PALERMO – La diciassettesima legislatura di Palazzo dei Normanni non ha ancora preso il via ufficialmente ma è già stata travolta cinque volte in meno di venti giorni da altrettante inchieste giudiziarie: la media è di una indagine ogni tre giorni. Dal 5 novembre a oggi, al termine di una campagna elettorale giocata anche sul tema dei cosiddetti ‘impresentabili’, sono trascorsi 18 giorni e sono quattro i nuovi deputati regionali sottoposti a indagine, mentre un quinto è alle prese con una indagine che riguarda l’ente di formazione da lui guidato fino alla passata estate. L’ultimo in ordine di tempo è Luigi Genovese, erede di una delle famiglie politiche più influenti a Messina, eletto con 17.359 voti all’Ars e ora sotto inchiesta per riciclaggio: lui però si dice “certo” della regolarità della sua condotta.
Il primo terremoto giudiziario investe il nuovo Parlamento tre giorni dopo il voto e l’epicentro, anche in questo caso, è Messina: Cateno De Luca, rientrato all’Ars dopo uno stop di una legislatura e dopo aver raccolto 5.418 voti sotto le insegne dell’Udc, finisce agli arresti domiciliari con l’accusa di evasione fiscale. “Anche questo procedimento finirà come gli altri quattordici: archiviati o con sentenza di assoluzione”, disse De Luca dalla sua abitazione. L’ex sindaco di Fiumedinisi, tornato in libertà nelle scorse ore per decisione del gip, è accusato di avere evaso oltre 1,7 milioni di euro. “Lo schema evasivo emerso – spiegarono gli investigatori – prevedeva l’imputazione di costi inesistenti da parte della Federazione Nazionale a vantaggio del Caf Fenapi srl”. La frode si sarebbe sviluppata “basandosi sul trasferimento di materia imponibile dal Caf alla Federazione nazionale, in virtù del regime fiscale di favore applicato a quest’ultima, che ha determinato un notevole risparmio di imposta”. Tre giorni fa la revoca dei domiciliari e lo sfogo del deputato messinese attraverso Facebook: “Sono un uomo libero Il gip ha revocato l’arresto, il sequestro, ha sconfessato tutto, tutte le porcherie, che noi abbiamo subito in questi giorni”, disse. Poi il contrattacco: “Stiamo denunciando tutti per falso in atti giudiziari, infedele patrocinio, per calunnia. Ce ne è per tutti”.
Tre giorni dopo è la volta di Edy Tamajo, recordman delle preferenze nel collegio di Palermo e rieletto a Sala d’Ercole con Sicilia Futura: per lui 13.984 voti e la palma di candidato più votato a Palermo. L’inchiesta della guardia di finanza di Palermo riguarda un presunto giro di voti comprati: 25 euro a preferenza. Ad associarsi al neo deputato sarebbero stati coloro che avrebbero fatto da tramite per promettere “a numerosi elettori nella sua qualità di candidato alle elezioni regionali siciliane del novembre 2017 utilità consistenti nella soma di euro venticinque per ogni voto elettorale espresso in suo favore”. Anche per Tamajo, indagato per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione elettorale, la prima difesa è arrivata sui social network: “Posso affermare , senza timore di smentita , di non aver mai comprato un solo consenso ma di aver costruito la mia carriera politica sull’attività quotidiana a favore della gente e della collettività. Si tratta di condotte che sono lontano anni luce dal mio modo di fare politica, da quello della mia famiglia e del mio gruppo politico”, le sue parole su Facebook. Il 14 novembre l’interrogatorio in cui ha spiegato di non conoscere le persone intercettate nelle indagini: il deputato ha comunque preferito, su consiglio dei suoi legali, non rispondere in questa fase ai pm.
Due giorni fa, invece, è toccato a Forza Italia e al veterano dell’Ars Riccardo Savona che secondo il Giornale di Sicilia sarebbe finito sotto la lente d’ingrandimento della Procura con l’ipotesi di truffa e appropriazione indebita per un valore di circa mezzo milione di euro. Insieme con la moglie Cristina Maria Bertazzo, anche lei sotto inchiesta, sarebbe stato “protagonista di una serie di compravendite immobiliari che chi indaga ritiene fittizie”. Il deputato, terzo degli eletti tra i forzisti di Palermo con 6.554 voti e giunto alla sua quinta legislatura, ha parlato di “una montatura fatta da un avvocato e altri soggetti”. Savona si è detto “assolutamente sereno, mi dà fastidio – ha aggiunto – solo essere stato tirato in ballo in questo momento politico particolare”. E ancora: “In questa storia la vittima sono io. Anche mia moglie è estranea. So che c’è stata una indagine della guardia di finanza ma non mi pare che sia emerso nulla di anomalo. Io ho chiesto ai magistrati di essere ascoltato il prima possibile”.
L’elenco dei cicloni giudiziari vede coinvolto anche Tony Rizzotto, il primo storico deputato regionale dei leghisti di Matteo Salvini. Di certo c’è che i pm indagano sull’attività dell’ente di formazione Isfordd, per cui viene ipotizzato il reato di peculato Rizzotto era rappresentante legale dell’ente fino all’estate scorsa: “Non so nulla, non sono più il presidente dell’ente”, le parole del neo deputato all’Ansa.
Tutto questo mentre la Procura di Catania ha aperto un’indagine per “voti comprati” ad Acireale. I pm etnei hanno acceso i riflettori sul voto anche in virtù delle vicende che hanno riguardato il consigliere comunale acese Antonio Castro, in lista con Forza Italia il 5 novembre, con la trasmissione tv Le Iene che ha immortalato una scena con uno scambio di denaro. Castro, attraverso il suo legale, ha escluso di aver “comprato” voti, anche attraverso intermediari.
Fin qui le inchieste scoppiate dopo il 5 novembre, ma la nuova Ars dovrà fare i conti anche con le indagini precedenti: come quella a carico di Marianna Caronia, tornata a far parte del Parlamento regionale con Forza Italia dall’alto dei 6.370 voti raccolti. Caronia è indagata nell’ambito dell’inchiesta sull’armatore Ettore Morace. La procura chiese l’arresto anche per lei ma il gip ritenne che no vi fossero indizi di colpevolezza “qualificabili come gravi”.
Indagini sono in corso anche su un ex deputato, Giambattista Coltraro, a cui non è riuscita la rielezione a Palazzo dei Normanni nonostante i 2.752 voti ricevuti con l’Udc a Siracusa. L’ex deputato è uno dei sette indagati per i reati di falsità materiale e ideologica, abuso d’ufficio, soppressione di atti pubblici, uso di atti falsi e tentata truffa aggravata, finalizzati all’erogazione delle agevolazioni finanziarie della Comunità Europea. Da deputato, invece, Coltraro fu indagato nel 2015: l’accusa era quella di aver prodotto degli atti notarili falsi che avrebbero consentito l’appropriazione di terreni appartenenti a ignari proprietari. Il terremoto giudiziario, infine, ha sfiorato anche il Movimento cinque stelle, che nella passata legislatura ha visto Giorgio Ciaccio e Claudia La Rocca rinviati a giudizio per la vicenda sulle presunte firme false di Palermo. Questa volta l’indagine riguarda un candidato agrigentino alle ultime Regionali, Fabrizio La Gaipa, ‘portatore’ di 4.357: è finito sotto inchiesta per estorsione ai danni di due dipendenti che sarebbero stati costretti a firmare buste paga false. La Gaipa, primo dei non eletti tra i grillini di Agrigento, si trova ai domiciliari.