Tar dà ragione al pentito Di Matteo | Sì al piano speciale di protezione - Live Sicilia

Tar dà ragione al pentito Di Matteo | Sì al piano speciale di protezione

La decisione dei giudici amministrativi dovrebbe portare al ripristino della misura.

La decisione
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ROMA – Il ministero dell’Interno dovrà rideterminarsi sulla protezione al pentito di mafia Mario Santo Di Matteo, il padre del piccolo Giuseppe, sciolto nell’acido dalla mafia dopo più di 700 giorni di prigionia. Lo ha deciso il Tar del Lazio, accogliendo un ricorso proposto dallo stesso Di Matteo per contestare la decisione con la quale la Commissione centrale per le misure di protezione nel febbraio scorso non ha accolto la proposta di predisposizione di un nuovo piano provvisorio di protezione nei confronti del pentito. I giudici amministrativi hanno annullato il provvedimento contestato; e la cosa dovrebbe portare al ripristino del piano provvisorio di protezione.

Mario Santo Di Matteo era stato ammesso nel 1994 allo speciale programma di protezione, poi revocato tre anni dopo per violazioni comportamentali (l’uomo fu condannato per porto e detenzione di armi). A gennaio scorso, però, la procura di Palermo propose l’ammissione del pentito a nuovo piano provvisorio di protezione. Di Matteo, infatti – lo segnala il Tar nella sentenza – nonostante la revoca del programma di protezione, ha continuato a collaborare, consentendo con le sue dichiarazioni la condanna di uomini di vertice di Cosa Nostra delle Province di Palermo, Caltanissetta e Trapani.

Nonostante ciò, però, dopo un parere negativo espresso dalla Dna, la Commissione non ha accolto la proposta della procura palermitana. Per la Dna, infatti, ci sarebbero stati quattro punti ostativi all’ammissione al piano di protezione: la revoca del programma di protezione del 1997, la condanna dello stesso anno, l’assenza di novità delle dichiarazioni rese, e i costi delle misure di protezione. Per il Tar “in realtà, come correttamente dedotto in ricorso: la revoca disposta nel 1997 si riferisce ad altro separato programma di protezione e risale a quasi venti anni fa; la proposta motivata della procura di Palermo evidenzia proprio l’elemento di novità delle dichiarazioni, la cui attendibilità risulta dalle condanne dalle stesse determinate; in ragione della novità di dette dichiarazioni, emerge l’attualità del pericolo; il pericolo al quale è esposto il ricorrente è particolarmente grave e, come tale, non ovviabile con le ordinarie misure di protezione, tenuto conto della caratura criminale delle persone condannate per effetto anche delle dichiarazioni rese dal medesimo; i costi delle speciali misure di protezione non possono costituire un elemento determinante per la decisione se adottarle o meno, non essendo ciò previsto da alcuna norma; alla base della decisione di ammissione o meno di una persona allo speciale programma di protezione deve invece aversi riguardo all’attendibilità delle dichiarazioni rese ed all’attualità e gravità dell’esposizione a pericolo”.

Alla luce di questo, per i giudici amministrativi “palese risulta il difetto di istruttoria” relativo al non accoglimento della proposta di predisposizione di un nuovo piano provvisorio di protezione nei confronti di Mario Santo Di Matteo. La conclusione è “il ricorso è fondato e deve essere accolto, attesa l’illegittimità del provvedimento impugnato, il quale deve essere annullato” con ordine all’amministrazione “di assumere le conseguenti determinazioni”.


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