Sicilia, l'opportunità delle Zone Economiche Speciali: cosa può cambiare - Live Sicilia

Sicilia, l’opportunità delle Zone Economiche Speciali: cosa può cambiare

Dell’argomento se ne è discusso in un recente convegno presso l’Ordine dei Dottori Commercialisti di Palermo

PALERMO. Sicilia, l’opportunità delle zone economiche speciali ZES. Questa volta sembra proprio di sì. Non parliamo di fisco ma di buone pratiche e di buona burocrazia.
Certo, qui in Sicilia, nonostante l’esistenza della norma da quasi cinque anni, solo ora si comincia a realizzare concretamente questa importantissima iniziativa che si chiama ZES, Zone Economiche Speciali.
Dell’argomento se ne è discusso in un recente convegno presso l’Ordine dei Dottori Commercialisti di Palermo che hanno illustrato dove, come e quando si può fruire di questa nuova forma di burocrazia economica “speciale” che consente di dare uno sviluppo incredibile ad alcune attività ed in alcune zone d’Italia, compresa la Sicilia, quella Orientale e quella Occidentale.
Solo con Decreto del Presidente della Repubblica del 10 novembre 2021, su proposta del Ministro per il Sud e la coesione territoriale, d’intesa con il Presidente della Regione Siciliana, Alessandro Di Graziano  è stato nominato Commissario Straordinario del Governo della zona economica speciale della Sicilia Orientale, e solo con Decreto del Presidente della Repubblica del 10 novembre 2021, su proposta del Ministro per il Sud e la coesione territoriale, d’intesa con il Presidente della Regione Siciliana, Carlo Amenta stato nominato Commissario Straordinario del Governo della zona economica speciale della Sicilia Occidentale con Decreto del 25 Novembre 2021, registrato presso la Corte dei Conti in data 10 Gennaio di quest’anno.

Le Zone economiche Speciali

Ora, così come annuncia la ZES della Sicilia Occidentale con un apposito comunicato stampa, la prima autorizzazione unica è stata rilasciata a favore di un’attività produttiva che si insedierà nella zona economica speciale di Carini, dando così inizio a quell’attività della Pubblica Amministrazione che, superando tanti pregiudizi ed in possesso di poteri speciali, anche quelli di derogare a norme a carattere nazionale, potrà dare concreto impulso ad una serie di attività che si pongono assolutamente in linea con gli obiettivi del PNRR.
Giova ricordare che la ZES (zona economica speciale) è una porzione geografica, delimitata ed identificata attraverso i relativi riferimenti catastali, insistente in diversi comuni della Sicilia e del resto d’Italia, dotata di una legislazione economica differente dalla legislazione nazionale.
Il loro obiettivo è sostanzialmente quello di favorire la creazione di condizioni favorevoli in termini economici, finanziari e amministrativi, che consentano lo sviluppo, in alcune aree del Paese, delle imprese già operanti, nonché l’insediamento di nuove imprese in dette aree.
Ai sensi dell’art. 4 comma 2. D.L. 20 giugno 2017, n.91 e successive modificazioni, “Per ZES si intende una zona geograficamente delimitata e chiaramente identificata, situata entro i confini dello Stato, costituita anche da aree non territorialmente adiacenti purché presentino un nesso economico funzionale, e che comprenda almeno un’area portuale con le caratteristiche stabilite dal regolamento (UE) n. 1315 dell’11 dicembre 2013 del Parlamento Europeo e del Consiglio, sugli orientamenti dell’Unione per lo sviluppo della rete transeuropea dei trasporti (TEN-T). Per l’esercizio di attività economiche e imprenditoriali le aziende già operative e quelle che si insedieranno nella ZES possono beneficiare di speciali condizioni, in relazione alla natura incrementale degli investimenti e delle attività di sviluppo di impresa”.

