CATANIA- La maxi inchiesta sulla formazione professionale che ha portato alla luce il sistema “Saffo” continua ad allargarsi. Seguendo la scia lasciata da dirottamento di decine di milioni di euro di fondi pubblici verso progetti fantasma e affari, i Pm Giuseppe Gennaro e Alessandro La Rosa, coordinati da Giovanni Salvi, hanno continuato a lavorare anche dopo il terremoto provocato dall’ondata di arresti dello scorso ottobre.
Per ben 35 indagati, tutti colletti bianchi, è stato chiesto il rinvio a giudizio con accuse, a vario titolo, che vanno dall’associazione a delinquere finalizzata alla truffa, peculato, tentata truffa aggravata, ricettazione, ma anche emissione fraudolenta di fatture per operazioni inesistenti. Gli investigatori della Guardia di Finanza coordinati dal comandante provinciale Roberto Manna e dal capo della Tributaria Giancarlo Franzese hanno analizzato in filigrana ogni movimento di denaro, riuscendo a documentare il reale impiego delle risorse a fronte di quanto, spesso falsamente, veniva attestato dai responsabili di veri e propri colossi della formazione professionale: Anfe di Catania, Iraps, Amfes e Isvir.
Gli inquirenti hanno esteso le indagini ai dipendenti degli enti, alcuni dei qali sono accusati di peculato per aver percepito lo stipendio sostanzialmente senza essere presenti sul posto di lavoro. In questo filone dell’inchiesta è finita anche Angela Maria Lombardo, sorella dell’ex presidente della Regione Raffaele Lombardo. L’avvocato Carmelo Galati, prontamente contattato, ha comunicato di non essere stato nominato dai Lombardo in questo processo.
Gli indagati eccellenti dell’inchiesta sono Concetta Cavallaro, Manuela Nociforo, Elenora Viscuso, Domenico La Porta, Rosa Trovato, Giuseppe Bartolotta, Biagio La Fata, Giuseppe Saffo e Francesco Cavallaro. Saffo, è stato presidente dell’Anfe di Catania (l’Associazione nazionale famiglie emigrati) ed è anche proprietario del Lido “Le Palme” (ex Lido Graziella) di Catania nonché ex segretario provinciale del Sib – Confcommercio (Sindacato italiano balneari). Il lido della Playa, in pratica, era finanziato con i soldi incamerati dalla Formazione ed a quanto pare buona parte degli stessi stipendi dei dipendenti provenivano dal “giro di soldi” della Formazione. Persino il servizio di ristoro del Lido sarebbe stato organizzato usufruendo del lavoro degli allievi dell’Ente di formazione. Ma Giuseppe Saffo vanta anche un intenso rapporto di collaborazione con il Comune di Catania: per anni, infatti, durante la sindacatura Stancanelli è stato tra gli organizzatori di EcoLido e, di recente, tra i sostenitori privati dell’iniziativa dell’attuale amministrazione “Luci sul Barocco”. Con la Provincia ha, invece, lanciato (era il 2011) da presidente del Sib l’iniziativa legata ai servizi wi-fi sulle spiagge. Con lui ai domiciliari è finita la moglie, Concetta Cavallaro. Oltre all’Anfe di Catania gli enti che sono stati coinvolti sono l’I.r.a.p.s. (Istituto di ricerche e applicazioni psicologiche e sociologiche), l’A.n.f.e.s. (Associazione nazionale famiglie emigrati siciliani) e l’I.s.s.v.i.r. (Istruzione, servizi, sport, volontariato, italiano e regionale): tutti enti di formazione coi quali si gestivano denaro, posti di lavoro e strutture.
Un gioco di scatole cinesi. Accadeva che tra gli Enti di formazione finiti sotto la lente d’ingrandimento delle Fiamme Gialle, il nipote di Saffo, Francesco Cavallaro finiva con l’alternarsi nei ruoli e nelle mansioni sempre degli stessi Istituti: prima responsabile delle pubbliche relazioni dell’Anfe, poi direttore generale dell’Iraps e, ad oggi, direttore dell’Anfe di Catania. Anche qui, con lui in stato di arresto (ma ai domiciliari) è finita la moglie, Nocifora Manuela.