Segnali di fumo - Live Sicilia

Segnali di fumo

La comunicazione cambia. Cose vecchie vengono sostituite da cosa nuove, alla velocità della luce. Cosa ci dicono i segnali di fumo dal futuro?

Ricordate la storia emozionante di Guglielmo Marconi, che col cuore in gola attese da Villa Griffone quel mitico colpo di fucile sparato contro il cielo dai margini di un vigneto, che confermasse la riuscita del primo esperimento di teletrasmissione in Italia? Dopo molti tentativi, il rudimentale apparecchio ideato dal giovanissimo e geniale inventore si rivelò, vibrando, efficace nell’inviare e nel ricevere onde elettromagnetiche. Era l’8 dicembre del 1895.

Ed era il 3 dicembre del 1992, quando l’ingegnere britannico Neil Papworth lanciava nell’etere, da un computer a un cellulare sulla rete GSM Vodafone, il primo sms della storia: il testo era «Merry Christmas», Buon Natale. Beneaugurale davvero. Non era il primo passo sulla luna, ma, di certo, un balzo in avanti nel progresso delle comunicazioni. Da quella data fatidica i telefoni non servirono più solo per telefonare. Il servizio, in realtà, era creato per inviare informazioni ai clienti da parte dei gestori, e non si pensava al suo utilizzo tra privati. La sua diffusione diveniva invece enorme e, fin qui, a crescita costante: secondo i dati forniti dagli esperti del settore Telecoms Research della società internazionale di consulenza Ovum, specializzata nel settore telecomunicazioni, il fatturato generato dagli SMS salirà ancora del 4% per toccare un picco di circa 166 miliardi di dollari nel 2016, ma inizierà a declinare dopo il 2017. WhatsApp, di contro, ha varcato la soglia dei 700 milioni di utenti e viene usata per mandare 30 miliardi di messaggi al giorno. I tradizionali messaggi via telefonino sono fermi (si fa per dire) a 20 miliardi al giorno: un declino inarrestabile?

Ormai più che maggiorenne, l’sms affronta la sfida lanciata dai servizi di messaggeria istantanea su smartphone, che permettono di utilizzare la rete con un costo ridotto al punto tale che risulta quasi gratuito. Tuttavia è ancora vitale in forza della sua universalità: funziona con tutti i telefoni e tutti gli operatori, e, soprattutto, anche quando la copertura Internet è inesistente. Ma il nostro caro sms, che pure, come si è avuto occasione di ricordare, ha inaugurato una rivoluzione antropologica nel modo di comunicare, è decisamente in fase di contrazione. Il messaggio è superato. Non piace a giovani e giovanissimi per i quali lo smartphone è un’estensione corporale, e sembra destinato a essere confinato in impostazioni sempre più remote dei cellulari, sostituito dalle applicazioni delle diverse chat. Li abbandoneremo del tutto?

Un’intera generazione di giovani, lasciate le telefonie mobili, usa questa applicazione che permette di interagire in tempo reale e di avere delle chat di gruppo, e tutto questo, con internet incluso in tariffa, senza gravare sui costi di ricarica o di abbonamento telefonico. Il prossimo passo, aggiungere la funzione “voce” alle offerte di messaggeria, permetterà a WhatsApp di competere con Skype, che appartiene a Microsoft, offrendo ai suoi utenti la possibilità di accedere automaticamente dal messaggio scritto alla conversazione in viva voce via Internet, rimanendo all’interno della stessa piattaforma tecnologica online.

Quanti cambiamenti, e quanto veloci! Al tempo del successo globale dell’sms, si verificava un incredibile mutamento nel linguaggio: i 160 caratteri di testo usati per comunicare scrivendo dal telefonino inducevano la formazione di neologismi e abbreviazioni, poi entrate nel gergo comune, e mutavano, al di là del modo di scrivere, quello di parlare e persino di concettualizzare. Oggi taluni cambiamenti investono anche la sfera comportamentale, oltre che lessicale. E che dire dell’uso ormai invalso di inviare emoticon di ogni genere, sempre nuovi, fissi e in movimento, che esprimono stati d’animo? Se non trovi le parole, se sei in altre faccende affaccendato, ecco che spari un’immagine. Avremmo, in effetti, l’alternativa di tacere. Ma ormai votati a esternare di continuo, troviamo talvolta che un canuzzo che balla tenendosi il cuore tra le mani sia più efficace di una quarantina di sostantivi e quattro verbi, punteggiatura inclusa. Occorre poi sottolineare che la comunicazione tramite chat istantanea ha introdotto livelli di invadenza che non esistevano con l’sms, a partire dalla possibilità di verificare se l’utente col quale si vuole comunicare sia raggiungibile e fino a che ora sia stato online, e, soprattutto, di avere la certezza che abbia visualizzato il messaggio inviato.