Cosa dice la legge


In Italia, la loro gestione è specificatamente disciplinata dall’articolo 4 del decreto-legge n. 91/2017, così come modificato dal decreto-legge n. 77/2021., modifica che si è resa necessaria al fine di permettere alle ZES di dare concreta collaborazione ai fini del raggiungimento degli obiettivi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
Non dimentichiamo, infatti, che il PNRR ha destinato  630 milioni di euro per investimenti infrastrutturali volti ad assicurare un adeguato sviluppo dei collegamenti delle aree ZES con la rete nazionale dei trasporti, nonché altri  1,2 miliardi di euro  per interventi sui principali porti del Mezzogiorno.
In pratica, gli interventi agevolati servono per realizzare efficaci collegamenti tra le aree portuali e industriali e la rete infrastrutturale ferroviaria e stradale facente parte delle reti di trasporto principali, così da consentire ai distretti produttivi di ridurre tempi e costi nella logistica, per favorire la digitalizzazione e per potenziare la logistica, le urbanizzazioni green e tutti gli altri lavori di efficientamento energetico e ambientale nelle aree retroportuali e nelle aree industriali comprese nella areee delle ZES.
In Italia, nel 2021, sono state istituite le ZES del Porto Franco di Trieste, quello di Venezia e la zona franca di Portovesme. Ora, finalmente, si lavora anche al Sud.

La ripartizione delle risorse a disposizione delle singole ZES è avvenuta con il decreto interministeriale del 3 dicembre 2021 e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 4 gennaio 2022.
I vantaggi che la legge assegna alle ZES sono diversi.
Innanzitutto la già citata semplificazione amministrativa.
E poi alcuni crediti d’imposta che, più in particolare, prevedono un credito d’imposta pari al 45% per le micro e piccole imprese, il 35% per la media impresa ed il 25% per la grande impresa. Tali percentuali si applicano al costo dei beni strumentali al netto del risultato dell’ammontare degli aiuti concessi o richiesti relativamente ai medesimi investimenti.
Per ottenere tale credito d’imposta è necessario che l’attività venga mantenuta per almeno sette anni dopo il completamento dell’investimento.
Ed inoltre le imprese beneficiarie non devono essere in stato di liquidazione o di scioglimento e non devono operare nei settori dell’industria siderurgica, carbonifera, della costruzione navale, delle fibre sintetiche, dei trasporti e delle relative infrastrutture, della produzione e della distribuzione di energia e delle infrastrutture energetiche, nonché nei settori creditizio, finanziario e assicurativo.
Per ottenere il credito d’imposta, i soggetti interessati devono presentare telematicamente un apposito modello all’Agenzia delle entrate (www.agenziaentrate.gov.it ) indicando l’esistenza di tutti i requisiti

L’opportunità


Tale credito può essere utilizzato esclusivamente in compensazione. C’è da dire, pure, che con le Legge 178/2020 (legge di bilancio per il 2021), ha pure previsto, a determinate condizioni, la riduzione del 50% dell’IRPEF limitatamente all’anno in cui viene intrapresa l’attività e per i sei anni successivi.
Quelli ora cennati sono i vantaggi fiscali delle ZES. Ma l’utopia che diventa realtà sta principalmente in una sorta di rivoluzione amministrativa che, dando poteri speciali al Commissario straordinario, permette, per esempio, di operare come stazione appaltante fino al 31/12/2026, anche in deroga alla normativa sui contratti pubblici; di superare eventuali dinieghi, ritardi e dissensi nell’adozione di atti e provvedimenti, proponendo al Presidente del Consiglio dei ministri le iniziative opportune; avere la possibilità di rilasciare una “ autorizzazione unica”, come quella recentemente rilasciata a Carini, che sostituisce tutte le precedenti autorizzazioni, concessioni e pareri e consente la realizzazione delle opere, prestazioni ed attività previste nel progetto.
Insomma, speriamo che questa bella iniziativa superi ogni ostacolo e, così come stanno facendo i Commissari Straordinari siciliani, si riesca finalmente a riservare, anche alla Sicilia, il posto che merita, ossia diverso da quello che purtroppo, nella nostra Penisola, viene ancora considerato tra gli ultimi.


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