“Centri commerciali, verifiche| sui contratti con gli esercenti” - Live Sicilia

“Centri commerciali, verifiche| sui contratti con gli esercenti”

I consiglieri comunali La Commare e Sala presenteranno martedì un’interrogazione sui centri commerciali del capoluogo in merito al “disallineamento fra quanto le proprietà dei centri commerciali hanno presentato nello studio di impatto commerciale e le applicazioni nei contratti individuali con gli esercenti”.

Il consigliere La commare (Idv)
di
4 min di lettura

PALERMO – Martedì prossimo i consiglieri comunali Pierpaolo La Commare e Tony Sala presenteranno un’interrogazione sui centri commerciali palermitani ‘La Conca d’Oro’, ‘Forum’ e ‘La Torre’. Argomento dell’interrogazione sarà quello che loro definiscono “un disallineamento fra quanto le proprietà dei centri commerciali hanno presentato nello studio di impatto commerciale e le applicazioni nei contratti individuali con gli esercenti”.

Per capire meglio di cosa si tratta bisogna risalire alla nascita di un centro commerciale. Quando una multinazionale o una grossa impresa decidono di realizzare un ipermercato in un dato territorio devono presentare uno studio di impatto commerciale alla conferenza di servizi composta da Camera di Commercio, Comune, Provincia e Regione. Lo studio contiene il conto economico semplificato, che consiste in un piano dettagliato con le proiezioni sugli effetti che l’iniziativa commerciale produrrà in termini di traffico, occupazione, impatto ambientale, costi di gestione e benefici produttivi. Questi ultimi riguardano in primis i commercianti, com’è logico, ma anche i cittadini. È importante, infatti, che sia presente anche una previsione sul guadagno in rapporto all’utenza sul territorio. Ogni punto vendita deve poter contare su un numero certo di abitanti, e dunque di clienti, che si presume andranno a compiere acquisti in quel punto vendita e non in altri. Proprio per questo, la legge prevede una distanza minima di 40 minuti tra un centro commerciale e l’altro, in modo che l’utenza non sia frazionabile ma tendenzialmente esclusiva.

“L’interrogazione si è resa necessaria – affermano La Commare e Sala – perché spesso la conferenza di servizi non ha gli strumenti tecnici per confermare o smentire le previsioni su costi e benefici. Inoltre, la legge prevede soltanto controlli preliminari e non ex post. Per questo è necessario appurare se l’Amministrazione comunale ha eseguito i controlli dovuti e sollecitare un intervento da parte della Regione non solo sulle attività palermitane ma su tutte quelle presenti nell’isola. I centri commerciali in Sicilia sono ben 36, a fronte di 2 milioni di nuclei familiari, la maggior parte dei quali a monoreddito”.

La Commare e Sala intendono convocare per giovedì prossimo un’audizione della Commissione alle Attività Produttive. E intanto Giovanni Felice, presidente dell’associazione di imprenditori Liberimpresa, rincara la dose: “In quasi tutti i centri commerciali della Sicilia le cose non vanno. È vero che quando si parla di proiezioni non ci possono essere dati assolutamente precisi. Ma accanto alle previsioni su costi e benefici ci sono alcuni conti economici che non devono e non possono essere sbagliati perché non si tratta di previsioni ma di decisioni”.

“Inizialmente, nello studio di impatto commerciale – continua Felice –, le proprietà dei centri commerciali dichiarano alle conferenze dei servizi che chiederanno a ciascun esercente di pagare un affitto fisso di circa 160 euro più i costi di gestione. Al momento della stipula del contratto, invece, i proprietari chiedono agli esercenti una percentuale sull’incasso, che si aggira tra il 7 e l’8 per cento, più un minimo garantito e i costi di gestione. Ma il minimo garantito non è proporzionato sulla previsione di guadagno ma sulla redditività al metro quadro. E i costi di gestione sono stabiliti da una società esterna appositamente incaricata, mentre noi non possiamo metterci bocca”.

“Alla fine il commerciante firma lo stesso pur di entrare all’interno del centro commerciale – conclude Felice –. Da questo punto di vista non c’è niente di irregolare perché siamo consapevoli di quello che firmiamo. Lo facciamo perché chi resta fuori è perduto. Dove c’è a nostro parere un dolo, un inganno, è nel contratto individuale, che non ha niente a che vedere con il conto economico presentato al Comune e alla Regione. E il numero di fallimenti comincia a crescere anche all’interno dei centri commerciali. Se a Palermo questo problema non si avverte e al Forum, al Conca d’Oro e al Centro La Torre c’è un turnover fisiologico del 5% delle attività commerciali, a Catania, dove i grossi ipermercati sono 12, il turnover arriva al 20%”.

Per il momento non è stato possibile ottenere una replica dalle proprietà di ‘Conca d’Oro’, ‘Forum’ e ‘La Torre’. Il direttore di quest’ultimo, Tommaso Brunetti, si è detto “completamente all’oscuro della vicenda, noi siamo semplici gestori, deve chiedere alla proprietà. Se i consiglieri esercitano il loro diritto e dovere di vigilare sulla pubblica amministrazione hanno tutto il nostro plauso. Sono sicuro che la nostra deontologia è stata rispettata e che non ci sia stata alcuna irregolarità”.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI