"Sui rifiuti tireremo diritto | Ex Province, voto a novembre" - Live Sicilia

“Sui rifiuti tireremo diritto | Ex Province, voto a novembre”

Intervista a Nello Musumeci. Rifiuti, legge Delrio, autonomia, rapporti con la Lega. La versione del governatore.

L'intervista
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9 min di lettura

PALERMO – Nello Musumeci nel suo studio di Palazzo d’Orleans prepara gli impegni della giornata. Lo attendono a San Cataldo, nel Nisseno. Si festeggia l’anniversario di un quartiere. “Mi hanno invitato, vado volentieri – dice il presidente della Regione -. Bisogna ricominciare dalle periferie. È facile pensare al centro-cartolina ma oltre al salotto della città ci sono aree che avvertono un senso di abbandono. Il Signore diceva nel Discorso della Montagna, il più grande comizio mai tenuto, che bisogna partire dagli ultimi”. Di cose da cui partire, in effetti, il governo ne ha a bizzeffe. Soprattutto sul fronte dello stimolo all’azione legislativa del Parlamento, che per mesi è stato impelagato in una lunghissima sessione di bilancio. Ora è il tempo delle riforme, dice il governatore, che auspica convergenze in Aula, annuncia di volere “tirare diritto” sui rifiuti, denuncia un attacco “predatorio” all’autonomia e in merito a un possibile ingresso in giunta dei leghisti risponde in sostanza che questo potrà avvenire se cambieranno i rapporti di forza a Sala d’Ercole.

Presidente, subito dopo la pausa estiva il governo…

“Pausa estiva per chi la farà”.

Perché, non farà un po’ di vacanze?

“Solo tre giorni a cavallo di Ferragosto: 14, 15 e 16”.

Che farà?

“Andrò nella mia campagna, poco distante da Militello, per accudire i cani, gli agrumi e i fichi d’India, bisogna irrigarli con cura. Starò un po’ di tempo con le mie nipotine. Poi la sera andrò a Militello, dove incontro i miei compagni di scuola, quasi tutti nonni, e insieme faremo ‘a calata ru viale’, dove da ragazzi andavamo sperando di incrociare lo sguardo complice di qualche nostra coetanea. Una bibita, una pizza e poi di notte il giro per i quartieri storici. Sono giornate brevi ma intense. D’altronde non sarei sereno ad allontanarmi dalla Sicilia”.

Ecco, dicevamo, dopo la pausa estiva il governo dovrà provare a colmare un gap: quello tra l’attività amministrativa, su cui avete proceduto abbastanza spediti, e quello invece sul fronte dell’attività legislativa, dove, anche per l’assenza di maggioranza, si è andati più piano, non trova?

“Il governo si è dato un calendario che obbedisce a un metodo di lavoro. Tra parentesi, non dimentichi che il mio metodo è stato felicemente sperimentato alla guida della provincia etnea. Il calendario annunciato con le dichiarazioni programmatiche il 9 gennaio scorso prevedeva che dopo la sessione finanziaria avremmo aperto la stagione delle riforme. Abbiamo mantenuto l’impegno”.

Diciamo che la sessione di bilancio si è protratta per un bel pezzo per via del collegato…

“Io parlo del calendario che si è dato il governo. Oggi in Parlamento si trovano tre disegni di legge del governo: uno sui rifiuti, uno sulla pesca e uno sul diritto allo studio. Quello sui rifiuti è già in commissione. Credo che non manchi il lavoro al Parlamento”.

E l’attitudine del Parlamento ad affrontare questa stagione di riforme c’è?

“Questa è una domanda che non va rivolta a me. Poi, l’attività amministrativa non si ferma. Abbiamo predisposto bandi per centinaia di milioni con fondi extraregionali. Stiamo accelerando sulla spesa comunitaria ferma dal 2014-2017. Abbiamo recuperato alcune opere pubbliche ferme da anni. Abbiamo stanziato 102 milioni per interventi contro il dissesto idrogeologico e l’erosione delle coste in appena sei mesi”.

State anche affrontando l’emergenza dei rifiuti. Come procede?

“Seguiamo il cronoprogramma che ci siamo dati in Aula. Siamo intervenuti sulla vasca di Bellolampo, che è l’unico provvedimento su cui sono stato nominato commissario, ricordiamolo ai colleghi. sono commissario solo per l’area del Palermitano che rischia il collasso”.

