarebbero giovati anche la chiarezza e la comunicazione, e quel dialogo che alcuni invocano”. Giusy Savarino, portavoce del partito del presidente della Regione, Diventerà Bellissima, li giudica così, quei sette voti in più in Ars andati al pentastellato Nuccio Di Paola, che hanno relegato il presidente della Regione al terzo posto nel novero dei grandi elettori per il Quirinale: “Giochi di palazzo, messaggi intimidatori. E non solo e non tanto a Musumeci, ma in molti casi agli stessi assessori di proprio riferimento, magari appartenenti allo stesso partito”.

Miccichè definisce l’accaduto una caduta istituzionale ma al contempo sottolinea il valore di messaggio al presidente della Regione, causato da legittima insoddisfazione di parti della maggioranza.

“Non è un incidente, ma un atto puramente politico che porta con sé conseguenze politiche. E un messaggio, sì, che però ha anche una lettura precisa. La mia lettura personale è relativa, conta più quella del presidente Musumeci. A me spetta l’analisi del voto d’Aula: non è grave affatto che ci siano stati voti singoli, ci può stare, è successo per lo stesso Miccichè come per Musumeci. Grave è, invece, che sette voti siano stati dirottati verso il nome d’opposizione. Questo è il fatto politico grave, molto oltre il malpancismo naturale. I fatti hanno conseguenze”.

Quali sono secondo lei?

“Definirle politicamente è compito di Musumeci. Certo, nessuno può pensare, dopo l’accaduto, di derubricare a incidente en passant”.

Lo stesso presidente dell’Ars riconosce lo sfregio istituzionale prodotto da questo voto. Però non nasconde i disagi, alla voce mancanza di contatto con la base di maggioranza e di dialogo.

“Bene. ma non è questo il modo di recapitare richieste di ascolto. Voleva essere una sorta di furberia, un giochetto di palazzo”.

Dunque quelle istanze, diciamo, malpanciste, meritano o no attenzione?

“Se nel mio ruolo istituzionale ho delle rimostranze, le porgo o nelle sedi istituzionali, o con gli assessori di riferimento, in ogni caso in modi corretti. E ce ne sono, colleghi di maggioranza che questa correttezza ce l’hanno. Quello che non è accettabile, è che con il voto segreto si tenti di incrinare il rapporto di fiducia fra l’Assemblea e il presidente della Regione. E con il suo governo…”.

Quindi niente, o meglio non tutto, di personale?

“Esattamente. Quei mal di pancia sono spesso nei confronti degli assessori dei propri stessi partiti. Questo è il senso dell’azzeramento della giunta. Un corto circuito che va oltre il rapporto con il presidente e che consuma in Aula disagi che invece nascono e crescono dentro le singole forze politiche. Un po’ l’uno, un po’ l’altro movente: corto circuito, appunto”.

E adesso che succede?

“Se si riesce, come auspico, a ricucire il rapporto di fiducia fra Musumeci e Ars, sarà possibile continuare pure con un altro assetto della squadra di governo. Se no, le conseguenze saranno altre”.

Tipo rottura a dieci mesi dalle elezioni? Non sarebbe un bel vedere.

“Un classico, invece, dell’ultimo anno prima delle elezioni – accade anche nei Comuni – per qualcuno che voglia arrivare alle urne con assessori e una giunta che più assomigli ai contesti elettorali, dunque alle assemblee rappresentative. Del resto il governo Musumeci ha cambiato pochissimi assessori, i mal di pancia sono nell’ordine delle cose”.

Però fra Musumeci e i suoi assessori fila tutto liscio? O no?

“Per quanto ne so, ha ottimi rapporti con tutti. Gli dispiace cambiare, anche per i forti rapporti umani che si sono creati con molti. Ma quando si capisce che si è incrinato il rapporto di fiducia con il Parlamento, non resta che ricostruirlo dando un nuovo assetto per l’ultimo scorcio di legislatura”.

Miccichè dice anche che ci sono grossi problemi con la gestione dell’assessorato alla Salute.

“Non ho bisogno di difendere nessuno, mi creda. Dico solo che in questo momento di pandemia le cose non potevano e non possono essere gestite meglio”. 


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