"Scambio di favori e soldi pubblici" | L'intrigo dell'ex assessore - Live Sicilia

“Scambio di favori e soldi pubblici” | L’intrigo dell’ex assessore

Nuovi retroscena dell'inchiesta dei pm di Firenze, partita dall'Anas e sbarcata  in Sicilia.

PALERMO – C’è anche un presunto scambio di favori tutto siciliano nell’indagine della Procura di Firenze. Nel “piano criminoso”, così viene definito, i pm toscani che indagano sugli appalti Anas inseriscono l’affare per la costruzione di un residence a Sambuca di Sicilia in provincia di Agrigento, ma anche i contributi per la ristrutturazione di alcune aziende agrituristiche nel Palermitano.

Ester Bonafede e Carmelo Carrara, marito e moglie – ex assessore regionale lei, ex magistrato e avvocato lui – vengono indicati come soci occulti della Coretur Viaggi e Turismo, di cui Giuseppe Cassarà è il referente ufficiale.

Sarebbero stati loro a “istigare” Anna Maria Piera Spanò, dirigente regionale del Servizio incentivi alle aziende del settore turistico a “rimuovere ogni ostacolo procedimentale per l’erogazione di un contributo a fondo perduto da parte della Regione siciliana, di due milioni di euro, in favore di Cassarà”. Cassarà che, “per conto dei soci occulti” Bonafede e Carrara, si era impegnato con l’amministrazione di Sambuca di Sicilia ad utilizzare i soldi pubblici per realizzare i 26 appartamenti del complesso turistico. Investimento complessivo: quattro milioni di euro. In cambio Spanò avrebbe ottenuto da Cassarà per sé e per un broker assicurativo, “persona a lei vicina”, la promessa di stipulare una copertura assicurativa per i rischi sui lavori con “un premio eccessivamente oneroso così favorendo il broker”. Una promessa “non realizzata – annotano gli investigatori – anche a seguito delle ulteriori pressioni di Bonafede sulla Spanò”.

Bonafede e Carrara, a loro volta, avrebbero ricevuto in ambio la nomina dell’ex assessore e architetto come direttore dei lavori del complesso turistico e avrebbero fatto in modo che l’appalto venisse affidato alla Infrarec srl, società riconducibile al gruppo dell’imprenditore Marcantonio Pinto Vraca, pure lui sotto inchiesta e coinvolto nella presunta gestione illecita di alcuni appalti banditi dall’Anas di Firenze. Bonafede e Cararra, si legge nel decreto di perquisizione nei confronti di Carrara, “ottenevano altresì quale ulteriore profitto dell’operazione la futura realizzazione a loro favore di due unità immobiliari fra quelle previste nel progetto”.

C’è poi un capitolo dell’indagine toscana che riguarda le false fatture che vede indagati Bonafede, Vraca e un altro imprenditore, Gianfranco Recupero. Ad emettere le fatture sarebbero state Scae e Stradalia srl. L’obiettivo era gonfiare i costi sostenuti da alcune società gestite da Bonafede e Carrara che si sono occupate della ristrutturazione di tre strutture agrituristiche a Sambuca, Gangi e Petralia Soprana. Di fatto, secondo l’accusa, le fatture servivano per “fare apparire come realmente eseguiti” lavori edili per 400 mila euro e intascare indebitamente i finanziamenti regionali. Gli inquirenti sono certi che Pinto Vraca avrebbe fatto pervenire a Bonafede, attraverso conti correnti a lui direttamente o indirettamente riferibili, i soldi necessari per pagare le false fatture. False perché “emesse per prestazioni mai eseguite o eseguite solo in parte” e, nel caso di Petralia, “con l’utilizzo di lavoratori non regolarmente assunti”.

L’ex assessore ha smentito le accuse. In una nota ha detto di non avere avuto alcun rapporto con le persone indagate. Neppure con il funzionario regionale. E ha aggiunto di “essere stata nominata direttore dei lavori per la realizzazione dell’albergo di Sambuca solo a dicembre del 2016”. Carrara, che ieri ha ricevuto la visita delle forze dell’ordine, ha scelto di difendersi facendo delle dichiarazioni spontanee al pm. A casa dei coniugi e negli studi professionali dell’avvocato hanno cercato la documentazione che confermerebbe la natura illecita dei rapporti con una serie di società. “Carrara ha assunto la difesa della Scae dopo che lo scandalo era già emerso – ha replicato il suo legale, l’avvocato Nino Caleca – e si è limitato a prestare solo ed esclusivamente la sua attività professionale”.


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