Sicilia, i guai della sanità: l'odissea dei laboratori di analisi

Sicilia, i guai della sanità: l’odissea dei laboratori di analisi

I privati convenzionati pronti alla linea dura: "Se ci fermiamo, il sistema imploderà"

PALERMO – Con il blocco dei privati va in tilt il sistema degli esami diagnostici. I titolari dei laboratori privati convenzionati saranno domani mattina in piazza Ziino, davanti l’assessorato regionale alla Salute. In rappresentanza di 1800 studi privati convenzionati e 18 sigle sindacali, riconsegneranno simbolicamente le chiavi degli studi all’assessorato alla Sanità nel pieno di un’astensione di massa dalle prestazioni scattato martedì scorso, 21 febbraio.

Un blocco al quale la Regione ha cercato di far fronte con un ampliamento della fascia oraria ma solo per alcuni esami. Di contro, il blocco dei privati, ha avuto lo scopo di dimostrare quanto l’apporto dei laboratori sia di vitale importanza per il funzionamento della sanità isolana. Ma perché il privato lavori bisogna che il rimborso sia adeguato e costante, non soggetto a tagli, revisioni, ritardi che costringono i privati a sobbarcarsi il peso di prestazioni in extrabudget.

Dopo vari campanelli d’allarme la categoria che riunisce i centri privati che realizzano in regime convenzionato radiografie, Tac, Rmn, ecografie, esami di patologia clinica, percorsi di riabilitazione e visite specialistiche di tutte le branche, ha fatto scattare la protesta che ha inteso colpire il cuore della questione dei livelli di assistenza.

“Non una rivendicazione di soldi, su tariffe peraltro ferme da 27 anni, ma di qualità dell’offerta sanitaria”, sintetizza Salvatore Gibiino, cardiologo e segretario nazionale regionale di Sindacato Branca a Vista (SBV). Ovviamente, i due aspetti sono interconnessi, perché da solo, come dimostrano gli effetti della protesta, il pubblico non può garantire un volume di prestazioni in tempi rapidi. L’effetto sono le liste d’attesa, per accorciare le quali si deve fare ricorso ai privati che però finiscono per smaltire un volume di prestazioni di gran lunga superiore a quello coperto dal budget pur di garantire il servizio.

Che la protesta abbia colpito nel segno lo dimostrano i dati: “Il 95% delle strutture sono rimaste chiuse” spiega Gibiino. Che, ovviamente, giudica inefficace, la circolare dell’assessore alla Salute Giovanna Volo, con la quale sono stati estesi gli orari di lavoro delle strutture pubbliche, dalle 8 alle 20. “Ha riguardato solo i laboratori di analisi e non le altre 23 branche specialistiche, una mossa inconcludente. Il prelievo poi non si fa di sera, praticamente si è speso del denaro inutilmente”, dice il segretario Sbv. Per il quale la protesta ha riguardato 250 mila pazienti siciliani: “Sono rimasti senza le prestazioni, che sono state quindi rimandate di altri sei mesi. Hanno dovuto riprenotare. Considerato che sono andate evase circa 500mila prestazioni, e ogni ricetta ha, più o meno, due prestazioni, i pazienti che non hanno potuto fare la visita e gli eventuali controlli prenotati sono appunto all’incirca 250 mila in tutta la Sicilia. Avrebbero dovuto essere ampliati gli orari anche della radiologia, della fisiatria e di tutte le 23 branche a vista”.

Cosa comporti il ritardo nelle prestazioni lo spiega Pietro Longo, cardiologo con studio convenzionato a Capaci: “Circa 150 persone sono rimaste senza visita. Il mio studio è stato chiuso. Come gli altri studi ho messo un cartello fuori alla porta consigliando di andare all’Asp più vicina. Noi non possiamo più lavorare in extra budget che non viene pagato. L’aggregato regionale, ovvero la somma dei 1800 budget, che partiva da 315milioni è stato decurtato del 15%, arrivando così a 283milioni. L’incidenza della mortalità e delle malattie, quelle cardiovascolari sono al primo posto, al secondo posto ci sono le oncologiche, da qui l’importanza di intervenire quanto prima. Il cardiopatico non può attendere sei mesi. Le liste di attesa si allungano sempre di più: è questo il clou della protesta, la crisi del paziente che è prioritaria. Poi, certo, c’è anche la questione delle spese che sosteniamo senza ritorno, erogando prestazioni gratuite. Ma qui in gioco è la salute”.

A sottolineare questo aspetto è anche il Cimest, coordinamento intersindacale medicina specialistica di territorio: “L’assurdo di questa vicenda è che l’Agenas ha invitato tutte le Regioni ad aumentare il numero delle prestazioni specialistiche del 20%, causa l’aumento delle patologie post pandemia, mentre la Regione siciliana, con estrema incompetenza, riduce del 15% l’erogazione delle prestazioni specialistiche, per cui si crea una forchetta del meno 35%”.

La previsione ha il sapore della certezza: “Se il presidente Schifani non prenderà seri provvedimenti, si allungheranno in maniera esponenziale le già lunghissime liste di attesa, di oltre sei mesi dalla data di prenotazione”.

L’assessore Volo, dal canto suo ha incontrato i commissari straordinari delle Aziende sanitarie e ospedaliere, insieme con il dirigente generale del dipartimento per la Pianificazione strategica, Salvatore Requirez per mettere a punto un piano di emergenza da sottoporre al governo, in conseguenza di quella che definisce “la serrata messa in atto dai laboratori privati”. Secondo l’assessorato si è comunque “registrato un incremento delle attività assicurate dai laboratori pubblici compreso tra il 15 e il 30 per cento rispetto all’attività ordinaria”.

Un dato che però secondo i privati non fotografa la situazione nella sua dimensione reale perché “riguarda i pazienti siciliani che avevano urgenza di fare il prelievo. Dato che lo sciopero è di solo 4 giorni, il restante 70% dei pazienti aspetterà che apriremo i laboratori per fare i prelievi”. Di qua la minaccia di un’azione ancora più dura: “Se la situazione si incancrenisce saremo costretti a sospendere le prestazioni per esaurimento budget per almeno dieci giorni al mese. E allora il sistema imploderà”. LEGGI ANCHE: La sanità va verso il collasso: chi curerà i poveri siciliani?


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