Strage di Ravanusa, chiuse le indagini: 2 indagati verso il processo

Strage di Ravanusa, chiuse le indagini: due indagati verso il processo

Chieste dieci archiviazioni

RAVANUSA (AG) – La procura di Agrigento ha chiuso le indagini sulla strage di Ravanusa, l’esplosione che nel dicembre 2021 provocò la morte di nove persone, il ferimento di altre due oltre a radere al suolo un intero quartiere del paese.

Il procuratore facente funzioni Salvatore Vella ha notificato l’avviso nei confronti di due indagati, adesso accusati di disastro colposo e omicidio colposo plurimo in concorso.

Si tratta di B.C., 88 anni, Responsabile Tecnico della A.MI.CA. S.r.l. (impresa incaricata dalla committente Siciliana Gas S.p.A. dell’esecuzione materiale dei lavori di messa in posa della tubazione della rete distribuzione gas in Ravanusa nel tratto interessato); C.G., 76 anni, nelle qualità di firmatario del collaudo tecnico-amministrativo del Comune di Ravanusa del 25.02.1989 nonché di Direttore dei Lavori e di firmatario della relazione finale sui lavori di costruzione della Rete di distribuzione di Primo Impianto in Ravanusa e di Direttore Tecnico della Siciliana Gas S.p.A.

La Procura

La procura di Agrigento ha contestualmente chiesto di archiviare le accuse nei confronti di altri dieci indagati, tutti responsabili, tecnici o dirigenti della Italgas Spa.

Si tratta di Pier Lorenzo Dell’Orco, Angelo Facchini, Luca Sabato, Valeria Vignolo, Sandro Lacidogna, Agostino Massimo Limonta, Arturo Iasso, Ivan Fontana, Giuseppe Campo e Carmelo Di Stefano. 

Le vittime e i superstiti

Il primo corpo ad essere stato ritrovato è quello di Pietro Carmina, professore di filosofia. Ancora oggi restano scolpite le parole rivolte dall’insegnante ai suoi studenti nel giorno del suo pensionamento: “Vorrei che sapeste che una delle mie felicità consiste nel sentirmi ricordato; una delle mie gioie è sapervi affermati nella vita – diceva Carmina nel suo discorso -. Una delle mie soddisfazioni la coscienza e la consapevolezza di avere tentato di insegnarvi che la vita non è un gratta e vinci: la vita si abbranca, si azzanna, si conquista”. 

La lettera

La lettera fu ricordata anche dal presidente Sergio Mattarella nel discorso di fine anno alla nazione. Pochi minuti dopo il professore furono ritrovati i corpi di Maria Crescenza Enza” Zagarrio e Calogera Gioacchina Minacori, per tutti Liliana.

Due giorni dopo i vigili del fuoco ritrovano altri quattro cadaveri: Selene Pagliarello, trentenne infermiera in servizio all’ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento, al nono mese di gravidanza, e Giuseppe Carmina, suo marito. Si erano sposati dopo aver rinviato le nozze a causa del lockdown.

Poi la decisione di allargare la famiglia . Per il pargolo in grembo era stato scelto il nome di Samuele e sarebbe dovuto nascere tre giorni dopo l’esplosione. Una tragedia nella tragedia. Insieme a quelli della giovane coppia sono stati ritrovati poi anche i cadaveri di Carmela Scibetta, moglie del professore Pietro Carmina, dirigente del comune di Ravanusa, e Angelo Carmina, padre di Giuseppe.

Le ultime salme rinvenute in ordine di tempo sono state quelle di Calogero Carmina, 59 anni, e del figlio Giuseppe, 33 anni, sposato con due figli. Entrambi erano a pochi metri di distanza l’uno dall’altro nella zona del garage. Due, invece, le sopravvissute – le uniche – a questo inferno: le cognate Giuseppa Montana e Rosa Carmina.

La ricostruzione dell’esplosione

La tragedia di Ravanusa si verifica l’11 dicembre 2021 quando, poco prima delle nove di sera, una forte esplosione devasta un intero quartiere: cinque palazzine rase al suolo, altre cinque pesantemente danneggiate mentre numerosi immobili della stessa area avevano subito gli effetti dell’onda barica.

L’esplosione, già dai primi accertamenti svolti nell’immediatezza dei fatti, appariva riconducibile ad una fuga di gas dalla tubatura della rete sotterranea. I vigili del fuoco, giunti sul posto, si trovarono davanti ad una scena apocalittica.

Dopo le operazioni di spegnimento e messa in sicurezza si cominciò a scavare, anche a mani nude, alla ricerca dei superstiti. Il bilancio fu pesantissimo: nove persone morte tra cui una donna incinta che da lì a qualche giorno avrebbe dato alla luce il piccolo Samuele.

A causare l’esplosione, come accertato dagli inquirenti, il cedimento strutturale di una saldatura ad “S” della tubazione della rete gas cittadina, che scorreva sotto la via quasi all’altezza dell’intersezione tra la via Trilussa e la via Pascoli.

Le indagini

Le indagini coordinate dalla Procura di Agrigento – ed eseguite sul campo dai carabinieri del Nucleo Investigativo – Reparto operativo dei Carabinieri di Agrigento e e dal personale del Nucleo Investigativo Antincendio dei Vigili del Fuoco di Palermo – permettono di individuare tra il 4 ed il 7 gennaio il tratto di tubazione della rete gas che era stato oggetto di cedimento strutturale.

Nella giornata del 5 gennaio 2022, veniva portato alla luce un tratto di tubazione caratterizzato da una frattura, estesa per almeno metà del diametro, della lunghezza complessiva di circa 3.50 metri.

In tale punto i tratti di tubazione in acciaio rivestito apparivano, in particolare, collegati per mezzo di una sorta di “S”, ovvero di un pezzo formato in opera, che una volta portato alla luce è risultato fessurato in corrispondenza di una delle saldature ivi presenti, così permettendo di individuare l’origine della fuoriuscita del gas metano.

Alla luce del complesso della documentazione acquisita è stato accertato che il raccordo in questione fu realizzato già nell’agosto del 1988, al fine di raccordare due tratti di tubazione della rete gas.

Per la procura di Agrigento non ci sono dubbi: l’evento disastroso occorso si è verificato a causa delle gravi carenze nel processo di posa in opera e saldatura del tratto di tubazione del gas contente il raccordo ad “S”.

Le cause del disastro

L’attività investigativa si è fin da subito concentrata alla ricerca dei materiali esecutori della saldatura non diligentemente effettuata, che aveva causato il disastro.

In tale contesto sono stati individuati la società concessionaria delle opere di metanizzazione al tempo della posa ( Siciliana Gas) e l’impresa esecutrice dei lavori di messa in posa della rete gas nel comune di Ravanusa (A.MI.CA. srl).

All’esito degli accertamenti effettuati, non è stato tuttavia possibile procedere all’individuazione dei soggetti che abbiano materialmente alla saldatura.

È stato accertato, infine, come la rete gas di Ravanusa, al termine dei lavori di posa, era stata sottoposta a collaudo, secondo la normativa al tempo vigente.

La documentazione

Dalla documentazione rinvenuta è emerso che non sia mai stata effettuata una verifica della presenza di controlli non distruttivi sui giunti saldati, in violazione palese delle prescrizioni tecniche impartite dalla normativa all’epoca vigente. Non è stato possibile, invece, individuare direttori tecnici di cantiere o comunque figure che abbiano impartito direttive operative in relazione allo specifico sito di via Trilussa.

In un unico verbale di visita, il verbale n. 4, veniva indicato che, per la ditta Residua, dunque, la responsabilità di C.B., nella qualità di direttore tecnico della ditta A.MI.CA. s.r.l.. Che, pur non avendo l’obbligo di presenza durante l’intera esecuzione dei lavori appaltati, aveva comunque l’obbligo di vigilare sull’operato, sulla qualità e sulla correttezza delle lavorazioni svolte.

“È stato accertato – si legge in una nota della procura di Agrigento – che la Siciliana Gas, in quanto concessionaria di appalto di un’opera pubblica, aveva l’obbligo di nominare almeno un Direttore Tecnico nell’esecuzione dei lavori di posa della conduttura del gas di Ravanusa.

Infatti, la predetta figura era attiva fin dal 1962, con l’istituzione dell’Albo Nazionale Costruttori (ANC), che prevedeva, nell’ambito dell’esecuzione dei lavori di realizzazione di opere pubbliche, l’accreditamento per tutti gli esecutori.

Proprio nella qualità di Direttore dei Lavori G.C. sottoscriveva la relazione finale sui lavori di collaudo della rete gas di Ravanusa. È indubbio, dunque che lo stesso rivestisse una posizione di responsabilità all’interno della società Siciliana Gas S.p.A., essendo concretamente delegato, per la sua competenza tecnica, allo svolgimento delle attribuzioni specifiche di vigilanza sulle modalità di realizzazione dei predetti lavori.”


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