Tende, cani e lacrime scomode | Anche così si muore a Palermo

Tende, cani e lacrime scomode | Anche così si muore a Palermo

Commenti

    Siamo a Palermo capitale europea della cultura o in Libia

    Certo non avere rispetto dei morti vuol dire non rispettare nemmeno i vivi che li hanno amati in vita. Siamo ridotti peggio dell’africa. Diritto all’opinione

    SCUSATE AVETE NOTIZIE DEL MINISTRO DELLA SALUTE GRILLO E DELL’ASSESSORE RAZZA?

    E no, eh?
    “Benvenuti nella città in cui i morti sono irrilevanti. Proprio come i vivi.”
    Ma cosa le scappa dalla penna, anzi dal PC?
    Così non va.
    Non va proprio.
    Non scriva più simili eresie.
    Non dimentichi che questa è la “città” del suonatore di TROMBONE.
    Questa è la EL DORADO d’Europa;
    il Paradiso dell’emisfero settentrionale;
    la Terra dove scorrono Ambrosia e Pappa reale (latte e miele sarebbero troppo banali e riduttivi per palermo).
    Ricordi sempre che questa è la capitale MONDIALE della cultura (era stata definita quale capitale italiana solo grazie alla INFINITA MODESTIA di chi la “amministra”).
    E’ la “città più sicura d’Italia”.
    Non esiste criminalità, né disoccupazione.
    Agli incroci ci guardiamo, ci sorridiamo e diciamo l’un l’altro “Prego, prima lei”.
    Quando apriamo un cantiere, al massimo in due settimane completiamo i lavori a regola d’arte e smobilitiamo il cantiere (vedi Via Sicilia, Via E. Amari, Piazza Castelnuovo).
    Si guardi intorno, legga la felicità e la spensieratezza che sprizzano dai nostri occhi.
    Tutto il mondo desidera venire ad esalare l’ultimo respiro a palermo.
    Renda giustizia a questa “città”, faccia ammenda e ripeta per almeno 136 volte:
    “palermo, come te nessun’altra al mondo”.
    Mi raccomando.

    Terra oramai persa….

    L’evento è scandaloso e colpisce, più che l’inagibilità della camera mortuaria, la mancata organizzazione di un servizio di ambulanze operativo h24 per curare il trasporto delle salme dalla tenda all’Ingrassia alla Camera mortuaria in Corso Pisani. A parte questo, il vero problema è lo stato pietoso in cui versano tutti gli edifici ospedalieri palermitani. Il Cervello ha una parte del vecchio padiglione (1909) chiuso da oltre 6 anni. Il CTO è ampiamente sottoutilizzato. Il plesso di Via Ingegneros è stato saccheggiato dai vandali. Il Policlinico (1934) è stato riconvertito in qualche modo dopo anni di lavori che non possono riuscire a trasformarlo in un ospedale del terzo millennio. Sullo stato degli immobili del Civico e del Di Cristina basta fare un giro per i reparti (non quelli che mostrano ai ministri in visita d’ispezione). Aiuto Materno, Casa del Sole, IMI, Ospedale Albanese, Guadagna oggi non accolgono degenti. Si doveva creare il Centro di Eccellenza Materno-Infantile a Fondo Malatacca e l’unico risultato che finora s’è ottenuto è stata la chiusura della pista dell’Elisoccorso del Cervello. Per contro, a Catania sono stati costruiti molti nuovi ospedali (Garibaldi Nesima, Cannizzaro, Policlinico, Vittorio Emanuele) e il San Marco a Librino è in fase di apertura. Ospedali di moderna concezione sono stati aperti a Marsala, Castelvetrano, Agrigento, Mazara, Ragusa e altrove.
    Oltre che di una nuova camera mortuaria all’Ingrassia, Palermo necessita di un piano straordinario di edilizia ospedaliera che renda più confortevoli e sicuri gli ambienti di cura.

    In africa se la passano meglio di noi

    Ma dove siamo arrivati

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E allora? Dov'è la notizia se tutto rientra nella norma. Ebbene, questo è il mese dell'ipocrisia (avete presente la valanga di "auguri" urbi et orbi?), quindi ci sta tutto e calza a pennello lo stupore per il "caro voli" che, invece è un fatto ordinario e ricorrente. Che Natale sarebbe senza l'albero, il presepe, il panettone e i politici che si stracciano le vesti per il caro voli? E, ovviamente, l'informazione che torna a battere sugli stessi tasti, stavolta con la piccola variante del concorso. Ok, tranquilli, passerà. Ma tornerà puntualissimo a Pasqua, insieme alla colomba e alle uova. Insomma, qual è la novità?

Dopo quarant’anni di precariato strutturale, presentare l’aumento delle giornate lavorative come una “svolta storica” appare non solo insufficiente, ma profondamente offensivo per migliaia di lavoratrici e lavoratori forestali. Portare le giornate da 151 a 174, da 101 a 124 e da 78 a 101 non è una riforma: è l’ennesimo rattoppo su una ferita che la politica regionale sceglie consapevolmente di non curare. Si continua a parlare di “passo avanti” e di “gestione sostenibile del territorio”, ma si evita accuratamente di affrontare il nodo centrale: la stabilizzazione di chi da decenni garantisce la tutela dei boschi siciliani in condizioni di precarietà permanente. Migliaia di operai che ogni anno vengono richiamati al lavoro, formati, utilizzati e poi rimandati a casa, senza certezze, senza dignità, senza futuro.Dopo 40 anni, non è accettabile che la Regione Sicilia consideri un aumento di qualche settimana lavorativa come una concessione straordinaria. Non è rispetto, non è valorizzazione del lavoro, non è programmazione. È solo il rinvio dell’ennesima riforma annunciata e mai realizzata.Si parla di sostenibilità ambientale, ma non esiste sostenibilità senza sostenibilità sociale. Non si può difendere il territorio continuando a tenere in ostaggio chi quel territorio lo cura ogni giorno. La vera riforma sarebbe uscire definitivamente dal bacino del precariato, riconoscendo diritti, stabilità e dignità a lavoratori che hanno già ampiamente dimostrato il loro valore.Dopo quattro decenni di attese, promesse e sacrifici, questo emendamento non rappresenta un traguardo: rappresenta l’ennesima occasione mancata. E soprattutto, una grave mancanza di rispetto verso chi chiede solo ciò che gli spetta.

Cateno De Luca sforna nuovi movimenti e partitini con la stessa velocità e noncuranza con cui passa dalle invettive agli apprezzamenti per tornare di nuovo alle invettive. Le vicende che lo hanno visto altalenante nei rapporti con l'ologramma e la banda bassotti politica ne sono la prova. Attualmente il pendolo è tornato ad oscillare a sinistra, ma quelli non ne vogliono sapere e di tentare un'altra avventura in solitaria non è cosa. Perciò il soggetto si agita e prova a restare al centro dell'attenzione mediatica non potendo essere al centro della scena politica. Come gli finirà lo vedremo, ma la credibilità politica è uscita fortemente minata dalle tante scelte sbagliate che si stanno "mangiando" anche l'aura di bravo amministratore sulla quale ha fatto sempre affidamento.

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