Sul tema dei rifiuti ci sono delle tensioni tra voi e i sindaci.

“Per questo basta leggere la sentenza del Tar di ieri (l’altroieri per chi legge, ndr), che dice senza mezzi termini che la Regione ha il diritto di chiedere il rispetto delle norme di legge. Il magistrato parla di ‘forti e articolate motivazioni dell’ordinanza impugnata’. E il magistrato dice di non sospendere i sindaci, perché lascia che su questo decida l’organo collegiale. Però dice anche ‘tu, Regione, senza rimuovere i sindaci, sostituisciti a loro e manda la parte eccedente dei rifiuti fuori come ci chiede il governo nazionale’”.

Questo però comporta un aggravio di costi e alla fine pagano i cittadini.

“E sapranno chi dovranno ringraziare. In Sicilia ci sono 250 comuni che superano il 30% della raccolta differenziata. Poi ne rimangono 140. Ma quelli che vanificano ogni sforzo sono le tre grandi città. Noi tireremo diritto. Questa terra non può morire affogata tra i rifiuti. E sono contento che il Tar abbia dato piena legittimità all’impostazione che ci siamo dati”.

A proposito di stalli. La Corte costituzionale ha bocciato l’elezione diretta dei vertici delle Province. Mi pare che lei abbia lasciato intendere che ritiene questa una decisione politica, è così?

“Sì, lo dico con assoluta serenità. La Corte Costituzionale è stata quasi costretta ad assumere questa posizione…”.

Costretta da chi?

“Nel momento in cui la Regione Siciliana poteva, non ha impugnato la legge Delrio, osannata dalla maggioranza d’aula. Quella legge è un oltraggio”.

All’autonomia?

“Alla democrazia! Quattro milioni di siciliani non andranno a votare per le province”.

Voteranno i loro rappresentanti. Li hanno eletti loro.

“Ma non eleggeranno direttamente i loro rappresentanti nelle Province”.

Sì, presidente, ma intanto qua a forza di fare e rifare leggi di riforma sulle ex Province, i commissariamenti vanno avanti da quanto, cinque anni?

“Dal salotto di Giletti”.

E quando finiranno questi commissariamenti?

“Ho deciso: entro l’autunno le nove province avranno comunque una guida, purtroppo non scelta dal popolo”.

State predisponendo il provvedimento per fissare le date delle elezioni di secondo livello?

“Sì. La riforma voluta dal centro-sinistra ha portato alla paralisi degli enti intermedi. Basta guardare alla situazione in cui si trovano le strade provinciali e l’edilizia scolastica”.

Quali saranno le date per queste elezioni?

“Penso entro la prima metà di novembre. Ma chiedo: una democrazia senza cittadini, che democrazia è? E i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Così fare il presidente della Provincia diventerà un dopolavoro per i sindaci”.

Le province restano al centro della sua idea di riforma dei rifiuti?

“Attenzione, per i rifiuti gestiscono sempre i Comuni ma l’ambito sarà provinciale. Cioè ci sarà una dicarica in ogni provincia. E non ci saranno più autocompattatori che andranno da nord a sud e da est a ovest in Sicilia”.

Qual è lo stato di salute della sua coalizione?

“Ottimo. Credo che i fatti più recenti lo abbiano dimostrato: c’è stata una salda tenuta del centrodestra”.

Parla delle amministrative?

“No, mi riferivo all’aula dell’Ars. Ma anche alle amministrative, dove il centrodestra, quando è stato unito, ha portato a casa risultati significativi”.

Lei non ama l’idea di cambiamenti nella maggioranza. Ma non sarebbe utile in questa fase allargarla per sbloccare il cammino dell’Ars?

“Parliamo di ribaltoni? Sono stato eletto col centro-destra e difenderò l’identità della mia coalizione fino all’ultimo giorno. È ovvio che ogni confluenza non può che essere salutata con piacere”.

Confluenza di singoli parlamentari o di partiti?

“Non credo di partiti. Ma sia chiaro, io invoco queste confluenze su singoli atti parlamentari. Ho lanciato tanti appelli alle forze rappresentate in Parlamento”.