Un nuovo problema, come scrive su “Panorama” Roberto Catania, è come salvarsi dalla ‘fuffa’ digitale, laddove per fuffa (l’antiestetica lanetta a palline che si forma sui tessuti), si intende, in senso lato, eccesso inutile. Se le conversazioni private si sono trasferite in massa sulle piattaforme di messaggistica istantanea, servono strumenti idonei a gestirle. Anche i pastori anatolici sanno che nell’era degli smartphone sempre connessi a Internet è meglio uozzappare piuttosto che inviare un obsoleto sms. Conosco una mamma eccezionale che via Whatsapp ha gestito l’organizzazione delle sontuose nozze della figlia che risiedeva a 1200 chilometri di distanza dalla Sicilia. Mandando foto di tutto, dalla location ai deliziosi vasetti di ceramica da confezionare come bomboniere (persino dei nastrini adibiti allo scopo, per scegliere le nuance di colore meglio armonizzate tra loro), dalle bozze degli inviti alle varie tipologie di addobbi floreali. I messaggi che viaggiano sul Web superano le barriere geografiche, non impongono limiti riguardo al numero di caratteri, consentono di allegare gratis link, foto e video in quantità industriali: e questo ha determinato un successo planetario.

Gli sms sono dunque destinati alla scomparsa? Non corriamo troppo. La storia insegna che una tecnologia difficilmente si estingue di colpo e totalmente; talora si incunea in nicchie ecologiche nelle quali rimane in vita perché capace ancora di offrire qualcosa più delle altre. Oggi gli sms sono molto usati dalle aziende per comunicare con i clienti, o per informazioni durante le emergenze, ad esempio quando la protezione civile vuole raggiungere rapidamente i cittadini di una certa zona. Inoltre, fornire il proprio numero di cellulare a un’azienda o a un’amministrazione pubblica garantisce un grado di tutela della privacy maggiore di quanto non accada fornendo il proprio profilo ai social network. Infine, vi sono aree nel mondo ove il segnale cellulare è presente, mentre la connessione internet è ancora un miraggio; e poi, un sms, presto o tardi, arriva, anche quando la forza del segnale è così bassa che non consente di telefonare o di accedere al social.

Ottime ragioni per ritenere che gli sms terranno ancora la scena, seppure più marginali. Un po’ stantii, ma più affidabili. Antichi ma meno intrusivi. Perché l’invadenza del nuovo sistema di messaggistica è sconfinata. E’ necessario mettere ordine nell’universo fittamente intrecciato e pervaso di informazioni delle nostre conversazioni private. L’evoluzione miete le sue vittime, si sa, ma a quest’ultima stiamo consegnando senza combattere quel che resta della nostra privacy. E non sempre ad amici. Uno dei sistemi di comunicazione a distanza più antichi sperimentati dall’umanità, i segnali di fumo dei nativi d’America, resi celebri dai film sull’epopea western (tra i quali, appunto, Smoke Signal di Jerry Hopper, del 1955), usavano il cielo quale canale di trasmissione e gli occhi come ricevitore; i concetti trasmessi erano elementari, e il primo tra tutti era: pericolo! Nemico in avvicinamento!

Quali siano le dimensioni che assumerà il dilagante fenomeno, considerato che la messaggistica istantanea sta velocemente sostituendo non solo i messaggi via telefono, ma anche la posta elettronica, e che molti utenti sono quotidianamente coinvolti in chat di gruppo dalle quali, proprio perché gratuite, rinviano pigramente di uscire, si corre il rischio reale di divenire, da attori che gestiscono il proprio tempo e le proprie relazioni, a passivi generici, funzionali al divertimento degli altri. In buona sostanza, degli utili idioti, e senza nobilitanti connotazioni filosofiche. In totale balia di parenti, amici, semplici conoscenti, sconosciuti e, purtroppo, nemici. Noti e meno noti.

Le conversazioni importanti vengono fagocitate da una serie di inquisitivi “dove sei che fai”, dall’invasione degli ultracorpi di gialle faccine che soffiano rossi cuori, da conversazioni di gruppo che discettano sulla mousse di cioccolato. E questo è ancora niente rispetto al pericolo di essere “monitorati” in modo malevolo. Novelli Esaù, pronti a barattare, affamati, la primogenitura per un patto di lenticchie da trangugiare nell’immediato, cediamo l’ultimo baluardo di sicurezza in cambio di pochi spiccioli. Il rischio è che, affrancati dall’idea di gratuità, ci buttiamo a capofitto in un buco nero che sfugga ad ogni controllo. In primis, al nostro.

 


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI