Stupro al Foro Italico, la ragazza in aula: "Vi racconto il mio incubo" - Live Sicilia

Stupro al Foro Italico, la ragazza in aula: “Vi racconto il mio incubo”

Quasi sette ore di domande per ripercorrere quella terribile notte

PALERMO – Perché è andata al Foro Italico? “Perché volevo stare con Angelo Flores”, uno dei sette indagati che ha filmato la scena con il cellulare. E con gli altri sei? “No”. I rapporti sono stati consensuali? “No”.

In queste tre risposte è sintetizzato il cuore dell’incidente probatorio chiesto dalla Procura di Palermo. Quasi sette ore di domande e risposte. La vittima arriva al palazzo di giustizia intorno alle 10, entrando dall’ingresso laterale, accompagnata dai carabinieri. Nell’aula della prima sezione della Corte d’Assise, al piano terra, ci sono sei dei sette ragazzi indagati (manca solo il più giovane che ha compiuto 18 anni poco dopo i fatti e la sua posizione è di competenza del tribunale per i minorenni). La diciannovenne si trova nella stanza solitamente dedicata alla camera di consiglio, collegata audio e video con l’aula dove ci sono le altre parti processuali. Gli imputati possono vedere lei, ma non il contrario. Accanto alla ragazza c’è una psicologa. Fuori dall’aula, ad attenderla, c’è il fidanzato.

intercettazioni stupro

La vittima ripercorre la terribile notte del 7 luglio, iniziata alla Vucciria e culminata con la violenza in un cantiere chiuso e buio lungo la passeggiata a mare. Ribadisce punto per punto le accuse contenute nella denuncia che ha dato il via all’inchiesta.

Durante il tragitto per raggiungere la passeggiata a mare – racconta la ragazza – “ho chiesto aiuto ai passanti”, ma non l’hanno sentita. Le difese la incalzano: perché non ha urlato per attirare l’attenzione? “Temevo che mi facessero del male”.

Si registrano dei momenti di tensione in aula. Innanzitutto quando la vittima racconta di essere stata presa a calci durante la violenza. I sei indagati reagiscono con gesti di disapprovazione. Il procuratore aggiunto Laura Vaccaro e i sostituti Mario Calabrese e Monica Guzzardi chiedono l’intervento del giudice per le indagini preliminari Clelia Maltese. I legali contestano lo stop del gip alle domande sulle precedenti relazioni della vittima e le sue abitudini sessuali. La diciannovenne racconta di avere avuto rapporti con più persone contemporaneamente. Non aggiunge altro perché altrimenti, spiega il giudice, si tratterebbe di una incursione nella “sfera privata” che nulla ha a che fare con il processo. Anche lei ha criticato il modo insistente degli avvocati di porgerle domande.


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