Sportelli, il grande inganno - Live Sicilia

Sportelli, il grande inganno

LiveSicilia sta seguendo da vicino la vicenda degli ex lavoratori degli sportelli multifunzionali. Dopo una precedente lettera, ecco un nuovo commento di un lavoratore.

Quale ruolo ha giocato Il Presidente Crocetta sulla vicenda che coinvolge i 1800 lavoratori degli ex Sportelli multifunzionali? Personalmente ritengo che i veri manovratori siano dietro le quinte e che Crocetta sia solo lo strumento complice che, grazie alla sua teatralità, riesce a falsare con la menzogna le reali strategie messe in atto per smantellare il sistema. Crocetta non ha semplicemente raccontato bugie ma ha “mentito” con il significato che S. Agostino dà della menzogna: «mendacium est enuntiatio cum voluntate falsum enuntiandi», vale a dire: menzogna è parlare con l’intenzione di dire il falso e di ingannare. Alberto Savinio, noto scrittore, pittore e compositore italiano decretò: «Compito di chi scrive è insegnare “il mondo”». Lo stesso compito viene attribuito all’intellettuale: dire la verità con libertà, denunciando l’arroganza del potere. Un intellettuale si può dire tale quando è in grado di fornire gli strumenti di conoscenza della società e degli uomini; egli deve avere alcuni requisiti indispensabili: competenza nella propria attività, assunzione di impegno etico-politico ed effettivo peso pubblico.

Accingersi a tale ardua impresa non è semplice vista anche l’eterogeneità dei protagonisti. Da una parte abbiamo il Presidente Crocetta che con le sue menzogne cerca di tenere a freno i lavoratori. Dall’altra vi sono i cosiddetti manovratori, i burocrati, che fanno finta di voler risolvere i problemi e spingono verso soluzioni che in realtà non risolvono, anzi ostacolano il percorso per il sacrosanto diritto alla stabilità del lavoro; come dice Pietrangelo Buttafuoco “Un dirigente regionale, infatti, non è bravo se si adopera per lo sviluppo e per il lavoro, ma solo se fa due o tre denunce in procura. Con la scusa dell’Autonomia, poi, si continua a fare carne di porco di una terra dove un’assessorina, la studentessa Nelli Scilabra, gestisce per conto dei propri tutori un’operazione faraonica di ottocento milioni di euro per la Formazione”. Infine abbiamo il contenitore senza nessun contenuto che farà da recipiente per ammassare alcuni di questi lavoratori per un breve periodo, in modo da narcotizzare la ribellione e nel frattempo procedere per attuare un disegno infame ormai noto come macelleria sociale, con il risultato finale ormai collaudato dal PD e associati di una guerra tra poveri.

E i sindacati? La figura più ambigua è proprio quella sindacale dove gli interessi non sono quelli dei lavoratori, ma il mantenimento di queste strutture che sanno di compromessi, scambi di favori, ricatti di poteri e degrado sociale. Il giocattolo degli sportelli multifunzionali andava rotto perché, avendo competenze in politiche attive del lavoro, rappresentava ormai un ostacolo, un oggetto statico che, esaurita la dinamicità delle assunzioni ed avendo compiti prefissati, poteva in qualche modo infastidire i nuovi padroni: Confindustria, Governo e associati, in quanto impossibilitati a sfruttare tutto quel ben di dio che stava arrivando da Bruxelles, “ostacolo dunque che bisognava subito eliminare”!!! La mobilitazione dei mass media è stata martellante, il settore della Formazione era indifendibile, i proclami erano giornalieri, sembravano i documentari dell’istituto Luce quando esaltavano le gesta del DUCE. Si prometteva ai lavoratori della Formazione l’Eden: retribuzioni regolari, dignità di ruoli, etc … etc … In Sicilia questa propaganda funziona sempre. Finalmente Il governo aveva la chiave per sciogliere le catene di una schiavitù fatta di ritardi e compromessi, e i lavoratori ci sono cascati, ignari che il prossimo padrone sarebbe stato più subdolo, quasi etereo, verso il quale le colpe da attribuire non avevano un soggetto preciso, ma era il Sistema, questa entità astratta inventata dalla moderna burocrazia e da politici affaristi dove l’incapacità è l’unica scienza che conoscono e l’unico libro letto è l’arte del non fare niente.

La RIVOLUZIONE di Crocetta era iniziata. Qualcuno incominciò a pensare che grazie a Lui le cose stessero per cambiare. L’apparizione del CIAPI fu vista come “la Salvezza” che annunciava che dopo la morte sarebbe seguita la resurrezione. Ho ancora il programma che il CIAPI aveva presentato dove si descrivevano azioni di analisi di fabbisogno, rilevazioni ambiente organizzativo e procedure in opera, seminari d’avvio, workshop di approfondimento, focus group, ecc … Sembrava un grande programma di innovazione che sarebbe stato attuato in uffici dove però il bene più prezioso era una bic attaccata ad un filo per non farsela fregare. L’amara realtà infatti era che si continuava a fare lo stesso lavoro che si faceva prima, con la variante di non avere l’attrezzatura necessaria che avevamo lasciato presso gli Enti di provenienza. Ci avevano silenziati con la prospettiva di un lavoro regolarmente retribuito e con la stabilizzazione dello stesso.

Un occhio esterno avrebbe forse visto con una maggiore obiettività l’abbandono totale dei lavoratori, mentre i vertici della struttura si complimentavano di una organizzazione perfetta. E noi, “fessi”, pur di apparire dei modelli di efficienza, facevamo a gara per portare attrezzature abbandonate negli Enti da dove eravamo scappati come quando si scappa da un terremoto e l’avere portato una risma di carta rappresentava una conquista. Amaro e grottesco l’aver saputo che i vertici del CIAPI a fine progetto avevano restituito delle cospicue somme per avanzi di gestione, grazie al fatto che molti di noi avevano usato in quei mesi la propria attrezzatura: computer, stampanti, telefoni, scanner, materiale di cancelleria e addirittura la carta comprata facendo le collette. Il ricordo conduce sempre all’ultima guerra dove si combatteva senza armi, però si esaltavano le gesta personali, facendo diventare eroi coloro che le compivano.

La consapevolezza dei lavoratori era la proroga, ma l’amara realtà era la spartizione di nuovi soggetti appaltanti che rimpiazzavano i vecchi. Gli azzeccagarbugli s’inventarono di tutto in nome della legalità e della trasparenza, accompagnati sempre dalla complicità di alcuni sindacati. Ognuno recitava la sua parte, chi quella dei buoni, chi quella dei cattivi, ma il tema principale era uno solo: spartizione dei pani e dei pesci e ciò che restava distribuirlo ai pochi dei molti lavoratori che aspettavano il miracolo. Il bando doveva essere uno specchietto per le allodole, anche se le contraddizioni erano evidenti. Bisognava caparbiamente andare sempre avanti, consapevoli che davanti c’era un burrone. Pubblicato il bando la prima volta e poi d’incanto sparito, la seconda esce senza deroghe contrattuali, errore rimediato grazie all’aiuto dell’Amministrazione Regionale che suggerisce con un verbale di “Tenere conto della espressa deroga autorizzata dalle OO.SS. firmatarie del CCNL in relazione ai titoli di studio di accesso ai profili professionali.” (L’unico appunto preso in considerazione dal CIAPI). Il terzo bando, pubblicato giorno 25, non solo non teneva in considerazione l’accordo sottoscritto dal Governo e dai sindacati, ma faceva tre passi indietro, ribadendo la necessità di una rivisitazione su quasi tutti i punti.

La fittizia disponibilità dei 2000 posti disponibili è in contraddizione con le effettive capacità finanziarie della misura 1 della YG e da un attenta analisi, a mio parere, viene fuori che su una platea di 1800 lavoratori, solo 1/3 potrà beneficiare di un contratto a tempo determinato che avrà un periodo da uno a sei mesi. Altra considerazione riguarda l’articolo 7 del bando dove è menzionato un questionario senza la specifica. Molte sono le osservazioni che ancora possono essere fatte e non è intenzione di chi scrive dare elementi su eventuali anomalie che questo bando contiene. Nel settore degli ex sportellisti è in corso una serie di iniziative giudiziarie che metteranno alla prova Governo e CIAPI. La quasi totalità di queste iniziative sono prese dai lavoratori che non vogliono avere l’intromissione dei sindacati, essendo visti come parte integrante di questa macchinazione. Il pensiero comune che li unisce è una soluzione qualsiasi al di fuori del CIAPI, considerato da molti come un incubo, vista l’esperienza degli ultimi mesi.

Leonardo Cino


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