Sicilia a un passo dal baratro| Crocetta: "Rischio crac" - Live Sicilia

Sicilia a un passo dal baratro| Crocetta: “Rischio crac”

In commissione bilancio si è visto oggi il neo-assessore Agnello. Ma l'esame riprenderà domani. Il presidente Dina avverte: "Il governo è in minoranza". Ma il governatore rilancia: "Se l'Aula boccia mutuo e Finanziaria, sarà la fine di questa esperienza".

Il presidente: "L'Ars collabori"
di
6 min di lettura

PALERMO – Aggiornamento 13.48 Slitta a domani la seduta della commissione bilancio nella quale si sarebbe dovuto discutere nel merito del dl pagamenti. Un nuovo rallentamento, quindi, dovuto alla richiesta, pare, del neo assessore Roberto Agnello di approfondire i temi del disegno di legge. Fino a ieri era in dubbio anche l’avvenuta “nomina formale” dell’assessore. Oggi a Palazzo dei Normanni invece sarebbe giunto in via informale il decreto di nomina. Oggi Agnello si è comunque recato in commissione, dove si è presentato ai deputati. E contestualmente ha depositato nuovi emendamenti del governo. A quel punto, la commissione ha fissato un nuovo termine per le 19 di stasera per i nuovi emendamenti dei parlamentari. Ma nel merito si entrerà solo domattina.

La Sicilia a un passo dal baratro

“Se l’Aula non approva mutuo e Finanziaria, il crac è inevitabile”. Rosario Crocetta oggi doveva essere in commissione bilancio. La seduta è servita solo per la presentazione “ufficiale” del neo assessore Agnello. Ma la Sicilia è già a un passo dal baratro. Dal disastro. E ad ammetterlo è lo stesso governatore: “Se l’Assemblea non dirà di sì al dl pagamenti e alla manovra, non credo che ci siano possibilità di salvezza per i conti della Regione. Sarà la fine”. La fine. Che Crocetta non esita a far coincidere con la fine anche di questo governo, di questa legislatura. Ovviamente, solo nel caso in cui “i deputati decidano di affossare l’Isola”.

Non c’è più tempo. La Finanziaria-bis, che avrebbe dovuto assicurare lo stipendio a oltre ventimila siciliani, e a finanziare associazioni, teatri, enti regionali, è ancora in alto mare. E addirittura, nella seduta della commissione prevista per oggi, la manovra “post-impugnativa” non era nemmeno all’ordine del giorno. Potrebbe entrarci, però, dopo una conferenza dei capigruppo, prevista per le 15. I deputati di opposizione chiederanno di calendarizzare immediatamente anche la Finanziaria-bis che invece, nell’idea del governo, è in qualche modo legata al dl pagamenti, che potrebbe sbloccare una settantina di milioni.

Oggi, in commissione si è visto per la prima volta il neo-assessore Roberto Agnello. “Che già comincia bene – ironizza il capogruppo di Forza Italia Marco Falcone – ammettendo di non conoscere nemmeno il bilancio”. A dire il vero, sulla presenza di Agnello all’Ars è stata in dubbio fino all’ultimo: “L’Assemblea – spiegava ieri il presidente della commissione bilancio Nino Dina – non ha ricevuto nessuna comunicazione ufficiale riguardo all’incarico al nuovo assessore. Ho molti dubbi che la cosa possa essere risolta in poche ore”.

Alla fine, Agnello ha fatto capolino in commissione. Non il governatore. Che avrebbe probabilmente trovato un clima da trincea. “Verificherò in commissione – ha detto Crocetta – la disponibilità a varare questa manovra”. Ma intanto, il governo si troverà in minoranza. Una condizione “favorita” da un rimpasto che sembra aver portato più guai che soluzioni. In commissione, infatti, siedono, tra gli altri, esponenti scontenti della maggioranza come Nino Dina (che è anche il presidente) e Antonello Cracolici. Il presidente potrà contare sulla fiducia “certa” di non più di sei deputati sui quindici della commissione. L’approvazione del testo e di ogni emendamento, insomma, sarà faticosissima.

