Scarvaglieri intercettato: |"La testa gliela svitavo così..." - Live Sicilia

Scarvaglieri intercettato: |”La testa gliela svitavo così…”

Il boss degli Scalisi nel 2011 nomina il nuovo reggente e il cognato non rispetta i suoi ordini. Il capomafia durante un colloquio con la sorella manifesta tutta la sua ira. I verbali dell'inchiesta Time Out.

Clan Scalisi di Adrano
di
4 min di lettura

Giuseppe Scarvaglieri

CATANIA – Dal carcere di Sulmona Pippo Scarvaglieri avrebbe continuato a tessere le strategie del clan Scalisi di Adrano, alleato dei Laudani. Il “patriota” pianifica una nuova strategia criminale e nel 2011 “defila” dalla gestione i propri congiunti e nomina suo diretto referente Giuseppe Santangelo, suo pupillo e figlioccio. “Manitta” è deceduto la scorsa estate: una morte naturale, la mafia in questo caso non c’entra nulla.

La designazione del nuovo reggente avviene durante i colloqui in carcere, tutti intercettati dalle cimici della polizia. Registrazioni che rappresentano l’ossatura dell’inchiesta “Time Out” che la settimana scorsa ha inferto un altro duro colpo alla famiglia di Adrano. Una scelta quella di Scarvaglieri che non piace a diversi affiliati, tra cui anche il cognato Alfio Di Primo. Parlando con la sorella il boss non nasconde la sua ira: il cognato e il capomafia si sarebbero scambiati delle missive e per Scarvaglieri quelle parole erano un vero e proprio tradimento.

Se no a tuo marito davanti a suo figlio a testa gliela svitavo così… gli pisciavo in testa… perché è infami” – non usa filtri parlando con sua sorella Patrizia, è il 22 ottobre del 2011.E’ una persona che non merita di dire che è il cognato di Pippo Scarvaglieri. Chi cammina con la mia testa e con la mia logica… chi mi è fedele… io lo riconosco… ma a questo modo per me è morto … perché non doveva fare quello che ha fatto!… cioè tu non puoi andare da quello … perché ti promette…. Non ti preoccupare io un regalino te lo vado facendo…” Il boss attraverso le lettere lo avrebbe “rimproverato” perché si sarebbe paragonato a lui parlando con gli altri sodali. “Ma che cavolo vuoi – si interroga Scarvaglieri parlando con le sorelle – in sedici anni che io sono dentro non c’è stata una volta che gli hanno fatto un mandato di cattura… a me… ve lo dico a livello visivo… guai chi mi tocca a mio “figlioccio” … fate uscire a quello, fate uscire a mio figlioccio… che io ho un progetto in testa… e con mio figlioccio lo porto a compimento”.

Giuseppe Santangelo (il figlioccio) sarebbe uscito dal carcere a luglio del 2012. In attesa della sua liberazione Scarvaglieri indica un “capo a tempo”: Gaetano Di Marco, alias “Caliddu”. Di Marco avrebbe ricevuto disposizioni direttamente dal cognato di Santangelo, Cosimo Diolosà, come si può evincere anche da un passaggio dei colloqui tra Scarvaglieri e le sorelle, dove il boss riferendosi a suo cognato Di Primo con cui erano emersi evidenti contrasti faceva un paragone tra i due: “Coinvolgili anche tu le persone … quello ha coinvolto a suo cognato … perché non li coinvolgi tu?

Scarvaglieri con le sue nomine aveva di fatto estromesso Francesco Coco e Carmelo Scafidi, due figure storiche del clan che avevano “all’esito positivo della guerra di mafia – scrive il Gip Loredana Pezzino – con il clan Santangelo –Taccuni”, ma il boss non riteneva “fossero all’altezza di reggere il confronto con la cosca” rivale e per questo avrebbe scelto Santangelo.

Ad un certo punto, viste le fibrillazioni, sarebbero intervenuti i Laudani direttamente da Catania che avrebbero indicato in Francesco Coco, l’uomo che doveva affiancare il reggente indicato dal boss in carcere. Una notizia che arriva alle orecchie di Scarvaglieri dalle sorelle e dal cognato Nicola Quaceci, che lo informano che Omar Scaravilli avrebbe “mandato a chiamare Caliddu”. “Eh lui ci va? Lui non deve andare da nessuna parte”- E’ la prima reazione di Scarvaglieri. “Lo hanno mandato a chiamare… e gli ha detto… dice… di qua ci dovete levare mane… dice… mettitelo acanto!” Ah non gli ha detto … tu ti devi togliere!” – chiede a chiarimento il detenuto. “No” – è la risposta del cognato che in un certo senso sembra calmare Scarvaglieri, che nonostante il palese dissenso sull’intromissione di Scaravilli (… ma chi cazzo sei tu ?! … ti vengo a dare conti a casa tua? … no ! … e tu non vieni a dare conti a me !”) suggerisce di evitare contrasti con i Musi I Ficurina e raccomanda al cognato di fingere di accettare tale imposizione in attesa della scarcerazione di Giuseppe Santangelo: “Chiunque ti viene a piangere … senti tutto a posto! .. . inc … per quanto riguarda … noi altri siamo amici per carità … è un nostro fratello … però … io ho il compito … lui ha il compito di curarsi le situazioni … e quello ha altri compiti che gli dato Pippo (Santangelo ndr) in galera … lo risposta che debbono dare ad Omar è questa ( … ) ~. noi siamo tutti una cosa ( … ) noi siamo tutti “sotto una famiglia“.

Una pax mafiosa, anche se solo di facciata, che riesce a mantenere le tensioni e a non scatenare scontri intestini. Giuseppe Santangelo però è morto, e ora gli Scalisi con Francesco Coco nuovamente dietro le sbarre hanno perso ancora il “capo”, almeno quello a piede libero. Perché, purtroppo, le intercettazioni sono chiare: Scarvaglieri nonostante sia in carcere da oltre un decennio ha continuato ad essere il reggente della cupola adranita.

 


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI