Mattarella, il commiato di un Presidente palermitano - Live Sicilia

Mattarella, il commiato di un Presidente palermitano

Il discorso del Capo dello Stato.
LE PAROLE DEL PRESIDENTE
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Ci sono palermitani buoni e palermitani cattivi. E siccome qui amiamo estremizzare, i palermitani buoni sono buonissimi, quelli cattivi, invece, cattivissimi. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è un palermitano buonissimo e resterà, fino alla scadenza del mandato, ma anche oltre, come uno dei massimi e più amati interpreti del ruolo che, per nostra fortuna, gli è toccato. Un amore diverso rispetto, per esempio, a quello che l’Italia nutrì per Sandro Pertini il Capo dello Stato partigiano che era popolare per definizione, non solo per le mani levate al cielo nella tribuna del Bernabeu. Un amore meno gridato e appariscente, ma altrettanto solido e riconoscente. Questa lascia il Presidente siciliano che ha conquistato un intero Paese con una fermezza dai modi garbati, eppure incrollabile. Un’esperienza nuova, in effetti, essendo noi abituati alla quiete o alla tempesta, il ritratto di un ‘uomo-pesca’, morbido nell’approccio, coriaceo nella sostanza.

Infatti, anche nel suo ultimo discorso da Presidente, le parole sono state nette e precise, sia pure sospese in un soffice eloquio. Rivediamo alcuni tra i passaggi. L’incipit, innanzitutto: “Oggi questi sentimenti di coinvolgimento ed emozione sono accresciuti dal fatto che, tra pochi giorni, come dispone la Costituzione, si concluderà il mio ruolo di Presidente”. Così un preambolo che, sgorgando dalle emozioni di fine anno, sembra avere chiarito un punto che peraltro era già chiarissimo. Sergio Mattarella non sarà disposto a un secondo mandato. Alla richiesta di impegno portata avanti, in buonafede, da una sincera preoccupazione e, in malafede, dai peggiori giochi di Palazzo, l’inquilino del Quirinale ha opposto il suo ennesimo ‘no, grazie’. E il fatto che sia stato pronunciato con cortesia non ne scalfisce l’irrevocabilità. Impari, piuttosto, una classe politica dai tratti adolescenziali a crescere e a scegliere.

Poi, il Covid. Anche qui una verità senza sconti possibili sui vaccini: “La ricerca e la scienza ci hanno consegnato, molto prima di quanto si potesse sperare, questa opportunità. Sprecarla è anche un’offesa a chi non l’ha avuta e a chi non riesce oggi ad averla. I vaccini hanno salvato tante migliaia di vite, hanno ridotto di molto, ripeto, la pericolosità della malattia”. Con buona pace dei ciarlatani, dei sofisti del nulla, di quelli che scambiano la libertà per egoismo, offendendo il dolore di chi non poteva difendersi. Né è mancato un pensiero grato alle donne e agi uomini della Sanità. Un ricordo commosso per il sacrificio e l’abnegazione. E ancora una conferma su “i meriti di chi, fidandosi della scienza e delle istituzioni, ha adottato le precauzioni raccomandate e ha scelto di vaccinarsi: la quasi totalità degli italiani, che voglio, ancora una volta, ringraziare per la maturità e per il senso di responsabilità dimostrati”.

Infine un accenno ai sentimenti che anche chi è al vertice prova, perché sono umani: “Anche nei momenti più bui – ha detto il Capo dello Stato – non mi sono mai sentito solo e ho cercato di trasmettere un sentimento di fiducia e di gratitudine a chi era in prima linea”. E il ricordo dello splendido testamento spirituale del professore Pietro Carmina, morto nell’esplosione di Ravanusa come stella polare per i giovani e non solo: una citazione di metodo, del cemento che ci vuole per costruire la speranza nelle avversità. Grazie, Presidente.


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