"Stava succedendo una sparatoria" | Messicati Vitale doveva morire - Live Sicilia

“Stava succedendo una sparatoria” | Messicati Vitale doveva morire

Antonino Messicati VItale durante la latitanza a Bali

È uno dei retroscena del blitz dei carabinieri che ha portato in carcere 38 persone. I nuovi vertici del mandamento di Bagheria mal digerivano il ritorno del presunto boss di Villabate, scarcerato due mesi fa per decorrenza dei termini di custodia cautelare.

PALERMO - IL RACCONTO DEL PENTITO
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PALERMO – Tonino Messicati Vitale, il rampollo che entra ed esce dal carcere, l’uomo della latitanza dorata al caldo dell’Indonesia, ha rischiato di essere ammazzato.

Era tutto pronto, i carabinieri gli hanno salvato la vita. Lo racconta uno degli ultimi pentiti di Bagheria, Salvatore Sollima. Il malcontento esplose nei primi mesi del 2014, quando Messicati Vitale era tornato in libertà per un cavillo, dopo essere stato scovato in fuga a Bali. In realtà è stato di nuovo scarcerato di recente, due mesi fa. “Tonino Messicati aveva dato ordini di prendersi il paese di Villabate nelle mani sue, che già c’era Giuseppe Costa, io e Pitaressi, dove lui Vitale – ricostruisce Sollima – autorizza uno che ci dicono u francisi… autorizza a lui di dirgli a Giuseppe Costa di consegnare la lista del paese a lui.”.

L’ultima fotografia scattata dai carabinieri del Nucleo investigativo e del Reparto operativo del Comando provinciale di Palermo, che mercoledì hanno fermato 38 persone, ci dice che a Bagheria il compito di ricostruire il mandamento sarebbe stato affidato a Giampiero Pitaressi coadiuvato da Giuseppe Costa e Nicolò Testa. Dopo la prima scarcerazione, Messicati Vitale avrebbe preteso di riprendere in mano il potere. Solo che nel frattempo sarebbero stati scelti i nuovi capi che non erano disposti a cedere il potere. Erano pronti a tutto, anche ad eliminare Messicati Vitale. “Qua stava succedendo qualche sparatoria – racconta Sollima -… alle cinque andava in caserma a firmare… non è successo mai nulla perché c’erano ogni volta che noi andavamo da lui c’era sempre qualche impedimento, c’erano troppi carabinieri, forse stavano facendo indagini su di lui, una cosa del genere”.

Sollima faceva parte del commando di morte che non entrò mai in azione: “Ero sempre io, Giuseppe Costa e Giampiero…”. Armati fino a i denti con pistole calibro 38 e 7.56, si muovevano in sella a motociclette rubate a Palermo. Nel mirino non c’era solo Messicati Vitale: “Come doveva cadere a terra Vitale, doveva cadere a terra pure il francese, perché il francese diceva che Villabate era suo e Villabate se lo doveva prendere lui, finché un bel giorno è uscito… omissis… e… omissis… gli ha fatto.. si sono incontrati con questo francese e gli ha detto di starsi al suo posto, perché … omissis … era un uomo d’onore della famiglia di Villabate”.

Gli omissis coprono il nome del personaggio scarcerato e in grado di mettere in riga il francese, di cui i militari conoscono già l’identità. Si tratta di un personaggio già noto alle cronache giudiziarie. Alla fine il progetto di morte non andò in porto perché “successe che a lui l’hanno arrestato”. Tonino Messicati Vitale finì manette nell’ottobre 2014. Il carcere gli salvò la vita. Ora è di nuovo un uomo libero per scadenza dei termini di custodia cautelare.

 

 


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