Sui grillini ha fatto poca presa. Le chiedono di mollare Forza Italia o di mandare via Armao…

“Non ho mai chiesto ai grillini di entrare nella coalizione di governo, né loro hanno interesse a farlo. In alcune iniziative legislative con i grillini e anche con il Pd possiamo confrontarci. A differenza loro, noi abbiamo la certezza del dubbio sui singoli atti, nel senso che non abbiamo mai la presunzione di dire che le nostre proposte sono intoccabili”.

Ma la Lega potrà entrare nel suo governo, dove al momento non ha rappresentanti?

“La Lega è partito di coalizione da sempre. È socio fondatore del centrodestra in Italia. Come in ogni democrazia il governo fotografa una geografia parlamentare: se questa dovesse cambiare cambierebbe anche la composizione del governo”.

A proposito di Lega. Lei è un uomo di destra. A Roma c’è un governo che qualcuno ha definito il più a destra della storia repubblicana. Come valuta lei le uscite del ministro dell’Interno Salvini?

“A cosa si riferisce?”.

Ad esempio alla chiusura dei porti, all’atteggiamento verso l’Unione europea ma anche a un certo linguaggio, la “pacchia” degli immigrati o la “crociera” dei barconi, che mi sembra un po’ lontano dal suo.

“Io non sono del partito di Salvini. E quindi è normale che si parlino due linguaggi diversi. Nella sostanza condividiamo l’idea che del fenomeno migratorio non possa e non debba farsi carico soltanto l’Italia. Non è la geografia che decide chi ha il dovere dell’accoglienza ma è la responsabilità di una Unione Europea che mostra tutto il proprio cinismo, il proprio egoismo e la propria ipocrisia su questo tema”.

Sì, ma sul fatto che l’Italia non vada lasciata sola mi pare che sono tutti d’accordo, lo diceva pure il Pd quando governava…

“E quindi il problema è solo di linguaggio? Questo governo regionale è d’accordo sul fatto che bisogna porre fine a ogni speculazione sulla pelle di questi nostri fratelli sventurati. Il governo è d’accordo sul fatto che bisogna distinguere tra chi scappa dalla guerra e rischia la vita e la sorte di un immigrato in cerca di una vita migliore. L’Europa deve intervenire nel continente africano impedendo che quei giovani lascino le proprie terre, impoverendole ancora di più. Mi sembrano concetti di buon senso che non ha inventato Salvini. Sulla strada statale che porta al mio paese, ogni giorno decine di ragazze di colore attendono che il cliente si fermi con l’auto sotto il sole cocente e col rigore dell’inverno, ma non ho mai visto un solo manifestante esprimere loro solidarietà. È questa la sorte che vogliamo riservare ai migranti economici?”.

Lo sa che dopo che è stato a Pontida si parla di un suo possibile avvicinamento alla Lega.

“Ho risposto a un gentile invito. Non è che si mi invita l’arcivescovo e ci vado significa che mi sto facendo prete”.

Raffaele Lombardo ci ha detto qualche giorno fa che lei può essere il federatore dei sicilianisti. Che ne dice?

“Io non sono sicilianista, sono autonomista. Sono per la sicilianità, diceva Pippo Tricoli, l’orgoglio dell’appartenenza senza necessariamente sentirsi sempre migliori né sempre vittime. Una cosa è difendere le prerogative dello Statuto da presidente della Regione, altra cosa è organizzare un movimento che si proponga la tutela dell’Autonomia regionale. Ma la domanda che mi pongo io è questa: ma siamo davvero convinti che la maggioranza del Parlamento siciliano sia autonomista?”.

Le sembra di no?

“Qualche dubbio mi viene dopo il recepimento della legge Delrio e dopo le ultime dichiarazioni delle opposizioni. E poi c’è la seconda domanda: ma siamo sicuri che la maggioranza del popolo siciliano voglia continuare a vivere in una regione a statuto speciale? Io ho il diritto di sapere se in questa battaglia contro il centralismo predatore sono accompagnato dalla volontà delle forze politiche, di tutte le forze politiche, e della maggioranza dei siciliani. Lo scopriremo assai presto”.

Si riferisce alla possibilità di un referendum sull’autonomia?

“Quella della consultazione è una possibilità. Prima vediamo cosa diranno i partiti in Aula”.


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