Stop al Piano periferie? | Uno scippo ai poveri - Live Sicilia

Stop al Piano periferie? | Uno scippo ai poveri

Le istituzioni avevano assunto un impegno. Il nuovo governo lo rispetti e si fermi.

Diamo il benvenuto a Mariangela Di Gangi, attivista attualmente impegnata nel contrasto alle povertà, prevalentemente nel quartiere Zen di Palermo. Un quartiere nel quale non è nata, ma che ha scelto come cuore del suo impegno politico e civile.

La questione del piano periferie è stata trattata, a largo raggio, come se fosse un fatto marginale, tra le tante cose che pure contestiamo a questo Governo.

Il blocco dei fondi per i progetti – sicuramente perfettibili – che provano ad affrontare in maniera strutturale il tema della rigenerazione di vaste aree delle città italiane, non ha trovato, a mio avviso, lo spazio che serviva sui media e, ancora meno, nel dibattito politico.

Quasi in solitudine, gli unici soggetti a battersi sono stati l’Anci e i singoli Sindaci delle città interessate. Eppure questa non è una questione che riguarda solo gli amministratori. Anzi, riguarda in primis le persone che abitano i territori interessati dai progetti e vorrei che questa cosa venisse fuori in maniera evidente.

E’ importantissimo chiedere con forza al Governo un passo indietro su questo provvedimento. E’ importante essere in tanti/e a farlo. In molte città e sicuramente a Palermo, il Piano Periferie non rappresenta solo un finanziamento per aggiustare strade e fognature.

Allo Zen, ad esempio, rappresenta il perno di un processo complesso e complessivo per il riscatto di quel quartiere, un modo con cui le istituzioni potrebbero risarcire i cittadini e le cittadine che lo abitano per gli anni di assenza. Il Piano Periferie allo Zen rappresenta una conquista che abitanti e associazioni hanno ottenuto grazie a un dialogo partecipato, agito dal basso e costante con le istituzioni locali e non solo.

Il Piano Periferie è un tassello fondamentale, che si inserisce in mezzo alle tante cose che si stanno muovendo e che, con troppa fatica, è coordinato alle assegnazioni e al tram o, perché no, al Giardino realizzato con Manifesta e alle altre riqualificazioni di spazi pubblici.

Il Piano Periferie rappresenta un impegno (sì, un impegno con tanto di convenzione firmata) che le Istituzioni, non importa di quale colore, si sono assunti con le persone che abitano i territori interessati.

E questo Governo – qui il colore politico importerebbe molto invece – non può e non deve assumersi la responsabilità di rinviare un’altra volta l’occasione di occuparsi e prendersi cura di un territorio, troppe volte tradito dalla politica, che dice di volersene occupare in campagna elettorale e che non da seguito alle promesse quando arriva nei luoghi delle decisioni.

Questo provvedimento, che non abbiamo nessuna difficoltà a definire un vero e proprio scippo, sarebbe un colpo pesantissimo al rapporto di fiducia tra cittadini/e e istituzioni, che non possiamo proprio permetterci.

Il rispetto dei doveri non può, poi, avere due velocità. Se siamo tempestivi nell’ammonire chi “sbaglia”, soprattutto in alcuni quartieri, facciamolo anche quando a non tenere fede ai propri impegni con quei quartieri sono le istituzioni.

Perché la rigenerazione, prima ancora che fisica, deve essere culturale e deve riguardare la capacità di dare forma a ciò che le persone chiedono alla politica, soprattutto quelli/e che di solito non hanno voce.

La rigenerazione deve essere politica e, soprattutto se si va al Governo con la promessa che ci si occuperà delle persone ai margini, dei poveri, poi bisogna farlo davvero.


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