Lo stupro di Palermo, gli accusati e il giallo dei messaggi social

Lo stupro di Palermo, gli accusati e il giallo dei messaggi social

I profili degli arrestati sono attivi. Chi pubblica messaggi e video?

PALERMO – I social sono in subbuglio. C’è una sfida a colpi di slogan sullo stupro di Palermo. Si soffia sull’indignazione social che diventa rabbia. O si fa dell’ironia. C’è chi ha attivato nuove pagine social con i nomi degli arrestati. Profili fake. I parenti presenteranno una denuncia per chiedere di scovare i responsabili.

Cristian Maronia è uno dei sei indagati ancora in carcere. Il più piccolo è stato trasferito in una comunità. Si trova al Pagliarelli. Eppure un profilo TikTok a suo nome è attivo. In alcuni video si fa riferimento alla vicenda di cronaca: “Quando tutta Italia ti incolpa per una cosa privata, ma nessuno sa che sei stato trascinato dai tuoi amici”; “Non ero in me quando è successo”. Seguono emoticon vari e faccine sorridenti. Altri usano la sua immagine e l’hashtag #nonhofattonulladimale: “Con che coraggio la gente insulta gli innocenti”. Sono video vecchi usati utilizzati piazzando le nuove scritte.

C’è chi usa l’immagine del più piccolo degli arrestati. “La galera è di passaggio, si ritorna più forti di prima”, “C’è qualche ragazza che stasera vuole uscire con noi?”. Anche in questo caso si tratterebbe di profili fake. Di chi ha scambiato una vicenda drammatica in un evento su cui fare ironia o per scatenare reazioni social di segno opposto: odio social e solidarietà. Le famiglie presenteranno una denuncia.

La vergogna non conosce limiti. C’è chi si è messo a caccia del video della violenza sessuale, filmata con il cellulare da uno degli arrestati. Dentro alcune chat di Telegram con migliaia di iscritti c’è chi è disposto a pagare pur di averlo.


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