Stancanelli: "Taglio il mio stipendio del 30%" - Live Sicilia

Stancanelli: “Taglio il mio stipendio del 30%”

Il Comune di Catania e la spending review
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CATANIA- Raffaele Stancanelli rinuncerà, dal prossimo novembre, al 30 per cento della propria indennità di sindaco che ammonterebbe -secondo quanto ha riferito il primo cittadino- a circa 3 mila euro al mese. Con questo stratagemma, annunciato dal sindaco in conferenza stampa, il Comune dovrebbe recuperare circa 100 mila euro al mese da destinare ai servizi sociali.

Per il resto, il primo cittadino ha illustrato i risultati che l’Amministrazione avrebbe conseguito in questi anni.

Tre gli ambiti principali, secondo il sindaco, in cui si paleserebbe l’azione rigorosa dell’amministrazione Stancanelli: l’autoparco, i cui costi di gestione sarebbero passati dai 700 mila euro del 2003 ai 365 mila euro l’anno nel 2011; il personale, che nel 2008 contava 4900 unità “mentre adesso – ha sottolineato Stancanelli – i dipendenti sono meno di 1400; l’atteggiamento nei confronti dei dipendenti, cui è stato chiesto di rinunciare al premio di produttività che l’anno scorso ammontava a circa 7 milioni di euro.

E poi, ancora, la riorganizzazione delle partecipate comunali, per le quali il sindaco si vanta di aver azzerato i Cda, portando queste società a costare nulla al Comune in termini di compensi. Senza contare la lotta all’evasione tributaria, con oltre 275 mila avvisi di accertamento inviati in due anni, e la dismissione di alcuni contratti di locazione. Queste le argomentazioni del primo cittadino che, dopo aver spiegato quanto fatto per contenere la spesa, ha ammesso la permanenza di enormi difficoltà per chiudere il bilancio, su cui pesano circa 80 milioni di debiti fuori bilancio.

E proprio stasera potrebbero palesarsi le sorti finanziarie del Comune etneo. In Consiglio comunale arriveranno, infatti, due documenti fondamentali: quel rendiconto per il 2011 che ha ricevuto ben due volte parere negativo da parte dei Revisori dei Conti, e la delibera sulla dismissione delle partecipate, o di parte di queste, che se approvata, però, potrebbe aprire scenari peggiori.

 


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