Incognita Omicron, la Sicilia nel ciclone del Covid

Incognita Omicron, la Sicilia nel ciclone del Covid

Il momento difficile che stiamo attraversando. E quello che potrebbe aspettarci.
CORONAVIRUS-LE PROSPETTIVE
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La Sicilia è nel ciclone del Covid. Questo dicono i contagi e i ricoveri. Il numero corrispettivo abbastanza limitato – e sempre tragico – dei decessi e delle terapie intensive offre un leggero sollievo che si ferma alla statistica. Ma è di incerta durata. Se la variante Omicron – siamo ufficialmente nella sua era – si espanderà senza alcuna forma di controllo, la situazione sanitaria potrebbe diventare ingestibile e le sofferenze potrebbero aumentare. Percentuali contenute di grandezze in crescita esponenziale possono dare luogo a cifre ragguardevoli. E’ questo il filo sottile su cui si muove, passo dopo passo, la nostra speranza: che il peso effettivo della variante, che potrebbe portarci verso l’endemica convivenza, non sia spropositato. Il panorama, al momento, non è rassicurante.

Il picco dei contagi

Non può essere rassicurante il nuovo record di contagi registrato ieri con più di quattordicimila casi: un’enormità e un tasso di positività raddoppiato al 24 per cento. Non può rassicurare il rapporto del Dasoe: “Nella settimana dal 27 dicembre 2021 al 2 gennaio 2022, si è registrato un nuovo picco della curva epidemica con 25.251 nuovi casi diagnosticati ed un incremento di oltre il 73% rispetto al periodo precedente. L’andamento dei contagi si è accompagnato anche ad un incremento del 37% di nuove ospedalizzazioni settimanali (646) con ricadute sulla prevalenza di occupazione dei posti letto in area medica, in crescita rispetto alla settimana precedente. Quasi tre pazienti su quattro ricoverati nella settimana di riferimento risultano non vaccinati o con ciclo vaccinale non completato”.

Giovanni Sebastiani

“La Sicilia? Presto arancione”

Non possono piacere, dal punto di vista di una vita serena, eventuali restrizioni che si renderebbero però necessarie e che potrebbero essere all’orizzonte. Ma forse dovremmo accantonare ancora per un po’ l’idea dl ritorno alla normalità. Secondo il matematico Giovanni Sebastiani la Sicilia potrebbe colorarsi di arancione in dieci giorni. Ecco le sue previsioni: “Il Piemonte, l’Umbria e la Valle d’Aosta rischiano di passare in arancione, sulla base dei dati, in una settimana; la Sicilia in 10 giorni; la Lombardia, le Marche, la Toscana, la Calabria e l’Emilia Romagna in due settimane; il Lazio in due settimane e mezza”.

Il problema dei non vaccinati

E non può che lasciare increduli l’ostinazione con cui tante persone non si proteggono con il vaccino. Rileggiamo la nota del Dasoe in un punto specifico: “Quasi tre pazienti su quattro ricoverati nella settimana di riferimento risultano non vaccinati o con ciclo vaccinale non completato”. Significa che la scelta di non vaccinarsi per la paura di alcuni e per la folle subcultura no vax ha una ricaduta importante sui servizi per la salute di tutti, cioè sulla loro progressiva mancanza, nel momento in cui gli ospedali si saturano. Nel commentare la situazione del pronto soccorso Covid dell’ospedale ‘Cervello la dottoressa Tiziana Maniscalchi, responsabile della struttura, è stata lapidaria: “I casi gravissimi di queste ore sono quasi tutti di non vaccinati”.

L’incognita di Omicron

Cosa sappiamo di Omicron? Parrebbe una variante ‘più buona’ per via di una minore aggressività. Ecco le parole che il dottore Francesco Di Lorenzo, dirigente medico dell’ospedale Civico ha detto, sentito da LiveSicilia.it: “Probabilmente lo è adesso, meno grave. Ma attenzione: sottolineo probabilmente, poiché i dati di esperienza finora a disposizione non sono esaurienti e perché il ragionamento va fatto sui grandi numeri che stiamo elaborando. Fermo restando che i non vaccinati sono i più colpiti, ci sono anche vaccinati costretti al ricovero: ribadisco, bisognerà valutare l’incidenza in ordine ai report. E il quadro epidemiologico, cioè la rapidità e l’estensione del contagio, non può che essere definito disastroso”. (qui l’intervista completa).

Nino Cartabellotta

Le incognite scuola e politica

Ci sono poi altre incognite. Che impatto avrà la scuola sulla circolazione del virus? E che farà la politica? Saprà affrontare la crisi con decisione? A riguardo il presidente della fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, non sembra ottimista. Infatti, ha scritto sui social: “Le nuove misure anti-COVID sono il frutto di compromessi politici, piuttosto che di una coraggiosa strategia di contrasto alla pandemia. Rappresentano un’ulteriore stratificazione di ‘pannicelli caldi’ insufficienti e tardivi, privilegiando l’esasperazione della burocrazia e scommettendo sulla resilienza di ospedali e professionisti sanitari, già allo stremo”. In un mare così tempestoso sarebbe angosciante scoprire che la rotta non è più quella giusta.


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