Spararla grossa a luglio|per tornare piccoli a dicembre? - Live Sicilia

Spararla grossa a luglio|per tornare piccoli a dicembre?

Zenga punta allo scudetto
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Chissà cosa succederà a metà campionato. Quando i punti dalla capolista saranno una ventina. Chissà cosa succederà quando “l’obiettivo di stagione” sarà già sfumato. E i giocatori andranno rimotivati. E andrà spiegato a Nocerino e Migliaccio, a Budan ed Hernandez, a Bovo e Balzaretti che, forse, ancora pronti per lo scudetto i rosa proprio non sono. Proprio no. E che l’Europa, anche quella piccola, non sarebbe poi tanto da buttare.
Chissà cosa succederà in quei giorni. Zenga darà le dimissioni? Prenderà atto di un fallimento da lui stesso suggerito e incoraggiato? O sarà il patron a prendere la fatale decisione? Scelte frequenti, negli anni passati, persino di fronte a chi non aveva sbandierato obiettivi fuori portata e il proprio campionato lo aveva fatto, anche bene.
In quei giorni, magari, accadrà che lo spavaldo Zenga, l’allenatore fuori dagli schemi che non ama un solo schema, si rannicchierà tra le pieghe degli stereotipi: “Gli infortunati, gli arbitri, l’amalgama, il tifo, l’umiltà, la voglia di sacrificarsi, di crederci, di lottare”.
Per poi scoprire, magari, nel pieno della bagarre, che al Palermo manca un Ibrahimovic o un Pato, un Diego, un Totti o…un Amauri. Ceduto alla Juve per fare cassa due anni fa. Per rastrellare, come è giusto, il frutto del proprio lungimirante investimento. Investimento che non è di certo servito per costruire una squadra da scudetto. E l’ottimismo di Zenga probabilmente, è già contagioso per i tifosi rosa. Nonostante l’enorme distanza dal caldo della Favorita, nonostante la scelta di Udine come sede della presentazione del mister, nonostante l’assenza di Zamparini, nonostante, insomma, i chilometri di strada ed entusiasmo che, ci auguriamo, attutiscano le dichiarazioni dell’Uomo Ragno. Di certo in buona fede. Di certo spinto dalla voglia di provocare e motivare. E non certo da quella di illudere i tifosi.
Quei tifosi che, magari, a metà campionato e a una ventina di punti dalla capolista, inizieranno a pensare che Guidolin o Ballardini non erano poi tanto simpatici, guasconi ed estroversi. Ma i loro campionati tanto schifo non facevano. Nonostante quei mister che non avevano soprannomi da “supereroi” non amassero “spararla grossa” già a luglio.


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