Scappa di casa per le botte del padre | Un conducente lo trova: dormiva sul bus - Live Sicilia

Scappa di casa per le botte del padre | Un conducente lo trova: dormiva sul bus

Accade, a volte, che l’unico modo per avere un’identità sia perderla. E che l’unico modo per avere una casa sia abbandonarla. E accade, spesso, che la decisione drammatica, che la scelta comunque bruciante tra perdere e tenere, tra lasciare e restare, debba essere presa da chi quell’identità e quella casa debba averla di diritto. Inviolabile. Intoccabile.
Accade, a Palermo come altrove, in un quartiere come Brancaccio o in un altro, che un ragazzino di 14 anni decida di scappare di casa per le botte del padre. Violento educatore alla violenza. Calci, pugni, cinghiate. Questo il menu fisso delle giornate del giovane palermitano. Di lui, come di altri. Di tutti quelli a cui hanno fatto credere che per avere un’identità bisogna perderla. Squagliarla come biscotti nel latte.
O tramutarla in un’immagine camaleontica e clonata. Uguale agli altri, per scomparire, piano. Come il sedile di un autobus. Un sedile come gli altri, uguale agli altri. Di un autobus come un altro, uguale a ogni altro. Come se dentro le vite diverse, le identità perdute e ritrovate, le case lasciate da poco o tra poco ritrovate siano tutte identiche. Senza un volto, nè un nome.
Accade, poi, invece, che chi ha un’identità la prenda alla lettera. Autista, certo. Ma anche conducente. Uno di quelli che “porta in giro” quelle vite tanto diverse, rese trasparenti dall’anonimato dei sedili di quegli autobus. E dagli autobus stessi, tutti uguali tra loro.
È lì, su uno di quei sedili, che il conducente ha trovato il ragazzo scappato di casa. S’era addormentato, dopo aver vagato per due giorni. Senza casa, senza identità. Fino al capolinea di via Pedemontana, dove il conducente ha scorto, tra i sedili anonimi, la figura del giovane. Che anonima non era. Il suo volto era su alcuni volantini affissi in piazza Sturzo dal padre.
Il conducente lo ha visto. Ha chiamato la polizia. Il ragazzo era ferito. È stato portato in una struttura sanitaria. Quindi in un centro che si prende cura dei minori.
Il conducente l’ha trovato e l’ha ricondotto, prendendo alla lettera ruolo e mestiere, verso una vita “normale”. Dove, per avere un’identità non bisogna, per forza, perderla. E dove, per avere una casa, a volte, è necessario trovarne un’altra.


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