Come conferma il presidente della commissione: “Sui temi generali e su ciò che riguarda i bisogni più urgenti della gente – spiega Nino Dina – non ci sarà ostruzionismo né opposizioni preconcette. È chiaro però, invece, che su scelte di natura politica o di parte, conteranno i numeri. E il governo in commissione è in minoranza”. Se non è una dichiarazione “di guerra”, insomma, poco ci manca. Perché Dina precisa di “essere ormai parte dell’opposizione, insieme ai colleghi di partito – aggiunge- che non si sentono rappresentati in giunta dagli assessori designati. Invito quindi Crocetta, semmai, a portare avanti una nuova verifica all’interno della sua maggioranza, perché i numeri, in questo momento, non sono dalla sua parte”.

Insomma, il governo potrebbe trovarsi costretto a varare ddl anche molto diversi da quelli immaginati in giunta. Dal “salvaimprese” alla Finanzaria-bis. “Le faccio un esempio – spiega Dina – l’impugnativa ha bocciato finanziamenti per circa 500 milioni. Di questi, il governo è riuscito a recuperarne poco meno di 300 milioni. È chiaro, quindi, che non ci sono le somme per garantire gli stipendi, per 12 mesi, di tutte le categorie. A quel punto bisognerà fare delle scelte. E anche quelle del governo, ovviamente, dovranno essere approvate in maggioranza. Una maggioranza sulla quale, in commissione bilancio, l’esecutivo non può contare”.

Anche per questo, il governatore ha lanciato un appello a tutta l’Aula. Un richiamo alla responsabilità. In qualche modo “insaporito” dall’avvertimento: altrimenti andiamo tutti a casa. “Se l’Aula si opponesse ai nostri ddl – spiega il governatore – andremmo incontro a un disastro sicuro. Fallirebbe la Serit, (i finanziamenti per la società di riscossione sono previsti nel dl pagamenti, ndr). E non potremmo pagare gli stipendi di migliaia di persone”. Così, il presidente ha annunciato persino di “porre la fiducia” su ogni singolo atto. Una idea accolta con sarcasmo da Antonello Cracolici, che ha sottolineato come, in Sicilia, non esista lo strumento della fiducia, ma quello della “sfiducia”.

Ovviamente so benissimo che non si può porre la fiducia. Intendevo dire – precisa Crocetta – che un no al mutuo e alla Finanziaria per me equivarrebbe a una sfiducia. A quel punto, credo che non ci sia scelta”. Insomma, tutti a casa. “Non intendo – insiste Crocetta – condividere questa responsabilità con un parlamento che decidesse di far prevalere il politichese alle esigenze dei siciliani. Come potrei spiegare una cosa del genere alla Corte dei Conti, o al governo nazionale, o all’Europa? A causa della ritardata approvazione del dl pagamenti, ad esempio, paghiamo 150 milioni di euro l’anno di penale. Insomma, se l’Aula si mettesse di traverso, non avremmo altra scelta che chiudere questa esperienza”.

Al di là dell’appello-avvertimento del presidente, però, restano i numeri. Dopo il rimpasto, infatti, la maggioranza di Crocetta si è persino assottigliata. E adesso il governo potrebbe essere costretto a cercare i numeri altrove. Così, adesso le opposizioni rilanciano. Chiedendo al governo di accettare le proprie condizioni, in cambio, appunto, di un “via libera” ai provvedimenti.

È il caso di Forza Italia: “Il presidente ha lanciato un appello all’Aula. Bene – dice il capogruppo Marco Falcone – noi siamo pronti ad accoglierlo. Sia per quanto riguarda il dl pagamenti che la Finanziaria. Ma ovviamente il governatore dovrà dire di sì ad alcune proposte. Molto chiare. Sul dl pagamenti, infatti, chiediamo l’immediato abbassamento delle aliquote Irpef e Irap. Non ci basta la promessa della riduzione delle tasse dal 2015 e 2016. Mentre per dire di sì alla Finanziaria chiediamo che venga abolito l’Esa, gli Iacp, gli Ato idrici e le Srr, col passaggio, in quest’ultimo caso, della gestione dei rifiuti interamente in mano ai Comuni”.

Insomma, il presidente, dopo il “rimpasto al ribasso” quasi certamente si troverà costretto ad accettare le condizioni dell’opposizione e della sua “ex maggioranza”. “Se non approviamo mutuo e Finanziaria possiamo andare tutti a casa”, insiste Crocetta. Ma adesso che la sua maggioranza non c’è più, dovrà essere lui a cercare i numeri a Sala d’Ercole.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI