Vito Galatolo, boss dell'Acquasanta e aspirante pentito, racconta che il latitante voleva la morte del magistrato di Palermo. E spedì due lettere, forse obbedendo ad ordini superiori ed esterni a Cosa nostra. Spunta l'ipotesi che qualcuno si sia spacciato per il padrino di Castelvetrano per convincere quattro boss palermitani a riaprire la stagione delle stragi.