Siccità, sindaci e agricoltori agrigentini: senz'acqua raccolti in fumo

Sos di sindaci e agricoltori per arance e pesche: senz’acqua raccolti in fumo

Sit-in sulla Statale 115: "Nel comprensorio di Ribera si rischia un crac da 800 milioni di euro"

RIBERA (AGRIGENTO) – Gli operatori del settore temono danni “fino a ottocento milioni di euro” e una catastrofe economica che coinvolgerebbe quattromila famiglie. La siccità sta mettendo in ginocchio gli agricoltori del comprensorio di Ribera, in provincia di Agrigento, che ora chiedono più acqua alla Regione.

Sindaci e imprenditori insieme

A rischio, tra gli altri, due prodotti fiore all’occhiello dell’agricoltura siciliana: le arance Dop di Ribera e le pesche Igp di Bivona. Al fianco degli agricoltori anche 12 sindaci del comprensorio: Ribera, Bivona, Alessandria della Rocca, Calamonaci, Burgio, Villafranca Sicula, Montallegro, Santo Stefano Quisquina, Lucca Sicula, Caltabellotta, San Biagio Platani e Cattolica Eraclea.

La riunione della cabina di regia

Imprenditori e sindaci sono in allarme dopo la riunione della cabina di regia al dipartimento Acqua e rifiuti. A fronte di una richiesta di almeno un milione di metri cubi d’acqua dalla diga Castello e 500mila dalla diga Raia di Prizzi per garantire la seconda irrigazione di soccorso, i tecnici del dipartimento hanno dato la disponibilità soltanto per 400mila metri cubi di acqua dal primo invaso. “Nessun volume è stato reso disponibile dalla diga di Prizzi”, dice il sindaco di Ribera, Matteo Ruvolo, presente alla riunione.

Il sit-in

Sindaci e agricoltori sono così in presidio pacifico lungo la Statale 115, prima del bivio per Sant’Anna e un corteo di circa duecento auto è partito per la sede del Consorzio di bonifica. “Contestiamo i calcoli dei tecnici della Regione – ancora Ruvolo -. Dalla diga Castello possono arrivare almeno 1,3 milioni di metri cubi e altri 500mila da Prizzi per dare sollievo alle nostre terre. Siamo pronti ad azioni forti per scongiurare la catastrofe economica dei nostri territori”.

La guerra dei numeri

Secondo i calcoli dei sindaci, a fronte di 5,9 milioni di metri cubi al momento contenuti dalla diga Castello, almeno 1,2 milioni dovrebbero essere attribuiti all’irrigazione delle campagne, anche in considerazione del fatto che, per l’uso potabile, un milione e mezzo di metri cubi sono già stati messi in salvaguardia fino a dicembre. Al contrario, la cabina di regia ritiene che i volumi di acqua per gli usi civici debbano essere accantonati almeno fino a febbraio 2025, data l’incertezza sulle piogge autunnali.

I sindaci però ribattono: “A fronte del dubbio sulle possibili precipitazioni, si ha invece l’assoluta certezza che l’agricoltura del nostro territorio, senza una irrigazione nei prossimi giorni, è condannata a morte in tempi brevi”. Da qui la “perentoria e inderogabile” richiesta di disponibilità per almeno un milione e duecentomila metri cubi per uso irriguo dalla Diga Castello.

Settore agricolo a rischio

Soltanto per quanto riguarda gli agrumeti, sono a rischio non soltanto il fatturato del 2024 ma tutti i novemila ettari di impianti distribuiti su duemila imprese agricole. A questi si aggiungono gli agricoltori che coltivano la pesca di Bivona. Si rischia il collasso di un intero sistema economico nel sud-ovest della Sicilia.

Daino: “Serve un intervento immediato”

“Se non si interviene entro qualche ora rischiamo danni incalcolabili per tutto il comprensorio – è l’allarme lanciato dal  presidente del Consorzio di tutela Arancia di Ribera Dop, Salvatore Daino -. Serve l’acqua per gli impianti entro domani mattina, è in gioco io futuro di circa quattromila famiglie soltanto per il nostro settore”. Daino poi avverte: “Se non dovessimo avere le risposte che attendiamo, lunedì saremo in marcia su Palermo. Non ci sono guerre per l’acqua, chiediamo i giusti quantitativi dalla diga Castello e dal lago di Prizzi, senza dimenticare che anche il lago Gorgo potrebbe dare un sostegno agli agricoltori”.

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